Giorno per giorno – 13 Ottobre 2010

Carissimi,

“Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle” (Lc 11, 42). Lui era stato invitato a pranzo da un religioso (Lc 11, 37), o forse è Luca che la racconta così, perché ha in mente la sua comunità (e, chissà, forse, la Cena, a cui Lui è sempre invitato), dove da qualche tempo hanno fatto capolino alcuni personaggi colti, severi, austeri e religiosi, che rendono difficile il convivio con i poveri di sempre. Dunque, il religioso si era scandalizzato perché Gesù si era messo a tavola senza aver fatto le abluzioni di rito (aveva compiuto, insomma, quello che si dice un abuso liturgico, e questo non è per niente bello!). Niente da meravigliarsi, succede anche oggi: i piccoli e i grandi abusi e quanti ne traggono motivo di scandalo. Solo che costoro dovrebbero almeno ricordare i precedenti del Vangelo. Che aveva già previsto tutto. Compresa la durezza del cuore e la difesa di interessi “altri”, travestite da difesa della fede e della religione. È per questo che Gesù (e Luca con lui) mette subito il dito nella piaga: contano niente l’esteriorità e le apparenze, la meticolosa osservanza dei rituali, la ricerca dei primi posti e del’ossequio delle folle. Date quello che avete in elemosina, e solo allora sarete puri (v.41). Avranno fatto di questo un comma nel Diritto canonico, lo insegneranno ai bambini a catechismo, ai futuri preti in seminario e ai monaci in formazione?  Date quello che avete! Se siamo religiosi ricchi, o magari arricchiti con le case rubate alle vedove (ma non soltanto), come Gesù avrà modo di denunciare in seguito (Lc 20, 47), l’invito è di quelli che stendono. Così, è assai più facile buttarla, per dirne una, sulla liturgia. Additando e menando scandalo degli abusi in atto, veri o, più spesso, presunti; invocando l’ordine antico, serrando i ranghi, reinventadosi, è solo un esempio, la comunione in bocca, le spalle al popolo, il latino (persino in questa diocesi ai confini dell mondo, raccontano ci sia un prete che arriva clandestino a bestemmiare la sua messa in latim, che nessuno ovviamente capisce, ma l’intento del resto è proprio questo: tornare a che nessuno capisca, l’importante è sentirsi élite). Mentre l’umanità agonizza e il mondo muore. Certo non dappertutto. Dato che c’è ancora chi, grazie a Dio, sopravvive ragionevolmente bene, alcuni, anzi, esageratamente bene  (ma allora Dio non c’entra più). Oggi però, come abbiamo citato in apertura,  il Vangelo ci parlava anche della “decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe”. Che ai tempi di Gesù si pagava e che ora nessuno si sognerebbe di esigere più. Senza che, per altro, “la giustizia e l’amore di Dio” [per i poveri], ne abbiano preso il posto. Che se, invece, accadesse, sarebbe fin troppo bello. Eppure, se Gesù dice che una cosa piccola come la decima sulle erbe non era da trascurare è forse perché rappresentava pur sempre qualcosa di significativo. Come suggeriva stamattina dona Dominga  era il modo  per dire la nostra riconoscenza a Dio che ci ha dato, con queste erbe, queste “erbe umili”, ha sottolineato, il mezzo per curarci. Già, la vita di dona Dominga, come ringraziamento e benedizione. Perché tutto è donato.       

 

Oggi è memoria di Madeleine Delbrêl, appassionata di Dio e della gente ordinaria.

 

