Giorno per giorno – 25 Maggio 2010

Carissimi,

“Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà” (Mc 10, 29-30). Nel Vangelo di ieri, i discepoli erano parsi per un momento rendersi conto della loro (e nostra) radicale inadeguatezza di fronte alle esigenze del Regno (lasciare tutto e seguire Gesù), tanto da dirsi sbigottiti: Ma, allora, non fa per noi, né per nessuno! Subito dopo, però, Pietro, generoso, avventato e un po’ superficiale, come gli capitava di essere, soprattutto ai primi tempi, se ne esce con: “Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito!” (v. 28). Ed era vero solo in parte, perché la cosa più ingombrante – un “io” grande come una casa, con tutte le sue ambizioni e desideri -, continuavano a portarsela appresso. Gesù, tuttavia, non recrimina, si limita a correggere l’affermazione perentoria e propone una regola generale: “Se qualcuno ha lasciato la casa, o i fratelli, o sorelle, o padre, o…o…o… ”. Lui stesso sa quanto sia difficile lasciare tutto. Cominciamo allora a lasciare qualcosa. E, se ci riusciamo, senza sperare di averne altro in cambio. Saremo noi stessi a sperimentare ciò che avremo guadagnato. Stasera, a casa di seu Antonio e dona Cândida, eravamo una dozzina, e, per stare lì riuniti, a parlare della vita e del Vangelo, avevamo tutti lasciato a casa qualcosa o qualcuno: lo spazio in cui abitiamo, i nostri cari, le nostre attività, i passatempi; eppure, ci siamo detti, non abbiamo perso nulla, anzi, ogni volta ci si aprono nuovi spazi, perché la casa di ognuno di noi diventa la casa degli altri, e noi si aumenta sempre di più il numero dei nostri fratelli e sorelle; e ciò a cui si è rinunciato in termini di divertimento (spesso piuttosto triste, stupido e solitario, come l’ultimo reality o la novela alla televisione), si acquista in allegria e rinnovata energia, che ci deriva, appunto, dal nostro ritrovarci insieme. Beh, questo è l’inizio, solo l’inizio, del Regno. Di una società diversa, che si struttura in vista dell’incontro, dell’accoglienza, della condivisione e della preoccupazione per l’altro. Che, poi, è il significato di Dio.

 

Il calendario ci porta oggi le memorie di Maria Maddalena de’ Pazzi, monaca carmelitana e mistica, e di Dave Dellinger, combattente della pace per tutta la vita.

 

25 MARIA_MADDALENA_DE_PAZZI.JPGCaterina (questo il nome con cui fu battezzata) era nata a Firenze il 2 aprile 1566 da Maddalena Maria Buondelmonti e da Camillo di Geri de’ Pazzi. Sedicenne era entrata nel Monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli, dove aveva preso il nome di suor Maria Maddalena. Dopo la professione religiosa, il 27 maggio 1584, cominciò a ricevere, in stato di estasi, rivelazioni dall’alto, il cui contenuto fu, per volontà dei suoi direttori di spirito, annotato dalle consorelle e raccolto in quattro grossi volumi di manoscritti originali. Dal 1585 al 1590 sperimentò una tremenda notte spirituale, con tristezza, scoraggiamento e aridità. Nel frattempo le sue “voci” le chiesero di promuovere il rinnovamento della Chiesa, dirigendo esortazioni e ammonizioni alle sue gerarchie. Nell’ottobre 1598 le fu dato l’incarico di maestra delle novizie, che esercitò con grande spirito di dedizione, finché nell’autunno 1602 si manifestarono i primi sintomi di quella tubercolosi che l’avrebbe costretta a letto nel 1604, e portata alla morte il 25 maggio 1607.

 

25 DELLINGER.jpgDavid Dellinger era nato il 22 agosto 1915 a Wakefield, nel Massachusetts, da una facoltosa famiglia. Studiò a Yale e Oxford, ma anche teologia all’Union Theological Seminary, a Manhattan. Durante la Grande Depressione, tuttavia, lasciò gli studi e le sicurezze del suo ambiente, per andare a vivere con i senza-tetto. Obiettore di coscienza durante la Seconda Guerra Mondiale, continuò per tutti gli anni successivi, le sue battaglie per la pace, con metodi gandhiani, in difesa dei diritti civili e per un cambiamento nonviolento della società. Essendo, a motivo di ciò, ripetutamente arrestato e imprigionato. Fu amico di Martin Luther King, Eleanor Roosvelt, Abraham Muste, Ho Chi Minh. Contratto il morbo di Alzheimer, si spense il 25 maggio 2004. Qualche tempo prima di morire, scrisse questi pochi versi che ne riassumono con ironica semplicitá la testimonianza: “Amo tutti, /anche chi non è d’accordo con me. // Sì, amo tutti, / persino coloro che la pensano come me. // Amo tutti, / ricchi e poveri, / amo i figli delle diverse razze, / compresi gli indigeni, / ovunque essi vivano, in questo paese o altrove. // Amo tutti, / di qualsivoglia religione, e anche gli atei. // E le persone che meditano, ovunque questo li conduca. // Amo tutti, / nel mio cuore  e nel mio quotidiano”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1ª Lettera di Pietro, cap.1, 10-16; Salmo 98; Vangelo di Marco, cap.10, 28-31.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa Nera.

 

Moi ci si congeda qui, lasciandovi a una preghiera di Maria Maddalena de’ Pazzi, tratta dal suo “Renovatione della Chiesa”. Che è nel fiorentino del suo tempo, che, se lo si capisce noi, qui in Brasile, lo capirete ancora meglio voi nel Belpaese, sempre che qui e là, non abbiano già provveduto a espropriarvi dell’italiano, per obbligarvi all’uso del lumbard, o del’insubro, o dell’ostrogoto. Con contorno di messa in latino, perché non si capisca nulla del Vangelo. Che è pericoloso. È questo per oggi il nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Dio di bontà sommo, di potentia incredibile, di sapientia ineffabile; Dio eterno, scrutator de cuor nostri, sustantia del tuo essere, tranquilla unità e unita tranquillità, deh, dimmi quanto hai amato la creatura tua, tratta di te, quanto l’ami e quanto l’amerai. Tanto l’hai amata che gli hai dato l’essere, creata e ricreata. Non conosce essere amato da Dio quello che ama se stesso; non si rende atto a esser amato quello che non va con ogni sincerità, senza simulatione alcuna con Dio e con le creature. Non si rende atto a esser riamato e glorificato da Dio quello che non si quieta in tutte le cose; non dico solo in quelle fatte da Dio, ma ancora in quelle fatte dalle creature. Etiam se havessi la confusione che è nell’inferno, però bisogna quietarsi in tutte le cose, e così si rende atto a esser amato e glorificato da Dio.  (Maria Maddalena de’ Pazzi, Renovatione della Chiesa).

 

Eicevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 25 Maggio 2010ultima modifica: 2010-05-25T23:53:00+02:00da fraternidade
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