Giorno per giorno – 29 Novembre 2009

Carissimi,

“Vegliate in ogni momento pregando” (Lc 21, 36). Pregare è cospirare con Dio. Agire con Lui. In vista del suo regno. Ce lo dicevamo stamattina, celebrando l’Eucaristia con frei Mingas, su alla chiesetta dell’Aparecida. Il Vangelo di oggi era lo stesso che abbiamo meditato lungo la settimana. Così scegliamo di aprire questo nostro Avvento con una riflessione che ci ha mandato ieri un’amica di lì. “L’Avvento non è semplicemente preparazione al Natale, pur con tutta la sua poesia, ma è il nostro farci incontro a Lui che viene. E Lui viene sempre, per tutti e per ciascuno. S’infiltra instancabilmente, con il suo Spirito, prima nella nostra storia, poi,  attraverso le nostre vite, le nostre povere vite, nella storia di questo nostro mondo. “La notte è avanzata, il giorno è vicino” (Rm 13, 12). “È tempo di svegliarci dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora  di quando diventammo credenti” (Rm 13, 11). Lo scriveva Paolo duemila anni fa alla Comunità di Roma,  ma vale anche per noi, oggi. L’Avvento è questa vigile attesa, avvertire i segni della Sua vicinanza. Come la Sposa del Cantico quando dice: “Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferriate. Ora parla il mio diletto e mi dice: Alzati, amica mia, mia bella, vieni!” (Ct 2, 9-10). La nostra vita dovrebbe essere tutta questa attesa, e ogni giorno la prova generale di questo incontro, in quello con Lui fatto Pane, per cambiarci la vita.  Anticipandone il ritorno nei gesti quotidiani dell’accoglienza, dell’ascolto, del prendersi cura, per dare carne alla parola che dice: “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge”. E ancora: “Pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13, 8.10). I segni della presenza di Gesù, i segni del Suo ritorno tra noi, sono proprio quelli della cura e della guarigione dei mali del mondo a cui Egli ci chiama: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella” (Lc 7, 22).  Certo, è un cammino difficile, aspro, esigente, che costa le rinunce e  lacrime della stagione della semina, di cui parla il Salmista (Sal 126), e anche di più: la morte del seme, la perdita di sé,  la croce, il dono della vita; ma prelude il giubilo del raccolto, la gioia della risurrezione: “Alzati, amica mia, mia bella vieni!”.

 

I testi che la liturgia di questa 1ª Domenica di Avvento sono tratti da:

Profezia di Geremia, cap.33, 14-16; Salmo 25; 1ª Lettera ai Tessalonicesi, cap.3, 12- 4, 2; Vangelo di Luca, cap.21, 25-28. 34-36.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e Chiese cristiane.

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di  Dorothy Day, testimone di Giustizia e di Pace.

 

29 DOROTHY.jpgDorothy Day nacque a Brooklyn (Usa) l’8 novembre 1897. Fin da giovane militò e fu giornalista in movimenti di sinistra, arrivando ad essere arrestata per atti di disobbedienza civile. Sentimentalmente inquieta, nel 1918 si sposò, divorziando però l’anno seguente. Da una relazione successiva nacque una bambina. A partire dal 1926 iniziò il processo della sua conversione, che sfociò nella richiesta del  battesimo per sé e per la figlia. Nel 1933, incontrato l’uomo della sua vita, Peter Maurin, un brillante intellettuale francese, fondò con lui The Catholic Worker (Il Lavoratore Cattolico), giornale di sinistra, ma, come suggerisce la testata, di esplicito orientamento cristiano. Durante la grande crisi americana, la Day aprì una prima  “Casa d’Accoglienza” nei suburbi di New York. Negli anni che seguirono, le Case si moltiplicarono. In esse il lavoro non si limitava all’assistenza di quanti si trovavano nel bisogno, ma mirava ad una loro coscientizzazione, attraverso l’elaborazione di una critica radicale al modello americano: nacque così il Movimento Operaio Cattolico. Negli anni successivi, fino alla morte, Dorothy s’impegnò nella lotta al fianco dei più poveri ed esclusi dalla società, a favore della giustizia e della pace, testimoniando un pacifismo cristiano, capace di coniugare parole ed azione. Morì il 29 novembre 1980.

 

La prima Domenica d’Avvento ha segnato, qui in città, la riapertura ufficiale del Monastero dell’Annunciazione, che, come vi avevamo già anticipato, è ora affidato alle cure di una piccola fraternità secolare della famiglia di Charles de Foucauld. Il desiderio è che, oltre a caratterizzarsi per la “spiritualità di Nazareth”, distintiva del suo fondatore,  essa sappia mantener viva la memoria storica e l’intuizione profetica di figure monastiche come quelle di Filipe, Pedrão, Guido e di altri, manifestata dalla visione, prima, e dalla costruzione, poi, di un monastero come “spazio aperto” di ascolto dell’evangelo, inserito tra i poveri, fedele ai loro sogni e alle loro lotte. Che, esauritosi con la loro uscita di scena, non cessa tuttavia di interpellare noi e questa chiesa di Goiás.      

 

È tutto per stasera. Noi ci congediamo qui, lasciandovi a una citazione di Dorothy Day, tratta dal suo “On Pilgrimage” (Wm. B. Eerdmans Publishing Company). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

L’amore per l’umanità di Nostro Signore è l’amore del nostro fratello. L’unica maniera che abbiamo di mostrare il nostro amore per Dio è tramite l’amore che abbiamo per il nostro fratello. “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.  “Tu ami Dio nella misura in cui ami il più piccolo”. L’amore del fratello significa povertà volontaria, spogliarsi del proprio io, sbarazzarsi dell’uomo vecchio, rinnegare se stessi. Significa anche non usufruire di quei comfort e di quei lussi che sono frutto dello sfruttamento altrui. Mentre i nostri fratelli soffrono, dobbiamo avere compassione di loro, soffrire con essi. Se, dunque, i nostri fratelli soffrono per la mancanza del necessario, noi non andremo alla ricerca delle comodità. Queste decisioni, non importa quanto sia duro rispettarle, né importa quante volte falliremo e dovremo perciò impegnarci a ricominciare di nuovo, fanno parte della visione e della prospettiva a lungo raggio che Peter Maurin ha cercato di trasmetterci negli ultimi anni. E noi dobbiamo tenere ben presente questa visione, riconoscerne la verità, la sua necessità, anche se non riusciamo a metterla in pratica. Come la perfezione. Abbiamo ricevuto il comando di essere perfetti come il nostro Padre celeste è perfetto, e noi puntiamo a ciò, nella nostra intenzione, anche se poi, concretamente, possiamo fallire l’obiettivo ripetutamente. San Paolo dice: è a poco a poco che si avanza. (Dorothy Day, On Pilgrimage).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-29T23:38:00+01:00da fraternidade
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