Giorno per giorno – 26 Ottobre 2016

Carissimi,
“Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici! Ma egli vi risponderà: Non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli vi dichiarerà: Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!” (Lc 13, 25-27). Facciamo di conto che ogni sera, Lui faccia un bilancio e stabilisca chi è dentro e chi è fuori. La nostra pretesa, per via del battesimo, della partecipazione ai sacramenti (“abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza”), dell’ascolto del vangelo (“hai insegnato nelle nostre piazze”), è quella di essere dentro. Essere di coloro a cui Lui tranquillizza la coscienza: “Entra nella gloria del tuo Signore!” (cf Mt 25, 23). Anche se la pratica del vangelo l’abbiamo sotterrata chissà dove e da quanto tempo. La parabola di Gesù era stata motivata dalla domanda di un tale che lo stava ascoltando: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” (v. 23). E la risposta noi l’abbiamo sotto gli occhi, ogni giorno, a seconda delle circostanze. Per esempio: quanti sono i morti affogati di oggi? O quelli bombardati? O quelli morti di fame? O coloro a cui si è negato asilo? Questi non si sono salvati. Ma “perduti”, anche più delle loro vittime, sono quanti le lasciano affogare, le bombardano, o non si curano che muoiano di fame, o gli erigono contro le barricate. Dunque, possiamo dire che sono pochi quelli che si salvano. Qui, ora. Eppure, Lui vuole che tutti si salvino. Siano cioè raggiunti dalla sua misericordia e si facciano strumenti di essa. Che abbiano o meno letto il vangelo, frequentato le chiese, tanto è vero che Gesù con il suo solito disincanto nei confronti di chi si dichiara religioso, dichiara: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi” (vv. 29-30). Come dire, verranno dall’Europa Orientale, dal Medio e dall’Estremo Oriente, dall’Africa, dall’America Latina, e spesso non saranno neppure cristiani. Mentre i figli della cosiddetta civiltà cristiana, se ne resteranno “fuori” (dallo spazio della salvezza) a piangere e a digrignare i denti. Sarà il suo ultimo dono a chi l’avrà tradito: il pentimento, il ravvedimento, e poi il ritorno. Noi dove siamo?

Oggi è memoria di William Temple, pastore e testimone di ecumenismo, e di Hubert Luis Guillard, martire della solidarietà in Colombia.

William Temple, figlio di Beatrice e Frederick Temple, era nato il 15 Ottobre 1881, a Exeter, città di cui il padre era a quel tempo vescovo, prima di diventare, nel 1897, primate della Chiesa d’Inghileterra. Dopo gli studi a Oxford, William decise di seguire le orme paterne; fu, così, ordinato diacono nel 1909 e presbitero nel 1910. Il suo impegno ecclesiale fu sempre accompagnato da una profonda attenzione al mondo dei poveri. Nel 1908 era divenuto presidente dell’Associazione per l’istruzione dei lavoratori e nel 1918 aderì al Partito laburista, all’attuazione del cui programma si dedicò sempre attivamente. Sposatosi nel 1916 con Frances Anson, divenne, nel 1921, vescovo di Manchester, dove si fece conoscere, ammirare e amare, per la sua spiritualità, ma anche per la semplicità, l’umorismo, l’affabilità che lo caratterizzavano. Risalgono a quegli anni due tra i suoi maggiori lavori teologici: La Mente Creatrice e Cristo, la Verità. Nel famoso sciopero generale del 1926 si fece mediatore tra le parti in conflitto e contribuì al raggiungimento di una soluzione gradita a tutti. Nel 1928 fu nominato arcivescovo di York. Dopo che il Fronte Cristiano Unito conquistò l’appoggio di numerosi leader di chiesa, quando ne percepì la deriva reazionaria, Temple non esitò, nel 1937, a denunciarne pubblicamente errori e manovre. Promotore del Consiglio britannico delle Chiese, Temple prediedette nel 1937, a Edimburgo, la seconda conferenza internazionale di Fede e Costituzione, in cui propose di creare un Consiglio Mondiale delle Chiese, che avrebbe trovato realizzazione qualche anno dopo la sua morte. Temple divenne arcivescovo di Canterbury nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale. Notevole fu il suo zelo per recar sollievo ai rifugiati ebrei, sfuggiti alle persecuzioni hitleriane e il suo appoggio ad una pace negoziata. La sua ultima apparizione in pubblico fu ad un ritiro del clero, che volle ugualmente predicare, nonostante le cattive condizioni di salute. William Temple morì il 26 ottobre 1944 a Westgate-on-Sea, nel Kent. Il calendario della Chiesa d’Inghilterra lo ricorda il 6 novembre, giorno anniversario del suo battesimo.

