Giorno per giorno – 27 Ottobre 2016

Carissimi,
“Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi!” (Lc 13, 34-35). Oggi pomeriggio, nella chácara di recupero, ci dicevamo che questo lamento di Gesù può davvero essere applicato alle nostre vite e alla situazione in cui versa la nostra società. Può sembrare incredibile a noi, portati a ricercare i termini più solenni per parlare di Dio, che Gesù applichi a sé (e, perciò anche al Padre, di cui egli è immagine), la figura della chioccia, un animale tutto sommato debole e persino giudicato poco intelligente, ma, ed è quel che importa, sempre teso a difendere i suoi piccoli. Così spesso senza risultati, per la resistenza che opponiamo alla sua azione. Anche in questo, ciò che è detto di Dio, ci viene detto per noi, perché facciamo nostro questo suo atteggiamento. Noi possiamo sempre scegliere, se vivere secondo il principio della cura nei confronti degli altri, o, invece, secondo quello dell’affermazione di sé, nella prevaricazione sull’altro o nell’indifferenza verso l’altro. Ed è questo che sembra oggi prevalere, ed esserci persino più connaturale, anche nelle relazioni quotidiane, con le persone più vicine a noi. Immaginarsi come non è con chi percepiamo come diverso o immaginiamo ostile. E tuttavia dobbiamo sapere che quanto più ci attesteremo in questa maniera di essere, tanto più sperimenteremo la desolazione e l’abbandona da parte di Dio, che si traduce in crescenti divisioni, intolleranza, violenza, per averlo noi voluto. Fino a che non torneremo a dire: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!” (v. 35), agendo di conseguenza.

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Tukârâm, mistico indiano.

Non abbiamo grosse notizie su di lui, salvo il fatto che nacque nel 1598, a Pandharpour, nello Stato indiano del Maharastra, nella famiglia di un contadino analfabeta, appartenente alla casta dei shudra, la più umile delle caste indiane. Sposatosi, ebbe un figlio, ma perse lui e la moglie durante una grave carestia. Nonostante questa tragedia, non venne mai meno in lui la fede e l’amore nei confronti di Krishna. Scrisse innumerevoli poesie che cantano la sua devozione a lui, in forma di abhanga nella lingua Marathi. Assalito dalla frustrazione e dai dubbi, un giorno era pronto a suicidarsi, ma fu proprio allora che percepì la presenza del divino. Da quel momento la sua vita cambiò. La sua filosofia era semplice ed efficace: “Siedi in silenzio e ripeti il nome di Dio. Questo solo basta per realizzarti”. Costantemente ripeteva che le norme morali e gli insegnamenti religiosi, come lo studio dei Veda, erano solo formalità e che il fine ultimo della religione sta nella realizzazione del divino attraverso l’amore. Morì nel 1650.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Efesini, cap.6, 10-20; Salmo 144; Vangelo di Luca, cap.13, 31-35.

La preghera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Nuove scosse di terremoto, ieri in Italia Centrale, questa volta, grazie a Dio, senza vittime, ma con molto distruzioni. Noi si è pregato perché le sofferenze siano alleviate e si moltiplichino le correnti di solidarietà.

Ed è tutto, anche per stasera. E noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un canto di Tukârâm. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Quando mi perdo in te, mio Dio, / Allora io vedo e so / che tutto il tuo universo rivela la tua bellezza,/ tutti gli esseri viventi, e tutte le cose prive di vita / esistono attraverso Te. / Tutto questo vasto mondo non è che la forma / in cui tu mostri te stesso, / non è che la voce / in cui parli te stesso a noi. / Che bisogno c’è di parole? Vieni, Signore, vieni, / e riempimi interamente di Te. (Tukârâm, When I lose myself).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Ottobre 2016ultima modifica: 2016-10-27T22:14:46+02:00da fraternidade
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