Giorno per giorno – 23 Agosto 2009

Carissimi,

“Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio” (Gs 24, 16-18). È la grande professione di fede, è più ancora, di amore riconoscente, nel e per il Dio-che-libera, con cui le tribù d’Israele convocate a Sichem, rispondono all’ultimo appello che il vecchio Giosuè rivolge loro: “Se vi dispiace servire il Signore, scegliete oggi chi volete servire” (v.15). Scegliete oggi. Cioè, scegliete ogni giorno. Gli stessi accenti, li ritroviamo nel Vangelo. Gesù conosce i rischi, le incognite della libertà. La sua e quella di coloro a cui “sceglie” di donarsi. Lui come significato ultimo e decisivo di ogni esistenza, il mistero dell’origine e il fine di ogni cosa, che liberamente si affida alla scelta consapevole (o al capriccio), e perciò anche al rifiuto di uno qualunque o di tutti i suoi figli. Gesù sa il peso della libertà che offre. Grande tanto quanto gli idoli da cui Egli ci libera. Sa quanto ci suoni duro l’invito a fare “liberamente” del significato che Lui è – corpo “liberamente” donato, sangue “liberamente” versato per la vita degli altri -, il senso della nostra vita. Per questo ci chiede: “Volete andarvene anche voi?” (Gv 6, 67). Senza nessun ricatto, senza la minaccia di nessun inferno. Solo la sua infinita tristezza per essere lasciato solo a sognare ciò che nessuno oserebbe sognare: la vita, per davvero, sotto il segno dell’amore, un’umanità libera e riconciliata, aperta all’accoglienza e al perdono, capace di vivere relazioni di fraternità. E solo quelle. Il contrario della nostra.

 

I testi che la liturgia di questa XXI Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Giosuè, cap.24, 1-2a. 15-17. 18b; Salmo 34; Lettera agli Efesini, cap.5, 21-32; Vangelo di Giovanni, cap.6, 60-69.

 

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane.

 

Oggi è memoria di Rosa da Lima, mistica domenicana, prima santa d’America.

 

23_ROSA_DE_LIMA.JPGIsabel Flores y de Oliva (tale il suo nome alla nascita) nacque a Lima il 20 aprile 1586, decima dei tredici figli di Maria Oliva e di Gaspar Flores, discendente da una nobile famiglia spagnola decaduta. La tradizione vuole che il nome le fosse cambiato in Rosa già da bambina a causa della sua bellezza. Di fronte alle difficoltà economiche familiari, fin da ragazza, Rosa contribuì come poteva con lavori di giardinaggio, durante il giorno, e di cucito, la notte. A vent’anni, desiderando consacrarsi ad una vita d’austerità, mortificazione e abbandono alla volontà di Dio, scelse di entrare nella fraternità laica dell’ordine domenicano. Si fece costruire una piccola cella sul retro della casa dei genitori e lì visse dedicando gran parte del suo tempo alla preghiera e  prodigandosi nel servizio ad ammalati e abbandonati, soprattutto indigeni e negri. Raggiunse un alto grado di vita contemplativa, in cui visioni ed esperienze mistiche si alternavano a stati di tenebre spirituali. Nel 1614, già gravemente malata e sofferente, accettò la proposta di trasferirsi nella casa dei coniugi Gonzalo e Maria De la Masa, dove si fece costruire una celletta nel granaio. Morì  a 31 anni, il 24 agosto 1617.

 

GANESH.jpgDa ieri e per dieci giorni l’India celebra la nascita di Shri Ganesh, una tra le rappresentazioni simboliche del Dio impersonale (Brahman) più popolari e venerate. Il figlio primogenito di Parvati, sposa di Shiva, è raffigurato con corpo umano e testa di elefante, con una zanna e quattro braccia, mentre cavalca un topo (simbolo dell’ego e della mente con i suoi desideri insaziati, che il dio è in grado di controllare e dominare).  I fedeli ne fanno l’immagine della provvidenza divina, che rimuove ogni ostacolo e dona prosperità e fortuna. 

 

Per stasera è tutto. Non abbiamo scritti della domenicana Rosa da Lima, ma possiamo offrirvi un brano di Timothy Radcliffe, già maestro generale dell’ordine domenicano, che troviamo nel suo libro Testimoni del Vangelo” (Qiqajon). Che ci sembra di stringente attualità. Ed è, per oggi, il nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Che cosa dice la celebrazione dell’eucaristia, riguardo al modo in cui viviamo il tempo? La tradizione cattolica potrebbe parlarne come del sacramento del futuro. È un segno e un sacramento del nostro futuro, quel Cristo risorto in cui tutti gli esseri umani sono uno. Condividere il corpo e il sangue di Cristo non è soltanto ricordare che un giorno il Regno verrà. È il Regno che irrompe adesso, sacramentalmente. L’industria dello spettacolo fa una parodia del futuro dell’umanità, che noi mettiamo in atto sacramentalmente. In che modo noi cristiani apparteniamo gli uni agli altri adesso, tanto da essere un segno di quel futuro? In che modo noi significhiamo il nostro futuro? […] In questa società frammentaria, così incerta e spaventata, la tendenza è quella di costruire comunità sicure perché composte di persone uguali. Richard Sennet ha scritto: “L’immagine della comunità è mondata da qualunque cosa possa far sorgere un senso di differenza, e tanto meno di conflitto, in ciò che siamo ‘noi’. In tal modo il mito della solidarietà comunitaria è un rituale purificatorio… Tratto peculiare di questo mitico senso di condivisione tipico delle comunità è che le persone sentono di appartenersi a vicenda perché sono uguali”. Come ebbe a chiedere una volta lady Tatcher: “Sei uno di noi?”. Cadiamo mai nella medesima tentazione? Le nostre comunità cristiane si fondano forse nel sentire che siamo tutti uguali? A volte la gente si spinge fino a dire: “Voi cattolici, siete proprio tutti la stessa cosa, no?”. Se però è questo il fondamento della nostra comunità, allora non siamo altro che un ennesimo gruppetto di persone strette insieme per paura della differenza. Al cuore della comunità cristiana, che indica verso il futuro, c’è l’abbraccio del diverso e dell’altro. (Timothy Radcliffe, Testimoni del Vangelo).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-23T23:18:00+02:00da fraternidade
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