Giorno per giorno – 26 Maggio 2010

Carissimi,

“Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (Mc 10, 42-45). Già, se è per essere come gli altri, ci dicevamo stasera nella chiesetta dell’Aparecida, tanto vale non fingere di stare o di metterci al seguito di Gesù. Se è per avere le stesse ambizioni, gli stessi sogni di grandezza, gli stessi valori, mostrare che siamo i migliori, contarsi, mostrare i muscoli, anche tra chiese e dentro la stessa chiesa, così come si fa nel “mondo”, stiamo perdendo il nostro tempo: il “mondo” ci ha già ingoiati e, il buon Gesù, ce lo siamo perduto per strada. A questo punto, conviene confessare di essere lenti di comprendonio, è la migliore attenuante che possiamo trovarci. Del resto, abbiamo degli illustri precedenti: Giacomo e Giovanni, ma anche tutti gli altri dieci, opportunisticamente sdegnati solo dopo aver udito la ramanzina di Gesù, considerato che la colpa dei due era solo quella di averli battuti sul tempo. Sì, capire che, perché il Regno di Dio si affermi,  Dio debba risultare perdente, patire e morire, ci risulta difficile. E l’avventura cristiana al seguito di Gesù consiste tutta in questo apprendistato, che non saremo mai sicuri di concludere in tempo, prima dell’incontro decisivo con Lui. Ma, pazienza: Dio muore anche per questo. Se, però, ci riuscisse di far nostra, una volta o l’altra, questa sua maniera d’essere, cioè il metterci al servizio degli altri, dando a loro, pezzo a pezzo, un po’ della nostra vita, beh, allora succederebbe il sorriso di Dio. E il suo: Ah, i miei figli, che figli! Ma, è solo per dire, perché, figli suoi, adorabili, lo saremmo comunque. Come dimostra anche la sua paziente replica all’inconsulta pretesa dei suoi nel Vangelo di questo giorno.  

 

Il calendario ci porta oggi è memoria di  Filippo Neri,  il prete dell’allegria, di don Cesare Sommariva, maestro e preteoperaio, e di Abd el Kader, mistico islamico.

 

26 FILIPPO NERI.jpgFilippo Neri era nato a Firenze il 21 luglio 1515, nella famiglia di un notaio. Per un certo tempo, aveva pensato di seguire il padre nella sua professione. Poi cambiò d’idea e andò via dalla città, trasferendosi prima a Cassino e poi, nel 1538,  a Roma. Lí cominciò a lavorare tra i ragazzi delle borgate e li lasciava fare tutto il casino che volevano, perché pensava che comportarsi male non consiste nel contravvenire il galateo, ma è altro. Poi, a quelli che se la sentivano,  gli insegnava a leggere la Bibbia, a cantare e li portava perfino a messa. Fondò una confraternita di laici che si incontravano per pregare e per dare aiuto ai pellegrini e ai malati. A 36 anni il suo confessore decise che era bene che fosse ordinato prete e Filippo obbedì, dando vita,  poco dopo, all’Oratorio, una congregazione religiosa di sacerdoti, impegnati in particolar modo nell’educazione dei giovani.  A scanso di possibili delusioni, pregava spesso così: “Signore, non aspettare da me se non male e peccati; Signore, non ti fidar di me, perché cadrò di certo, se non m’aiuti”. La gente faceva fila davanti al confessionale, perché non era malato di testa e dicevano che sapesse leggere nei cuori. Morì ottantenne, il 26 maggio 1595.

 

26 don CESARE SOMMARIVA.jpgDi Cesare Sommariva non disponiamo di dettagli biografici, abbiamo però una serie di testimonianze di quanti gli sono stati vicino, e un certo numero di suoi scritti. Citiamo, dunque, da un profilo, che di lui ha tracciato Pierino Zanisi, suo compagno nel sindacato: “In questo tempo dalla cultura corrotta, dove l’immagine sembra valere più della sostanza, pur essendo solo maschera che nasconde l’oppressore e illude l’oppresso, è quasi impossibile far capire perché un giovanissimo e agiato borghese, improvvisamente a diciotto anni si “converta”, entri in seminario, diventi prete, passi la vita come pescatore e pastore di uomini e di donne, facendosi maestro, insegnante, operaio, parroco, animatore, missionario in Salvador, vecchio pensionato malato… percorrendo una strada lunghissima – e senza pause – di ricerca, di invenzione, di sperimentazione, di uso implacabile della ragione e di paziente attesa davanti alle nostre teste dure e lente… accompagnata sempre da quella fede”. È quanto basta. Don Cesare è morto  il 26 (o il 20?) Maggio 2008.

