Giorno per giorno – 14 Ottobre 2010

Carissimi,

“Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite” (Lc 11, 47-48). Continua lo sfogo di Gesù con il fariseo che ha avuto la malaugurata idea di invitarlo a pranzo, cioè anche con noi che, senza pensare troppo alle esigenze e alle conseguenze che questo comporta, ci sediamo alla mensa della Sua parola e del Pane in cui Lui si dona. Pretendendo di restare quelli di sempre, con il piede in due scarpe, ma solo per finta (dato che, di fatto, è impossibile); in realtà, servendo solo i nostri “istinti egoisti” (secondo l’azzeccata traduzione che la nostra Bibbia Pastorale propone per l’espressione paolina “sarx”, carne). E, con essi, i poteri che li esprimono, li tutelano, li solleticano. In ogni ambito, naturalmente: famigliare, sociale, politico, economico, ideologico e religioso. Stamattina ci chiedevamo come applicare questa parola al nostro tempo e chi potremmo identificare oggi come profeta. Il profeta, biblicamente inteso, è colui che parla in nome di Dio, o anche colui che “parla davanti” agli altri, per denunciare l’ingiustizia, esortare al cambiamento, consolare nella prova, rianimare nella sconfitta, riavvivare la speranza. La chiesa dovrebbe essere sempre profetica e, spesso, molti suoi esponenti lo sono per davvero. Noi ci si sta preparando alla “Romaria dos Mártires”, il Pellegrinaggio dei Martiri, che, il prossimo 23 ottobre, vedrà riunite le comunità della Diocesi a Carmo do Rio Verde. Lì, venticinque anni fa, fu assassinato Nativo da Natividade, già catechista delle Comunità ecclesiali di base, che s’impegnò, ai tempi del regime militare, a organizzare il sindacato e fu per questo assassinato. Con lui ricorderemo decine di altri martiri della nostra diocesi o di questa regione del “cerrado”, tra cui Vilmar José de Castro, e Padre Josimo, assassinati nel 1986, e l’attentato che lasciò cieco padre Chico Cavazzuti, nel 1987.   Ma profeti non sono solo loro, profeti sono anche quanti, con la loro stessa esistenza, sono clamore che sale a Dio e che parla in suo nome denunciando l’ingiustizia e l’oppressione di un sistema, che li sfrutta e li manda a morire (o li lascia morire) nei cantieri di lavoro, nei campi di guerra, nei continenti della fame e della miseria, nei mari o nei deserti, attraversando i quali speravano di raggiungere una qualche terra promessa. Poi, se va bene, un po’ ipocritamente, li piange, li commemora, li decora con qualche medaglia, persino li celebra con qualche monumento, senza però rimuovere nessuna delle cause che li hanno portati in quelle condizioni o a quella fine. Se va male, invece, li accompagna con una scrollata di spalle, col sorriso beota di chi pensa solo a godersi la vita, se non con l’irrisione o il disprezzo. Profeti laici, del popolo, non per professione, né per vocazione, ma per destino, che, spesso, gli si costruisce, quand’anche inconsapevolmente (?), noi con le nostre scelte.  Beh, quello sfogo-lamento di Gesù è allora, forse, anche per noi. Dovremmo farci un pensiero.

 

Oggi la Chiesa fa memoria di papa Callisto, pastore e martire.

 

14 Callisto papa.jpgCallisto era nato ben povero, tanto da essere schiavo di un cristiano, fino a quando, accusato a torto o a ragione di qualche pasticcio, era stato spedito ai lavori forzati in Sardegna. Tornato a Roma, siamo all’inizio del III secolo, divenne collaboratore del papa Zefirino e nel 217, alla morte di questo, gli succedette alla guida della Chiesa.  Suscitando, manco a dirlo, la rivolta di quelli che avevano la puzza sotto il naso. Un certo Ippolito, soprattutto. Che doveva essere una sorta di mons. Lefebvre ante litteram. Costui cominciò a seminar zizzania, per via dello status sociale del papa, che mica si può mettere uno di quell’estrazione e con quei precedenti a reggere quell’Ufficio.  E poi soprattutto per la “politica” adottata da Callisto, che accettava di riammettere alla vita della chiesa (dopo naturalmente un’adeguata penitenza) quanti si erano macchiati della colpa di adulterio o di apostasia, ammetteva il matrimonio tra donne libere e schiavi (che era proibito dalla legge romana), accettava convertiti provenienti dai gruppi eretici e/o scismatici, ordinava presbiteri persone sposate e così via. Per Ippolito tutto ciò era intollerabile.  Ma Callisto, insultato, aggredito, additato al pubblico ludibrio, lo lasciava dire. Se dalla misericordia ci si deve, infatti, lasciar guidare, questo deve valere con tutti. Anche e soprattutto con quelli che ti sono nemici. E questo mandava ancor più fuori dei gangheri l’irreprensibile Ippolito che, quando non ce la fece più, si nominò papa. Cioè anti-papa. E fu il primo della storia. Quanto a Callisto, fu papa per soli cinque anni e fu ucciso durante dei disordini nel 222.

