Giorno per giorno – 06 Novembre 2009

Carissimi,

“Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare. L’amministratore disse tra sé: Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua” (Lc 16, 1-4). Viene un tempo in cui, senza che ci sia neppur bisogno che Lui ci mandi a chiamare, guardando indietro alla nostra vita, si scopre che abbiamo dissipato quasi tutto. Perché abbiamo vissuto solo in funzione di noi stessi. E, per noi cristiani, questo significa anche e soprattutto aver sperperato l’unica vera ricchezza che ci costituiva come tali, il Suo Vangelo: la vita come dono o il dono della vita. E invece.  Ora il buon Dio non ci chiede di fare pellegrinaggi penitenziali, né di moltiplicare novene, meno ancora di fare donazioni alle sue chiese. Ci chiede di agire [almeno un po’] come Lui, falsificando le carte, diminuendo i debiti che gli altri hanno accumulato. Gesù sulla croce avrebbe esagerato alla grande: Padre, cancella tutto, annulla il debito, son grulli, non sanno quello che fanno! A noi chiede di fare quello che riusciamo, sa bene che noi si va a simpatie: condonare il cinquanta per cento a uno, il venti per cento all’altro, e così via. Ciò che si condona, ciò che si perdona al nostro prossimo è un dono fatto direttamente a Lui. Perché a Dio interessano i suoi figli, la pace, l’amore, la giustizia, tra di loro. Di sé non gli importa proprio nulla. E ad accoglierci alla fine ci sarà sempre e solo Lui.         

 

Oggi facciamo memoria di Piccola sorella Magdeleine de Jésus, contemplativa tra i poveri, e di Marcel Légaut, cristiano libero e appassionato di Gesù.

 

06_MADALENA_DE_JESUS.JPGMagdeleine Hutin era nata a Parigi, il 26 aprile 1898, in una famiglia originaria della Lorena, a pochi chilometri dalla frontiera con la Germania. La  Guerra  del 15-18 aveva avuto pesanti conseguenze sulla sua famiglia: la nonna uccisa, due fratelli morti al fronte, la sorella uccisa dall’epidemia di  spagnola, lei stessa colpita da una pleurite tubercolosa. Restata sola con i genitori, nonostante tutte le sofferenze che avrebbero potuto schiacciarla, scelse di vivere, coraggiosamente e alla grande. Cioè, secondo il Vangelo, da piccola, piccolissima. Sognava di recarsi in Africa, quando s’imbattè in una vita di Charles de Foucauld, pubblicata nel 1921.  Di quella lettura dirà poi:  “Mi resi conto che tutte le idee che avevo da così tanto tempo, qualcuno le aveva avute prima di me, e ho pensato che non dovevo far altro che seguire le sue tracce, lasciandomi condurre da lui”. La salute malferma tuttavia non le lasciava troppe speranze, finché il medico un giorno le disse che solo un clima secco poteva darle qualche speranza di guarire.  Fu così che con una compagna, Anna, decise di partire per l’Algeria. Nel 1938 incontrò per la prima volta il p. René Voillaume, che pochi anni prima aveva fondato, nel Sahara, la fraternità dei piccoli fratelli di Gesù, che si rifanno alla spiritualità foucauldiana. E, di lì a poco, l’8 settembre 1939, Magdeleine fonderà la Fraternità delle piccole sorelle di Gesù, a Touggourt (Algeria), seguendo la stessa ispirazione. Ciò che maggiormente colpiva in Magdeleine era l’amore ardente che la spingeva instancabilmente all’incontro con i più poveri, i più abbandonati del mondo, per comunicar loro, attraverso la sua amicizia, qualcosa della tenerezza di Dio. Lasciò scritto: “Dio mi ha preso per mano ed io l’ho seguito ciecamente…. Sempre, fin dal primo istante, il Signore mi ha dato una fede pazza, quella fede che Lui aveva promesso di ricompensare spostando montagne”. Magdeleine morì il 6 novembre 1989.

