Giorno per giorno – 06 Ottobre 2009

Carissimi,

“Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti” (Lc 10, 38-40). Durce ricordava stamattina che, questo brano, lo si era letto forse un paio di mesi fa. E ci ha quasi azzeccato.  E se non facciamo confusione, ci eravamo detti che Gesù non è che avesse già in mente le monache, che se ne stanno beate a contemplare il Signore, in opposizione alle donne normali, che sfacchinano da mattina a sera. Anche perché non è vero che sia proprio così. Ce n’è che lavorano e ce n’è che contemplano, tra le une e tra le altre. Quello che preme a Gesù è di metterci in guardia da un certo attivismo senza radici. Che dimentica presto “perché” si fanno le cose. Sicché uno, a un certo punto, si dice: ma chi me lo fa fare? e molla tutto. C’è bisogno di radicarci nell’ascolto, per sapere poi cosa fare e come. E dona Dominga dice: ma, allora è ciò che facciamo noi, qui. La mattina siamo Maria, e poi, durante il giorno, eccoci Marta, vai di qui, vai di là, e arriva sera che non sapremmo neppure dire quanti chilometri ci siamo macinati.  Già, e Lui che ci guarda soddisfatto e si dice: ma queste(i) hanno capito tutto!

 

Oggi è memoria di Bruno di Colonia, monaco fondatore della Certosa, e di William Tyndale, riformatore e martire.

 

06_bruno II.jpgNato, nel 1030, a Colonia (nell’attuale Germania), in una nobile famiglia, Bruno di Hartenfaust, una volta ordinato sacerdote, si dedicò per venticinque anni all’insegnamento della Teologia, nell’archidiocesi di Reims. A cinquantaquattro anni, dopo un ritiro nell’abbazia di Molesmes, in Francia,  decise, con sei compagni, di darsi alla vita eremitica nella regione allora disabitata della Chartreuse. Abitando in piccole abitazioni individuali, i monaci presero a vivere un’esistenza austera, silenziosa e laboriosa, riunendosi solo per pregare insieme l’Ufficio Divino. Nacque così l’Ordine dei Certosini. Quattro anni più tardi, il papa Urbano II, suo antico allievo, lo volle a Roma come suo consigliere, per dar mano alla riforma della Chiesa. Ma l’atmosfera che si respirava alla corte pontificia e i crescenti dissidi tra il papa e l’imperatore non dovettero piacere granché all’austero monaco, che nel  1092, preferì  tornare alla sua vita, recandosi questa volta in Calabria, dove fondò l’eremo di Serra, nei pressi di Squillace. Lì morì il 6 ottobre dell’anno 1101.

 

