Giorno per giorno – 15 Ottobre 2010

Carissimi,

“Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!” (Lc 12, 6-7). Queste sono parole che fanno l’allegria di dona Dominga, il cui personalissimo Vangelo, se potessimo mai trascriverlo, sarebbe tutto intessuto dalle sue osservazioni sulla natura che ci circonda e dall’amore che riversa su ogni suo fenomeno. Dunque Dio si prende cura di tutti e sa tutto di ognuno di noi, persino quanti capelli abbiamo in testa. Il che però mal si concilia con la frase che precede immediatamente quella che abbiamo citato in apertura: “Temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui” (v.5). E le maiuscole, collocate dai curatori della traduzione, lasciano pochi dubbi su chi si debba intendere con “colui” e “costui”. Tanto che c’è chi ha pensato di sostituirlo direttamente (e, per noi, troppo disinvoltamente) con “Dio”.  Risulta più chiaro. A noi, comunque, qualche dubbio  resta. Dove è andato a finire il Padre del capitolo precedente? Si è già dissolto come nebbia al sole? Sì, sarà pure vero che di padri che ammazzano i figli ce n’è sempre stati, ma attribuire questo all’Abba, il Babbo di Gesù, e proprio da parte di Gesù, ci sembra francamente eccessivo. Ora, solo pochi versetti prima, Luca ci ha fatto sapere che, quando Gesù uscì dalla casa del religioso da cui era stato a pranzo, scribi e farisei, cioè la gente di chiesa, cominciarono a trattarlo con ostilità e a tendergli insidie. Il risultato paradossale, allora come oggi del resto, è che chi dovrebbe testimoniare il principio della cura (almeno la stessa cura amorosa che Dio ha persino con dei passerotti) è, sovente, proprio colui che attenta alla vita (al significato, perciò) di Gesù tra di noi. Ciò che viene fatto a Gesù, sarà fatto inevitabilmente ai suoi discepoli e a coloro con cui Gesù si identifica (i piccoli, i poveri, gli ultimi), da parte di quanti si fanno servi del potere. Di costoro, comunque, dice Gesù, esortandoci ad una coraggiosa testimonianza dell’evangelo del Regno, non dobbiamo avere paura: potranno anche ucciderci, ma noi saremo, sempre e comunque, in buone mani. Quelle del Padre, appunto. Dobbiamo invece temere di cedere alle lusinghe del male, del peccato (la logica dell’egoismo, del disamore, nelle sue forme dell’odio e dell’indifferenza): è esso che produce la morte e getta la nostra vita nell’immondezzaio della storia. Quanto a Dio, egli può donare solo vita e “vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore” (Rm 6, 23).       

 

Oggi, il calendario ci porta la memoria di Teresa d’Avila, contemplativa e dottore della Chiesa.

 

15 TERESA D'AVILA.jpgTeresa de Cepeda y Ahumada nacque ad Avila, in Spagna, il 28 marzo 1515, da una famiglia di ascendenza ebraica. A vent’anni, il 2 novembre 1535, fuggì di casa per entrare nel Carmelo della sua città. Lì, la regola dell’Ordine era praticata in forma molto mitigata e, per molto tempo, Teresa si adeguò a tale situazione. Nel 1555, tuttavia,  decise che non valeva la pena perdere il tempo con le mezze misure e scelse di cominciare a  vivere la radicalità della vocazione e della vita monastica. A partire dal 1557 visse una serie di profonde esperienze mistiche, sperimentando una grande intimità con il Signore, ma anche l’aridità, “la notte dei sensi”. L’esigenza di un ritorno del Carmelo alla Regola primitiva gli si impose sempre più. Ottenne così dal generale dell’Ordine, Giovanni Battista Rossi, il permesso di fondare nella stessa città di Avila un monastero di stretta osservanza. Nel 1567 convinse un giovane carmelitano ad attuare la stessa riforma nei conventi maschili. L’attività riformatrice dei due, nonostante l’ostilità aperta dei “mitigati” conquistò in poco tempo l’insieme dell’ordine. Questa intensa attività esteriore in nulla impedì che Teresa continuasse conducendo una intensissima e profonda vita spirituale, della quale possiamo intuire qualcosa leggendo le sue opere: Il Libro della Vita, Il Cammino della Perfezione, Il Castello Interiore. Teresa morì il 4 ottobre 1582  ad Alba de Tormes (Salamanca). La sua memoria è celebrata il giorno dopo, il 15 d’ottobre (!). Non ce ne dobbiamo stupire, perché la riforma gregoriana, varata proprio allora, fece sparire i dieci giorni compresi tra le due date.  

 

I testi che la liturgia del giorno propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Efesini, cap.1, 11-14; Salmo 33; Vangelo di Luca, cap.12, 1-7.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

 

Noi ci si congeda qui, con una citazione di Teresa di Gesù, tratta dai suoi “Pensieri sull’amore di Dio”, che vi proponiamo come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Non lamentiamoci dei nostri timori né ci scoraggi vedere la debolezza della nostra natura e dei nostri sforzi. Piuttosto cerchiamo di rafforzarci nell’umiltà e di renderci ben conto di quanto siano limitate le nostre possibilità e del fatto che, senza l’aiuto di Dio, non siamo nulla. Bisogna confidare nella sua misericordia, diffidare completamente delle nostre forze ed essere convinti che tutta la nostra debolezza deriva dal far assegnamento su di esse. Non senza una profonda ragione nostro Signore ha voluto manifestare debolezza. È chiaro che non la sentiva, essendo egli la stessa forza; ma l’ha fatto per nostra consolazione, per mostrarci quanto sia opportuno passare dai desideri alle opere e indurci a considerare che, quando un’anima comincia a mortificarsi, tutto le riesce gravoso. Se si accinge a lasciare le proprie comodità, che pena! Se a trascurare l’onore, che tormento! Se deve sopportare una parola ostile, che cosa intollerabile! Insomma, è assalita da ogni parte da tristezze mortali. Ma, appena si deciderà a morire al mondo, si vedrà libera da queste pene; anzi, non nutrirà più alcun timore di lamentarsi, una volta conseguita la pace richiesta dalla sposa. (Teresa di Gesù, Pensieri sull’amore di Dio, 3, 12).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Ottobre 2010ultima modifica: 2010-10-15T23:39:00+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo