Giorno per giorno – 28 Novembre 2009

Carissimi,

“State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21, 34-36). “Quel giorno” è ogni giorno e dipende da noi accettare di scoprirne il senso profondo o invece rinunciare a “leggerlo” e fuggire, fuggirci, sprofondando in “dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Che, a prima vista almeno, ci evitano la visione salutarmente inquietante di Lui, il Figlio dell’uomo, il Crocifisso, e ci sottraggono al dramma della decisione. Ma, decisione, lo è comunque, anche se al ribasso. E noi, al cadere della sera, di ogni giorno e della vita, avremo solo subito ogni cosa, ogni avvenimento, e ci scopriremo incapaci di restare in piedi davanti a Lui, fatti una sola cosa con Lui. Per aver rifiutato il suo dono.

 

Oggi facciamo memoria di Paisij Veličkovskij, mistico e esicasta ortodosso.

 

28 PAISIO VELICKOVSKIJ.jpgPaisij Veličkovskij  nacque il 21 dicembre 1722, a Poltava, in Podolia (l’attuale Ucraina), da Giovanni Veličkovskij, arciprete della chiesa della Dormizione della Madre di Dio, e da Irene, che più tardi si sarebbe fatta monaca con il nome di Giuliana, ecclesiastici ortodossi. Dopo aver studiato alcuni anni nell’Accademia teologica di Kiev, il giovane decise di farsi monaco, recandosi a tal fine, nel 1743, in Romania e, tre anni più tardi, sul Monte Athos, dove fece la sua professione monastica nel 1750. Attorno a lui  si formò presto una comunità di fratelli, che lo scelsero come maestro e guida spirituale. Nel 1763, lasciato l’Athos che attraversava un periodo di decadenza, fece ritorno con 64 monaci in Romania, stabilendosi dapprima a Dragomirna, in Moldavia, e nel 1775, con 350 monaci a Secu. Il crescente flusso di nuovi discepoli, lo portarono a trasferirsi, nel 1779, a Neamţ, dove sorgeva il più grande monastero del paese. Sua preoccupazione costante fu di trasmettere alla sua comunità l’amore per la preghiera di Gesù e per lo studio dei Padri. Paisij morì il 15 novembre (28 novembre per il calendario gregoriano) del 1793, quando la comunità contava circa un migliaio di fratelli fra romeni, ucraini, russi, serbi, greci e bulgari. L’affetto per i suoi  fratelli era tale che, in una lettera, giunse a dire: “Se anche fossi condannato all’eterno castigo perché privo di opere buone, benedetto il Signore! Mi basterà poter vedere i miei figli godere con Cristo, nel suo regno”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Daniele, cap. 7,15-27; Salmo (da Dn 3); Vangelo di Luca, cap. 21,34-36.

 

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

AID AL ADHA FESTA DEL SACRIFICIO.jpgIeri, decimo giorno di Dhu-l-hijja, l’ultimo mese del calendario egiriano, la comunità islamica presente in ogni continente ha celebrato Aid al adha (Festa del Sacrificio), conosciuta anche come Aid el kebir (Festa grande). Essa ricorda l’ubbidienza pronta e generosa di Abramo e del figlio nell’obbedire al sogno, che sollecitava il sacrificio del giovane Ismaele (Isacco, nella tradizione ebraica), ma, più ancora, fa memoria dell’intervento misericordioso di Dio, che glielo impedì, provvedendo in altro modo alla vittima per il sacrificio. Le famiglie di quanti possono si procurano, in ordine di preferenza: un montone, un capretto, un bue, un toro, una mucca o un cammello, e lo sacrificano, condividendo poi il pasto con i vicini di casa, gli amici e i poveri del quartiere.  Abbiamo trovato in rete, nel portale Arabcomint.com,  gli auguri per questa festa. Li giriamo, in primo luogo, ai nostri amici musulmani, ma anche a tutti gli altri: “Possa Dio, la cui misericordia ci sostiene nei momenti più difficili del nostro cammino, accettare la nostra preghiera, in questo giorno benedetto, per tutti i nostri fratelli e sorelle sofferenti.  Insh’Allah, rivolgiamo un augurio speciale a tutti loro, affinché   siano d’esempio per tutta la Umma musulmana e rendano tutti noi allo stesso modo risoluti nell’opporci al crimine, alla violenza, alla negazione dei diritti dell’uomo. Ancora una volta, nel giorno in cui Dio ci ordina di bandire i pensieri negativi e di festeggiare, non possiamo e non vogliamo evitare di ricordare, e la nostra preghiera a Dio si unisce all’appello a tutti gli uomini del mondo, gli uomini di buona volontà di qualsiasi fede essi siano, coloro che amano la pace, ma soprattutto che amano la giustizia affinché non si stanchino di pretendere un mondo più giusto, in cui i popoli abbiano pari dignità e stiano l’uno di fronte all’altro, in pace e comprensione reciproca. Fratelli e sorelle musulmani: Dio ci ordina di perseverare nella pazienza. Facciamo in modo che le difficoltà non siano occasione di perdizione o di rancore, ma siano l’opportunità per rafforzarci di più nella fede e per essere più solidali all’interno dell’Umma islamica, la comunità dei credenti, e all’esterno di essa, con tutti gli uomini e le donne che condividono con noi la fede in Dio e nell’essere umano. Auguri a tutti! ‘Aid Mubarak!”.

 

Elenice e Emerson: la serata di oggi è stata tutta per loro. Prima, nella chiesa di santa Rita, dove Dom Eugenio ne ha benedetto le nozze, poi al Clube Consórcio, dove le famiglie dei due hanno offerto il rinfresco e i giovanissimi sposi hanno ricevuto i doni e le felicitazioni di parenti, amici e amiche. Elenice, come molti di voi ricorderanno, è stata per due anni coordinatrice della Comunità “Evangelho é Vida”. Da un anno è insegnante d’appoggio allla scuola del Lar São José. Emerson non lo conosciamo ancora, ma ci dicono che è un bravo ragazzo e un gran lavoratore. Metteteli nella vostra preghiera.

 

Noi ci si congeda qui, con un brano di Paisij Veličkovskij, tratto da “Istruzioni ai monaci dello “starec” Paisij raccolte dallo “starec” Giorgio di Cernica”, poste in appendice di quell’ “Autobiografia di uno starec” (Qiqajon), in cui Paisij racconta i suoi anni giovanili. È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Si custodisca sempre il silenzio con sapienza, ci si reputi cioè indegni di parlare. Umiliamoci, accusiamo e rimproveriamo noi stessi come i peggiori peccatori fra tutti, incapaci di ogni opera buona. Onoriamo tutti con totale rispetto, reputandoli santi, come angeli del Signore e apostoli di Cristo. Riteniamo invece noi stessi indegni di vivere con i fratelli, i più indegni di tutti, accettati per compassione. Similmente, sentitevi in obbligo con tutti nello zelo per acquistare questa grande virtù, il biasimo di se stessi, tramite cui si formano e si custodiscono tutte le altre virtù. Senza il biasimo di se stessi, come dicono i santi padri, molto difficilmente si può arrivare a vivere nella virtù; anzi, dubito che ci si possa arrivare, pur impegnandosi con fatica. Perciò abbiate sempre presente, come il respiro, il biasimo di voi stessi. Se non vi farete violenza in questo modo non otterrete mai più l’umiltà e nemmeno la crescita nelle anime, ma soltanto illusione, vanagloria e superbia. Custodiamo il biasimo di noi stessi nel segreto del cuore e nei nostri pensieri davanti al Signore. Diamo prova di non conoscere nessuno se non il Signore soltanto, ritenendoci i peggiori peccatori fra tutti gli uomini, dall’inizio alla fine del mondo . Reputiamoci polvere e cenere sotto i piedi di tutti, sottoposti a ogni creatura, peggiori di ogni essere creato e passibili dei tormenti eterni. (Paisij Veličkovskij, Istruzioni ai monaci).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-28T23:56:00+01:00da fraternidade
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