Giorno per giorno – 30 Novembre 2009

Carissimi,

“Mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono” (Mt 4, 18-22). È il racconto della chiamata di Simone, di Andrea, di Giacomo, di Giovanni. Ma, anche di ciascuno di noi. E, stamattina, dopo averlo ascoltato, si diceva del coraggio e della prontezza di tale gesto nei primi discepoli, nel seguire Gesù. Anche se non è detto che avessero da subito le idee chiare di ciò che questo avrebbe comportato. Anzi, non ce le avevano proprio. E comunque, trovateli voi, quattro che, sulla parola di uno sconosciuto, così, sui due piedi, lasciano tutto, la fonte del loro sostentamento, la casa, e persino, almeno due di loro, il padre. Con quello che tutto ciò significa. L’abbandono del padre: prefigurazione di ciò che Gesù enuncerà più tardi, e che,  a distanza di duemila anni,  continua a suonare terribile alle nostre orecchie delicate: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propia vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 26). Che poi rappresenta la carica di dirompente radicalità con cui entra nella nostra vita la parola di Gesù. Anzi, la parola che è Gesù. Con cui, ogni discorso di identità culturale, di salvaguardia delle radici, e così via, va a farsi benedire. Ma, perdinci, Gesù non ci aveva pensato al quarantotto che ci avrebbe creato?  

 

Oggi, il calendario ci ricorda la memoria di Andrea, pescatore ebreo e apostolo, cui noi aggiungiamo quella di Etty Hillesum, mistica ebrea e martire con il suo popolo ad Auschwitz.

 

30 ANDRÉ.jpgAndrea era pescatore nativo di Betsaida, figlio di Giona e fratello di Simon Pietro. Fu dapprima discepolo di Giovanni Battista. In seguito, dopo aver ascoltato la testimonianza del precursore nei riguardi di Gesù (cf Gv 1, 29.36), immediatamente seguì Gesù, divenendo il suo primo discepolo. Un’antica tradizione vuole che, dopo aver predicato in molti luoghi differenti, nella Bitinia, in Macedonia e altrove, sia morto a Patrasso, nell’Acaia, crocifisso su una croce a forma di X, la prima lettera di “Cristo”  nella lingua greca. Questa croce divenne così simbolo di sant’Andrea.

 

30 ETTY HILLESUM I.jpgEsther (Etty) Hillesum era nata il 15 gennaio 1914 a Middelburg (Olanda), figlia di un metodico e rigoroso professore di lingue classiche, Louis,  e di una donna passionale e caotica, Rebecca Bernstein, entrambi ebrei. Etty e i suoi fratelli, Misha e Jaap, erano tutti straordinariamente dotati, lei appassionata di filosofia e letteratura, il secondo promettente pianista e l’ultimo con precoci disposizioni sul piano scientifico. L’intera famiglia sarebbe stata sterminata ad Auschwitz. La giovane donna, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, fece, nel gennaio del 1941, l’incontro decisivo della sua vita con Julius Spier, allievo di Gustav Jung, uno psicologo dalla personalità affascinante, di cui Etty fu prima paziente e assistente e poi compagna. L’incontro si rivelò decisivo per l’evoluzione e la maturazione spirituale di Etty. Negli anni della guerra, dopo aver lavorato per un breve periodo in una sezione del Consiglio Ebraico di Amsterdam, Etty chiese il trasferimento a Westerbork, il campo di “smistamento” dove transitavano migliaia di ebrei olandesi destinati alla  deportazione. Lavorò nell’ospedale del campo – con alcuni rientri ad Amsterdam – dall’agosto 1942 al 7 settembre 1943, data in cui Etty, suo padre, sua madre e Misha furono caricati sul treno dei deportati diretto in Polonia.  Morì ad Auschwitz il 30 Novembre 1943 (il 3 Kislev 5704, secondo il calendario ebraico). Lasciò scritto nel suo Diario, “uno dei vertici della letteratura olandese” e documento di un cammino interiore di un’intensità sconvolgente: “Non penso più che si possa migliorare qualcosa nel mondo, senza aver fatto prima la nostra parte dentro di noi”. E ancora: “La mancanza di odio non implica necessariamente l’assenza di un’elementare indignazione morale. Io so che chi odia ha le sue buone ragioni. ma perché dovremmo scegliere sempre la via più facile? Nel lager ho percepito con tutta me stessa che anche il più piccolo atomo di odio aggiunto a questo mondo, lo torna ancora più inospitale”. Sì, essere capaci si soffrire “insieme”, aggiungere a questo mondo un po’ di amore e bontà.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria dell’apostolo Andrea e sono tratti da:

Lettera ai Romani, cap.10, 9-18; Salmo 19; Vangelo di Matteo, cap.4, 18-22.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