Hubert Luis Guillard era un prete belga della Congregazione dei padri assunzionisti. Era giunto in Colombia nel 1965, per insegnare in un collegio della sua congregazione, poi, però, si era trasferito in un quartiere povero della periferia di Medellin, dove aveva contribuito a creare una scuola, un ambulatorio e un giardino d’infanzia. Nel 1970, recatosi a Cali, si era stabilito in una baraccopoli e, anche in questo caso, assieme agli abitanti del posto aveva costruito una scuola e un ambulatorio, dedicando poi tutti i suoi sforzi alla creazione di un centro di formazione per la promozione di microimprese, come soluzione al problema della disoccupazione. Nel distretto di Aguablanca, un conglomerato di 23 quartieri totalmente trascurato dalle autorità, senza luce, acqua e fognature, dove frequenti erano inondazioni, incendi ed epidemie, aveva organizzato la parrocchia di El Vergel, come primo nucleo di un’organizzazione popolare che venne via via rafforzandosi. La sera del 10 aprile 1985, tornando con due laici da una riunione al Centro parrocchiale, fu accolto dall’imboscata di una pattuglia dell’esercito. Cinque proiettili lo raggiunsero al cervello. Resterà più di sei mesi in coma, venendo a mancare il 26 ottobre. Aveva 49 anni.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Efesini, cap.6, 1-9; Salmo 145; Vangelo di Luca, cap.13, 22-30.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

È tutto, per stasera. Non avendo sottomano scritti di William Temple, scegliamo di congedarci, offrendovi una citazione che tiene conto della sua vocazione ecumenica. Tratta dal libro prezioso di Giancarlo Bruni “Grammatica dell’ecumenismo” (Cittadella Editrice), è per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Le Chiese che devono sapere da dove vengono, dove vanno, a chi sono inviate e da chi sono attese, il complesso mondo della globalizzazione, devono anche sapere come ci vanno, la domanda del come abitare la terra è strettamente legata al perché ci vanno, per esservi il racconto di una buona notizia narrato dal loro stesso modo di esserci. Un mondo che in termini negativi implica un esodo e una spoliazione: uscire dal mondo di prima, “l’eurocentrismo”, deponendo i panni del mondo di prima, una “presenza unica”, per entrare nel dato di fatto del “policentrismo religioso”. Chiese “frammenti di fede” tra frammenti di fede, e ciò negli stessi territori di antica tradizione cristiana. Frammenti in “forma povera”, liberi finalmente dal regime di cristianità, dalla improbabile sinfonia nazione-Stato-Chiesa, dall’anacronistica scelta confessionale determinata dall’opzione del principe-re e dalla subcultura clericale del piegare le istituzioni a proprio vantaggio o del concedersi come “agenzia di valori morali” in cambio di riscontri economici, mediali e politici. Liberi dall’ansia di contare e dalla rivendicazione di privilegi unicamente rivestiti della debole forma crucis, l’abito nuziale del riconoscimento delle Chiese nella compagnia umana. Frammenti inoltre “culturalmente variegati”, il “pluralismo teologico” in sintonia con il “policentrismo culturale”. Le già multiple teologie cattoliche, ortodosse e protestanti classiche devono fare i conti con le nuove emergenti possibilità di pensare, di celebrare e di vivere la stessa fede. E ancora frammenti dalla “giusta collocazione”, il margine, la periferia, il bordo, il confine. Buona notizia di Dio ai margini della storia, il che avviene se davvero le Chiese di antica e nuova nascita prendono sul serio le ragioni e le esigenze della sequela lasciandosi convertire. (Giancarlo Bruni, Grammatica dell’ecumenismo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Ottobre 2016ultima modifica: 2016-10-26T22:18:07+02:00da fraternidade
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