Giorno per giorno – 27 Novembre 2009

Carissimi.

“Quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Lc 21, 32-33). Gesù insiste: quando queste cose accadranno, non è la fine che si avvicina. È il regno di Dio. Ieri la Parola diceva: è la vostra liberazione che accade. Ma aggiunge anche dell’altro: tutto questo si compirà prima che passi questa generazione. Parlava della sua, ma parla anche di ogni generazione che, da allora, legge il suo Vangelo. Tutto si compie nella croce: la devastazione e la salvezza. Il punto della massima lontananza da Dio e quello della sua maggior prossimità. Il peccato e la grazia. I popoli crocifissi, le persone crocifisse, persino le nostre esperienze di crocifissione, rappresentano il luogo da cui si eleva il grido “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Ma sono anche, nel contempo, la scoperta che Lui è lì, e non altrove, con la sua energia di risurrezione. Che trasforma la nostra vita e quella di chi ci è prossimo e la storia che insieme alle moltitudini andiamo costruendo nella direzione del Regno. Ogni volta più vicino a Dio.     

 

Oggi, con le Chiese orientali, facciamo memoria di Giacomo l’Interciso, martire in Persia.

 

27 GIACOMO L'INTERCISO.jpgGiacomo era nato da una nobile famiglia a Bythlaba (Huzistan, Persia), nella seconda metà del IV secolo. Funzionario di corte e amico personale del re Yazdegerd I (399-420), benché cristiano, cedendo all’influenza dell’ambiente, aveva preferito rinunciare alla sua fede. La madre e la sposa, venute a conoscenza di ciò, gli scrissero per chiedergli di ripensarci, diversamente i loro destini si sarebbero irrimediabilmente divisi, avendo egli preferito la gloria del mondo all’amore di Cristo. Pentito, Giacomo tornò alla pratica della fede primitiva. Nel frattempo, morto Yazdegerd, gli era succeduto sul trono il figlio, Varahran V (421-438), che prese a perseguitare i cristiani crudelmente. Giacomo, sorpreso un giorno immerso nella lettura della Bibbia, fu denunciato al re. Ripetutamente gli fu chiesto di abiurare, ma egli rifiutò. Fu condannato allora al supplizio che gli valse il titolo di “interciso”: gli vennero via via amputate le dita delle mani e dei piedi, poi i piedi e le mani, le braccia e le gambe e finalmente la testa. Era l’anno 421.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Daniele, cap. 7,2-14; Salmo (Salmo da Dn 3, 75-81); Vangelo di Luca, cap. 21,29-33.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

 

Quante volte, nel corso della nostra esistenza, e persino ogni giorno, ci è capitato e ci capita di rinunciare alla nostra fede, come successe a Giacomo l’Interciso, di cui facciamo memoria oggi. Sono, infatti, le nostre azioni, assai più che le nostre parole, a rivelare qual è il Dio in cui crediamo, quale l’assoluto della nostra vita, a cui scegliamo di affidarci. Che è, troppo spesso, l’esatto contrario del Dio di Gesù Cristo.  Sicché, ogni volta, ci tocca ricominciare da capo. La croce è anche l’esperienza del nostro peccato, quello che appunto sacrifica in noi  la verità di Dio, la mette a tacere, la uccide nella nostra storia e nel nostro quotidiano. Ma è anche l’ostinata azione della sua grazia. L’archimandrita Athanasios Mitilinaios è un maestro spirituale del nostro tempo, che gli ambienti spirituali dell’Oriente ortodosso non hanno esitato a definire il “nuovo Crisostomo”. Noi ne abbiamo trovato qualche notizia e qualche insegnamento in rete e qui di seguito ve ne proponiamo uno come nostro 

 

PENSIERO DEL GIORNO

Non pensiamo mai che santità significhi infallibilità; l’uomo perfetto non esiste. La santità è nell’area della lotta, non è perfezione. Nessuno è perfetto. La perfezione non esiste per noi in questa vita. Ciò che esiste è l’uomo che lotta, colui che continua a battersi. Dobbiamo capire questo. Dico questo perché a volte possiamo pensare che la santità, che è comunque la nostra vocazione, è così lontana dalla nostra portata da essere irraggiungibile. Non è così. E’ un’illusione ed è opera del demonio dirci che la santità è irreale e che non possiamo raggiungerla. Il demonio vuole distruggerci. No, amici miei, non date ascolto a questo. La santità è nella lotta! (Archimandrita Athanasios Mitilinaios, Holiness is in the struggle!).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-27T23:52:00+01:00da fraternidade
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