Giorno per giorno – 07 Ottobre 2009

Carissimi,

“I discepoli ritornarono a Gerusalemme […]. Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano…  ed erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1, 12-14). In qualche modo, il Rosario, dev’essere nato così. Dai discepoli e sua madre che si ritrovano e pregano e ne ricordano i gesti e gli insegnamenti. Il Rosario, se per alcuni è oggi una preghiera noiosa, una tiritera senza senso, per altri deve avere un qualche segreto, dato che quando vi si prende parte, qui e là, nelle case, si scopre che buona parte dei presenti è composta di uomini, di ogni età. Che se ne stanno lì, in piedi, per tutta la durata del terço, rispondendo come si deve al Padre nostro, all’Ave Maria e al Gloria, e non invece silenziosi, imbarazzati o assenti, come succede quando, raramente, li si incrocia in chiesa. Il Vangelo, oggi, si concludeva con la parola di Maria: Ecco la serva del Signore. Come anche il primo di quei misteri, che si chiudono poi con Maria regina. Ovvero, gli ultimi che, nella logica del Regno, si ritrovano primi. La storia vista dalla parte di Dio. Ma che fatica trovare chi accetti di farla sua, dandogli il suo contributo.

 

Oggi dunque la Chiesa cattolica celebra la memoria della Beata vergine Maria del Rosario.  

 

07 BV MARIA DEL ROSARIO.jpgL’origine della festa non è, come si dice, delle più felici. Voluta da Pio V per celebrare la vittoria conseguita sulla flotta turca, a Lepanto, il 7 ottobre 1571, dicono che ancora oggi, più di quattrocento anni dopo, Nostra Signora non si dia pace. E quando le capita di vedere il papa Pio per le strade dei cieli (dato che l’hanno pure canonizzato per garantirgli il paradiso), scuote ancora la testa e gli fa: ma a te, ti ha dato di volta il cervello? Già, perché a Lepanto, come in ogni guerra, passata, presente e futura, a combattersi c’erano, ci sono e ci saranno, solo dei diavoli. Quand’anche poveri. Dall’una e dall’altra parte.         

 

Noi facciamo anche memoria di John Woolman, profeta quacchero, e di Manuel Antonio Reyes, prete, martire in El Salvador.    

 

07 JOHN WOOLMAN.jpgJohn Woolman era nato, il 19 ottobre 1720, quinto dei dodici figli di Samuel Woolman e Elizabeth Hudson Burr, una famiglia quacchera di Rancocas, nel New Jersey, non lontano da Filadelfia. Da ragazzo ebbe una prima rudimentale istruzione nella scuola quacchera del paese, ma la sua formazione fu comunque autodidatta. Dopo una malattia, seguita ad una sbandata adolescenziale, cominciò a lavorare come garzone in un panificio e a frequentare regolarmente gli incontri della Società degli Amici, sempre più attento ad ascoltare gli insegnamenti di Gesù e preoccupato di porli in pratica. Iniziatosi al mestiere di sarto, sposò ventinovenne Sarah Ellis, da cui nacquero due figli, Mary e William.  Nel 1756 cominciò a redigere il suo Diario e prese a pubblicare alcuni opuscoli contro il sistema schiavista. Tale lotta sarebbe divenuto obiettivo prioritario della sua vita. Diceva che “l’unica maniera cristiana per trattare gli schiavi è liberarli”. Sempre ospitalissimo con tutti, rifiutava tuttavia di accogliere in casa chi fosse proprietario di schiavi. Durante le guerre contro i francesi e contro gli indiani, scelse l’obiezione di coscienza, rifiutando di pagare le tasse di guerra e preferendo pagare le multe salate a cui era ogni volta condannato. Visse semplicemente, delle cose essenziali,  sapendo che il desiderio smodato del lusso e delle ricchezze è la radice di tutte le oppressioni e le guerre. Decise di non mangiare nulla che contenesse zucchero o melassa perché prodotto dal lavoro degli schiavi, e  rifiutò gli abiti tinti per la stessa ragione.  Sosteneva che non ci si può limitare ad evitare  l’oppressione diretta degli altri esseri umani, ma si deve rifiutare il consumo e il godimento di ogni bene che sia frutto dello sfruttamento umano.  Inviato in Inghilterra per divulgare tra le locali congregazioni quacchere le idee abolizioniste, si ammalò di vaiolo e morì il 7 Ottobre 1772,  nella città di York.

 

07 MANUEL ANTONIO REYES.jpgManuel Antonio Reyes era nato nel 1945 a San Rafael Oriente, nel dipartimento di San Miguel (El Salvador). Era parroco di Santa Marta, nella Colonia “10 Settembre”, quando una mattina la sua casa viene perquisita e lui è sequestrato da individui che dichiarano di appartenere a “nuclei investigativi”. Il giorno seguente il Ministro della Difesa, a Mons. Rivera y Damas, che gli chiede conto della scomparsa, assicura il suo interessamento. Ma, il giorno stesso, il corpo senza vita del sacerdote è ritrovato per strada. Per questo prete di trentacinque anni il suo legame con la comunità cristiana di un quartiere operaio è stato motivo sufficiente per decretare la sua morte.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della memoria di Nostra Signora del Rosario e sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.1, 12-14; Salmo (da Lc 1,46-55); Vangelo di Luca, cap.1, 26-38.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

Per stasera è tutto. Da buon domenicano, l’ex maestro generale dell’Ordine dei Predicatori, il geniale Timothy Radcliffe, non poteva non offrirci una bella e convincente lettura della preghiera, lanciata a suo tempo dal santo fondatore del suo Ordine.  Ve ne proponiamo un brano tratto dal suo libro “Je vous appelle amis” (Les Éditions du Cerf), che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La singola Ave Maria è la preghiera del viaggio che ciascuno di noi deve percorrere, dalla nascita alla morte passando per il momento presente. Ma in fin dei conti, la nostra vita non ha senso in se stessa, come storia privata, individuale. La nostra vita ha senso solo se presa dentro una storia più vasta, che si estende dalla sua origine sino alla sua fine sconosciuta, dalla Creazione al Regno. E questa estensione più lunga è data dai misteri del Rosario, che raccontano la storia della Redenzione. Si potrebbe così dire che ogni Ave Maria rappresenta una vita individuale, con tutta la sua storia dalla vita alla morte. Ma tutte queste Ave Maria sono abbracciate in una storia più lunga, quella della Redenzione. Noi abbiamo bisogno di due dimensioni, una storia a due livelli. Ho bisogno di dare una forma e un senso alla mia vita, alla storia della mia carne e del mio sangue, con le mie sconfitte e le mie vittorie. Se non c’è posto per la mia storia unica, io sarei semplicemente perso nella storia dell’umanità. Poiché Cristo mi ha detto: “Oggi, tu sarai con me in Paradiso”. Ho bisogno di questa Ave Maria individuale, il mio piccolo dramma personale, per far fronte alla mia piccola morte personale. La mia morte forse non significa granché per l’umanità, ma, per me, sarà abbastanza importante. Tuttavia non è sufficiente tenersi a questo livello personale. Devo vedere la mia vita inserita nel dramma più vasto del disegno di Dio. Da sola, la mia storia non ha senso. La mia Ave Maria individuale deve trovar posto nei misteri del Rosario. Così il Rosario propone il perfetto equilibrio di cui noi abbiamo bisogno per ricercare il senso della nostra vita, sia sul piano individuale che su quello collettivo. (Timothy Radcliffe, Je vous appelle amis).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Ottobre 2009ultima modifica: 2009-10-07T23:35:00+02:00da fraternidade
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