 

06 MARCEL LEGAUT.jpgMarcel Légaut nacque a Parigi  nel 1900.  Professore associato all’Ecole Normale supérieure e dottore in matematica, insegnò alle università di Rennes e di Lyon, animando nello stesso tempo numerosi gruppi di spiritualità nell’ambiente universitario, in un periodo segnato da incontri decisivi per la sua vita, quelli con padre Portal, Gabriel Marcel, Teilhard de Chardin…  Segnato profondamente dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, a quarant’anni, decise di abbandonare l’università, per trasferirisi con la moglie appena sposata  a vivere un’esistenza da contadini e allevatori in in una località isolata dello Haut-Diois. Questo isolamento gli permise, durante il periodo bellico,  di prestare soccorso a rifugiati, ebrei, disertori e renitenti. Associando il lavoro manuale all’ufficio di padre di famiglia (dalla coppia nacquero sei figli), continuò lungo gli anni una ricerca spirituale esigente e profonda, a cui spesso si affiancarono alcuni amici che raggiungevano la famiglia  in estate nella frazione in cui abitava e che si ritroveranno con lui, una volta pensionato, a Mirmande, nella sede dell’Associazione culturale che porta oggi il suo nome. A vent’anni da quella scelta, Marcel Légaut sentì l’esigenza di raccontare e testimoniare ciò che viveva. Nacquero così i libri, una ventina di titoli, che vennero via via descivendo il suo itinerario di uomo libero. Tra essi: “Lavoro della fede” (1962), “La realizzazione umana”, diviso poi in due volumi “L’uomo alla ricerca della sua umanità” (1971) e “Introduzione all’intelligenza del passato e dell’avvenire del cristianesimo  (1970).  E poi ancora: “Cambiamento della Chiesa e conversione personale” (1975), “Pazienza e passione di un credente” (1978), “Divenire se stessi” (1980), “Preghiere d’uomo” (1978).  Confessò: “Tutta la mia vita, ho cercato di conoscere Gesù, di raggiungerlo. Mi avevano parlato di lui ed io ho cercato di comprenderlo con la mia intelligenza. Ero commosso e attratto dall’immagine che avevo di lui. È così che sono stato condotto a una conoscenza di Gesù che è la comunione del mio essere con il suo essere”. Chiamò la Chiesa: “Mia madre e mia croce”. Morì il 6 Novembre 1990.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Romani, cap.15, 14-21; Salmo 98; Vangelo di Luca, cap.16, 1-8.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

 

Da una conferenza sul tema “La vita spirituale” tenuta da Marcel Légaut nel 1986, che troviamo nel sito della sua Associazione (http://www.marcellegaut.fr ) prendiamo questo brano che, nel congedarci, vi proponiamo come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Vorrei insistere sull’importanza che riveste per la vita spirituale lo sguardo che si deve portare sul proprio passato. […] Spesso abbiamo detto che c’è una differenza tra infrazione e infedeltà. L’infrazione la conosciamo appena la commettiamo, perché corrisponde a qualcosa che ci è imposta dal di fuori; l’infedeltà invece è una realtà molto più segreta, perché assai spesso noi siamo infedeli senza saperlo. Ed è solo dopo essere stati ripetutamente fedeli, che, con uno sguardo adeguato sul passato, scopriamo le nostre infedeltà. È proprio in questo momento che scopriamo che il dono non è totale e che in una certa misura ciò che credevamo fosse ciò che doveva essere, non era invece affatto quello che dovevamo fare, e del resto non avremmo potuto farlo e neppure saperlo, da cui si deduce questa cosa importante e, cioè, che c’è in noi un male che ignoriamo, che avrà delle conseguenze importanti nella nostra vita e di cui bisogna che prendiamo sufficientemente coscienza in tempo per, in certo qual modo, dargli un senso positivo. Ora, come noi riconosciamo le nostre infedeltà solo dopo essere stati un tempo sufficientemente fedeli, così dobbiamo loro la possibilità di essere positive, esse che erano negative all’inizio senza che noi lo sapessimo. Questo avviene quando siamo capaci di guardarle in faccia e di scoprire il lavorio segreto che si è svolto dentro di noi, grazie a noi, ma al di là della nostre intenzioni, e che ci permette di capire  come certe cose, che abbiamo oggi in positivo, sono a ben vedere la conseguenza delle infedeltà sconosciute da noi commesse a suo tempo.  È una ripresa dalla base, dal fondo, di una realtà che era guasta e che, proprio perché guasta, ci permette forse oggi di avere una fecondità che non avremmo potuto avere se ci fossimo mantenuti nel retto cammino. ( Marcel Légaut, La vie spirituelle).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-06T23:12:00+01:00da fraternidade
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