 

26 ABD_EL_KADER bis.jpgAbd el Kader era nato nel villaggio di Guetna, poco distante da Mascara, in Algeria, nel 1808. Era stato educato nella zaouia diretta da suo padre, Si Mahieddine e, in seguito, aveva completato la sua formazione a Arzew e a Orano, sotto la guida di maestri prestigiosi. Dopo la presa d’Algeri, nel 1830, padre e figlio parteciparono alla resistenza, che elesse Abd el Kader emiro e gli affidò il comando del fronte anti-coloniale.  Arresosi ai francesi nel 1847, Abd el Kader, dopo sei anni di prigionia in Francia, scelse la via dell’esilio, stabilendosi, nel 1855, a Damasco, in Siria, dove abiterà fino alla morte nella casa di Ibn Arabi, il mistico, vissuto sei secoli prima, che egli considerava suo maestro.  Non lascerà, più il paese, se non per brevi viaggi e un pellegrinaggio alla Mecca, consacrando il suo tempo alla meditazione, alla preghiera, all’insegnamento e alla beneficienza. Nel 1860, i moti di Damasco gli fornirono l’occasione di mostrare la grandezza del suo animo. Dimentico dei soprusi a suo tempo subiti, salvò migliaia di cristiani dal massacro, inducendo i rivoltosi a ritirarsi. Celebrato e onorato, Abd el Kader si spense a Damasco il 26 maggio 1883.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1ª Lettera di Pietro, cap.1, 18-25; Salmo 147; Vangelo di Marco, cap.10, 32-45.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza  per la pace, la fraternità e la giustizia.

 

Nel sito di Pretioperai troviamo un’omelia tenuta da don Cesare Sommariva, il Giovedì Santo 1988, nella Chiesa del Quartiere Stella. Ve ne proponiamo uno stralcio come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Lavarsi i piedi l’un l’altro che vuol dire? Sembra che qui ci sia l’elemento di fondazione della fratellanza possibile, più che propagandistiche guarigioni, miracoli, predicazioni. Quello che sta sorgendo in quartiere nella ricerca di una maggiore parità a volte appare lavanda dei piedi. Questo tentativo di amare i fratelli cercando di darci quegli strumenti per migliorare la terra in cui abitiamo è una lavanda dei piedi. Questo tentativo di conquistare assieme strumenti per conoscere, per metterci assieme, per comunicare fra noi, per organizzarci non per “divorare” altri ma per rendere migliore la terra, è lavare i piedi nostri e quelli degli altri. Cercare di riordinare i pensieri nostri e quelli degli altri, cercare di classificare ciò che viviamo e vediamo per pulire le menti dall’apparente caos e disordine;  cercare di capire per prendere in mano la situazione e renderla più pulita, più comprensibile, più cambiabile in senso fraterno;  cercare di fare in modo che siano sempre di più coloro che vogliono conquistare la posizione eretta di uomini e donne, che pensano in modo ordinato, per diventare soggetti fraterni di una terra migliore… Tutto questo e tanto altro che in questi anni in questo quartiere abbiamo visto, tutto questo è lavare i piedi a se stesso è lavarsi i piedi l’un l’altro, è cercare di amarsi senza imbrogli e seriamente.  Non è solo un lavarsi il cuore, ma proprio un lavarsi i piedi, cioè quelle parti di noi che toccano la terra che abitiamo, per non sporcarla di più, per renderla una terra in cui gli agnelli vengano difesi dai lupi, una terra in cui i bambini, i nuovi uomini e le nuove donne, possano avere modelli di vita diversi da quelli imposti da lupi. (Cesare Sommariva, Chiesa nel quartiere Stella: Giovedì Santo).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Maggio 2010ultima modifica: 2010-05-26T23:08:00+02:00da fraternidade
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