13 M. DELBREL.jpgMadeleine era nata il 24 ottobre 1904 a Mussidan (Dordogne – Francia). Ancora giovane si convertì dall’ateismo al cristianesimo. Assieme ad altre donne, trovò tra i comunisti di Parigi la possibilità di vivere una vita autentica di comunità cristiana, senz’altro scopo che quello di farsi “prossimo dei suoi prossimi” in una disponibilità incondizionata all’evangelo. Fu una vera umanista che amò Dio intensamente, incontrandolo in tutte le cose ordinarie della vita. Scrisse: “Ci sono persone che Dio chiama e mette da parte in conventi o monasteri. Ve ne sono altre che Dio chiama e le lascia nella società, quelle che Dio non ritira dal mondo. Queste sono le persone che hanno un lavoro ordinario, un matrimonio ordinario o un celibato ordinario. Persone che hanno malattie ordinarie e sofferenze ordinarie. Che vivono in case ordinarie e vestono abiti ordinari. Le persone che noi incontriamo in qualunque strada ordinaria…” “Noi, le persone ordinarie delle strade, crediamo con tutte le nostre forze che questa via, che questo mondo in cui Dio ci ha posto è per noi il luogo della nostra santità”.  “Noi incontriamo Dio in tutti i “piccoli” che soffrono nel loro corpo, che sono disgustati, angosciati, che hanno bisogno di qualcosa. Noi incontriamo Cristo respinto in innumerevoli atti di egoismo. Come potremmo prenderci gioco di questa gente o odiare questa moltitudine di peccatori, di cui noi facciamo parte?”.  Madeleine visse in pieno il travaglio della Chiesa pre-conciliare di reinventare l’esistenza cristiana nel  mutato contesto storico e culturale. Conobbe, com’è inevitabile, incomprensioni, isolamento, ostilità, nei suoi fratelli di chiesa. Ma trovò anche chi la sostenne e l’appoggiò (tra questi il card. Montini). Alla convocazione del Concilio Vaticano II, volle vedere in esso il sorgere di una nuova primavera dello Spirito, a cui aveva dedicato la vita. Madeleine morì improvvisamente, il 13 ottobre 1964, nel suo pieno vigore.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Galati, cap.5, 18-25; Salmo 1; Vangelo di Luca, cap.11, 42-46.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, lungo i cammini più diversi, perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace.

 

Qui, dopo qualche giorno di sosta, il che ci aveva fatto penare mica male, è tornata, abbondante e benefica,  la pioggia. E, finalmente, si respira. Noi ci si congeda qui, con un testo di Madeleine Delbrêl, dal titolo “L’estasi delle tue volontà”, che potete trovare nel suo libro “La gioia di credere” (Gribaudi). E che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Quando quelli che amiamo ci chiedono qualcosa, / noi li ringraziamo di avercelo chiesto. // Se a te piacesse, Signore, chiederci una sola cosa / in tutta la nostra vita, / noi ne rimarremmo meravigliati / e l’aver compiuto questa sola volta la tua volontà / sarebbe “l’avvenimento” del nostro destino. // Ma poiché ogni giorno ogni ora ogni minuto / tu metti nelle nostre mani tanto onore, / noi lo troviamo così naturale da esserne stanchi, / da esserne annoiati. // Tuttavia, se comprendessimo quanto inscrutabile è il tuo mistero, / noi rimarremmo stupefatti / di poter captare queste scintille del tuo volere / che sono i nostri microscopici doveri. / Noi saremmo abbagliati nel conoscere, / in questa tenebra immensa che ci avvolge, / le innumerevoli / precise / personali / luci della tua volontà. // Il giorno che noi comprendessimo questo, andremmo nella vita / come profeti, / come veggenti delle tue piccole provvidenze, / come mediatori dei tuoi interventi. / Nulla sarebbe mediocre, perché tutto sarebbe voluto da te. / Nulla sarebbe troppo pesante, perché tutto avrebbe radice in te. / Nulla sarebbe triste, perché tutto sarebbe voluto da te. / Nulla sarebbe tedioso, perché tutto sarebbe amore di te. // Noi siamo tutti predestinati all’estasi, / tutti chiamati a uscire dai nostri poveri programmi / per approdare, di ora in ora, ai tuoi piani. / Noi non siamo mai dei miserabili lasciati a far numero, / ma dei felici eletti, / chiamati a sapere ciò che vuoi fare, / chiamati a sapere ciò che attendi, istante per istante, da noi. / Persone che ti sono un poco necessarie / persone i cui gesti ti mancherebbero, / se rifiutassero di farli. / Il gomitolo di cotone da rammendare, la lettera da scrivere, / il bambino da alzare, il marito da rasserenare, / la porta da aprire, il microfono da staccare, / l’emicrania da sopportare: / altrettanti trampolini per l’estasi, / altrettanti ponti per passare dalla nostra povera, / dalla nostra cattiva volontà / alla riva serena del tuo beneplacito. // (Madeleine Delbrêl, La gioia di credere).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.  

Giorno per giorno – 13 Ottobre 2010ultima modifica: 2010-10-13T23:37:00+02:00da fraternidade
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