Solo per tentare un’applicazione pratica del Vangelo di oggi. Alcuni di noi, sabato mattina, si erano affacciati ad una di quelle inutili e noiosissime riunioni di rappresentanti di comunità, inventate dalle parrocchie, alla fine delle quali, quasi nessuno ricorderà cosa si è detto e deciso, salvo un nuovo calendario di incontri, di celebrazioni e di feste, ma soprattutto, segretamente, da parte degli infelici che vi sono stati catapultati, la promessa di tenersene possibilmente, la prossima volta, alla larga. Beh, noi vorremmo aver ricevuto la grazia di dimenticare tutto, ma sfortunatamente ci ronzano ancora oggi in testa alcune cosette che avremmo preferito non sentire. Proprio in tema di difesa dell’identità e delle radici, neppure cristiane, ma “cattoliche” (dato che il “pericolo”, qui da noi, è rappresentato dagli evangelici e non dagli islamici). E uno, però si dice: beh, si riferiranno alla visione aperta e inclusiva del Concilio. Ben venga la difesa di quella! Neanche per sogno: la fede cattolica è quella che risale all’atmosfera tridentina e che si manifesta nelle processioni, nelle folias, nelle novene e nella devozione ai santi. Cose per cui noi abbiamo, per altro, rispetto e simpatia. Ma, Gesù Cristo? Sparito, come per miracolo. Anzi, non soddisfatto, uno dei presenti aggiunge: che nostalgia del rosario in latino delle rezadeiras! Io – specifica – non lo capisco, né lo capiscono loro, ma fa tanto mistero (anche se, o forse proprio perché, è assolutamente maccheronico). Poi una suora, per dare un contributo intelligente, fa: cos’è tutto questo ecumenismo di partecipare ai culti degli altri? Al massimo, di tanto in tanto, ci si può concedere un culto ecumenico. Poi, però, ciascuno a casa sua. Meraviglia delle meraviglie. E se uno obietta qualcosa, tipo: scusate, però, Gesù Cristo, ha messo in questione la cultura, la tradizione religiosa dei padri, e Paolo anche più di lui, lo zittiscono con uno sbrigativo: discorsi teorici, che non ci portano da nessuna parte. Già, il Vangelo, è un discorso teorico. E anche Gesù è bell’e sistemato. Amen. Beh, mettiamola così: siamo tutti un po’ come Andrea, Simone, Giacomo e Giovanni, che se n’erano saliti di corsa sul carro di Gesù, senza sapere bene dove li portava. Diamoci del tempo, leggiamoci, però, almeno qualche pagina di Vangelo e riflettiamoci su. Poi, nel caso, siamo abbastanza onesti da dire al guidatore: può fermare, per favore? Voglio scendere.  Anche dopo cinquant’anni di onorata carriera.      

 

Bene, congediamoci adesso con una pagina di Etty Hillesum, tratta dal suo “Diario 1941-1943 (Adelphi). Aiuta a riconciliarsi con se stessi e con gli altri. Ed è per oggi il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

20 luglio, lunedì sera, le nove e mezzo. Senza pietà, senza pietà. Ma tanto più misericordiosi dobbiamo essere noi nel nostro cuore, la mia preghiera di stamattina presto non voleva dire nient’altro che questo: Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l’umanità che conservo in me stessa, malgrado le mie esperienze quotidiane. L’unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d’ora in noi stessi. In qualche modo mi sento leggera, senz’alcuna amarezza e con tanta forza e amore. Vorrei tanto vivere per aiutare e preparare questi tempi nuovi: verranno di certo, non sento forse che stanno crescendo in me, ogni giorno? Stamattina ho pregato pressappoco così. M’è venuto spontaneo d’inginocchiarmi su quella dura stuoia di cocco del bagno e le lacrime mi scorrevano sul volto. E credo che quella preghiera mi abbia dato forza per tutto il giorno. Ora leggo ancora una piccola novella. Continuerò a vivere a modo mio in tutte le circostanze, anche se devo battere a macchina mille lettere al giorno, dalle dieci di mattina alle otto di sera e se torno a casa alle otto coi piedi rotti dal camminare e devo ancora cenare. Riuscirò sempre a trovare un’ora. Rimarrò completamente fedele a me stessa e non mi rassegnerò né mi piegherò. Potrei forse reggere a questo lavoro, se non attingessi ogni giorno a quella gran pace e chiarezza che sono in me? Sì, mio Dio, ti sono molto fedele, in ogni circostanza, non andrò a fondo e continuo a credere nel senso profondo di questa vita; so come devo continuare a vivere e ci sono in me delle certezze così grandi, ti sembrerà incomprensibile ma trovo la vita così bella e mi sento così felice. Non è meraviglioso? Non oserei dirlo a nessuno con così tante parole. (Etty Hillesum, Diario 1941-1943).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 30 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-30T23:15:00+01:00da fraternidade
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