06. Tyndale.jpgWilliam Tyndale era nato nel 1493 nella contea di Gloucester. Poco si sa della sua giovinezza, salvo il fatto che studiò ad Oxford e a Cambridge. Divenuto prete, subì presto l’influenza delle idee riformatrici di John Wycliff, che sosteneva la necessità per la gente comune di riappropriarsi della Bibbia. Per fronteggiare questa “minaccia”, da oltre un secolo, nel 1408, era stata approvata una legge che proibiva ogni traduzione della Bibbia in inglese e comminava la scomunica a chiunque si azzardasse a leggere la Sacra Scrittura. Sorpreso per l’ignoranza che caratterizzava gran parte del clero, Tyndale dichiarò un giorno ad uno dei suoi colleghi: “Se Dio mi darà vita a sufficienza, farò sì che un qualunque popolano arrivi a conoscere la Bibbia più di voi”.  Fino ad allora, l’unica traduzione disponibile della Bibbia  era quella manoscritta da Wycliffe, distribuita clandestinamente dai Lollardi. Basata sulla Vulgata latina e non sui testi originali ebraici e greci,  era tuttavia piuttosto approssimativa. Tyndale chiese allora al Vescovo di Londra, Cuthbert Tunstall, il permesso di intraprenderne una nuova. Ma, invano. Deluso, nel 1524, lasciò il Paese, recandosi  ad Amburgo, dove si dedicò a tempo pieno a quello che ormai considerava il compito della sua vita. Scoperto e denunciato, fuggì a Worms, dove riuscì a dare alle stampe e ad inviare in Inghilterra la prima edizione della traduzione del Nuovo Testamento in lingua corrente. Era il 1526. Il vescovo Tunstall non gradì e ordinò di bruciare nella pubblica piazza tutte le copie sequestrate. Trasferitosi ad Anversa, dove contava di essere piú al sicuro, Tyndale pubblicò nel 1530 il Pentateuco e la seconda edizione del Nuovo Testamento. Sfortunatamente, nel maggio del 1535, tradito da un suo connazionale di nome Henry Phillips, fu arrestato e rinchiuso nella prigione di Vilvoorde, nei pressi di Bruxelles. Processato da un tribunale della Chiesa d’Inghilterra, che Enrico VIII aveva da poco reso indipendente da Roma, Tyndale fu condannato a morte. Prima di essere strangolato e poi bruciato, in piazza a Bruxelles, il 6 ottobre 1536, gridò: “Signore, apri gli occhi del Re d’Inghilterra!”. E l’anno successivo, di fatto, Enrico VIII avrebbe concesso la sua approvazione alla traduzione e alla diffusione della Bibbia  di Tyndale. 

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Giona, cap.3, 1-10; Salmo 130; Vangelo di Luca, cap.10, 38-42.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

Bene, a quest’ora è il caso di dirci, come si usa qui: “Durma com os anjos!”, che è la maniera di augurarsi un sonno tranquillo e ristoratore. Non senza aver letto, prima, questo brano di una lettera, indirizzata  da Bruno di Colonia al suoi amico Rodolfo il Verde. Che vi proponiamo come nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Quanta utilità e gioia divina rechino la solitudine e il silenzio dell’eremo a coloro che li amano, lo sanno solamente quelli che ne hanno fatto esperienza. Qui, infatti, agli uomini forti è consentito raccogliersi quanto desiderano e restare con se stessi, coltivare assiduamente i germogli delle virtù e nutrirsi, felicemente, dei frutti del paradiso. Qui si conquista quell’occhio il cui sereno sguardo ferisce d’amore lo Sposo, e per mezzo della cui trasparenza e purezza si vede Dio. Qui si pratica un ozio laborioso e si riposa in un’azione quieta. Qui, per la fatica del combattimento, Dio dona ai suoi atleti la ricompensa desiderata, cioè la pace che il mondo ignora, e la gioia nello Spirito Santo. Questa è quella Rachele avvenente, di bell’aspetto, che Giacobbe, sebbene fosse meno fertile di figli, amò più di Lia, certo più feconda ma dagli occhi cisposi. Meno numerosi, infatti, sono i figli della contemplazione rispetto a quelli dell’azione; tuttavia Giuseppe e Beniamino più degli altri fratelli sono amati dal padre.   Questa è quella parte migliore che Maria ha scelto e che non le sarà tolta. Questa è quella bellissima Sunamita, l’unica trovata in tutto il territorio d’Israele, che, giovane, potesse accarezzare e riscaldare l’anziano Davide. Magari, fratello mio carissimo, tu la amassi sopra ogni altra cosa, sicché, riscaldato dai suoi abbracci, tu potessi ardere di amore divino. Se anche una sola volta il suo amore si stabilisse nel tuo cuore, subito quella seducente e carezzevole ingannatrice che è la gloria del mondo sarebbe per te degna di disprezzo e le ricchezze che tanto inquietano e sono tanti pesanti per l’animo facilmente le respingeresti e, altresì, proveresti ripugnanza per i piaceri, nocivi sia al corpo che allo spirito. (Bruno di Colonia, Lettera a Rodolfo il Verde).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Ottobre 2009ultima modifica: 2009-10-06T23:10:00+02:00da fraternidade
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