 

I testi che la liturgia odierna porpone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Efesini, cap.1, 1-10; Salmo 98; Vangelo di Luca, cap.11, 47-54.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali dei popoli indigeni. 

 

È tutto per stasera. E non sapendo cosa proporvi come ultima lettura, prima di congedarci, ci è venuto in mente di offrirvi un brano della dichiarazione finale resa ai giudici dal cinese Liu Xiaobo, Premio Nobel per la Pace di quest’anno, il 23 dicembre 2009, due giorni prima di essere condannato a undici anni di carcere. Ha come titolo “I hane no enemies” e la potete trovare per intero nel sito di Foreign Policy. È questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Voglio dire ancora a questo regime, che mi priva della libertà, che io resto fedele alle convinzioni manifestate vent’anni fa nella mia “Dichiarazione del 2 giugno sullo sciopero della fame”: non ho nemici né odio alcuno. Nessuno dei poliziotti che mi hanno controllato, arrestato e interrogato, nessuno dei pubblici ministeri che mi hanno rinviato a giudizio, e nessuno dei giudici che mi hanno giudicato sono miei nemici. Benché io non possa in nessun modo accettare i vostri controlli, arresti, rinvii a giudizio, e verdetti, io rispetto la vostra professione e la vostra integrità, comprese quelle dei pubblici ministeri Zhang Rongge and Pan Xueqing, che rappresentano ora la pubblica accusa. Durante l’interrogatorio del 3 dicembre ho potuto percepire il vostro rispetto e la vostra buona fede. L’odio distrugge l’intelligenza e la coscienza di una persona. La mentalità del nemico avvelena lo spirito di un Paese, istiga a lotte crudeli e mortali, distrugge la tolleranza e l’umanità di una società, ostacola il progresso di una nazione verso la libertà e la democrazia. Questo è ciò che mi fa sperare di riuscire a superare le mie vicissitudini personali, per guardare allo sviluppo e al cambiamento sociale del nostro Paese, rispondendo all’ostilità del regime con la maggior buona volontà, dissipando l’odio con l’amore. […] Anelo al giorno in cui il mio Paese sarà una terra in cui regni la libertà di espressione, dove i discorsi di ogni cittadino siano trattati ugualmente bene; dove differenti valori, idee, credenze, opinioni politiche, possano competere insieme e coesistere pacificamente; dove le opinioni della maggioranza e della minoranza siano ugualmente tutelate, e dove, particolarmente, le idee politiche che differiscono da quelle di chi detiene attualmente il potere siano pienamente rispettate e difese; dove tutte le opinioni politiche possano diffondersi alla luce del sole, perché la gente possa scegliere tra esse; dove ogni cittadino possa esprimere le sue ideee politiche senza paura, e dove nessuno, in nessuna circostanza, sia perseguitato per esprimere opinioni politiche divergenti. Spero di essere l’ultima vittima di questa interminabile inquisizione letteraria, e che da adesso nessuno più sarà più incriminato a causa di un suo discorso. La libertà di espressione è il fondamento dei diritti umani,  la sorgente dell’umanità, e la madre della verità. Reprimere la libertà di parola è calpestare i diritti umani, soffocare l’umanità, sopprimere la verità. (Liu Xiaobo, I hane no enemies).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.  

Giorno per giorno – 14 Ottobre 2010ultima modifica: 2010-10-14T23:03:00+02:00da fraternidade
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