Giorno per giorno – 22 Agosto 2009

Carissimi,

“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito” (Mt 23, 2-4). Quando ascoltiamo questo ammonimento di Gesù (con quanto segue), noi cristiani si cerca ogni volta di metterci la coscienza in pace, dato che vi si parla di cattedra di Mosè, di scribi e di farisei. Ma, evidentemente, Matteo “parla a nuora perché suocera intenda”. La sua preoccupazione è che gli atteggiamenti che Gesù denunciava si ripetano nella sua comunità (e in quelle future). Quindi anche le nostre. E dobbiamo riconoscere che non aveva tutti i torti. Il nostro giudice interiore è sempre pronto a puntare il dito e ad esigere dagli altri quanto poi, noi, nel nostro quotidiano, mai ci sogneremmo di pretendere da noi stessi. Il brano di oggi si chiude con quella che dovrebbe essere la regola-guida di ogni nostra comunità: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato” (Mt 23, 11-12). Che rimanda in qualche modo  anche al significato della festa di oggi, una festa feriale e sottotono, come conviene:    

 

22 INCORONAZIONE b.jpgFesta di Maria,  Contadina di Galilea, che si volle serva e che Dio si scelse come regina.

 

Come dire: Servire Dio (il suo progetto di liberazione dell’umanità, di ogni uomo e donna) è regnare. L’unico modo di regnare che Lui riconosce come suo. A maggior ragione nelle sue chiese. Ogni altra maniera si risolve quasi sempre in un’impresa a delinquere. 

 

Oggi facciamo memoria anche di  Alexis d’Ugine, presbitero ortodosso 

 

22 FATHER ALEXIS.jpgAlexis era nato il 1° luglio 1867 nel villaggio di Fomistchevo (distetto di Viazma), nella famiglia di Ivan Medvedkoff, un semplice prete di campagna, che morì poco dopo la nascita del figlio. Nonostante le condizioni povere della famiglia, Alexis potè frequentare l’intero ciclo di studi classici che era offerto a quel tempo ai figli del clero sposato. Dopo aver lavorato per alcuni anni presso la chiesa dedicata a S. Caterina martire, a San Pietroburgo, ed essersi sposato, potè vedere coronato il suo desiderio di essere ordinato sacerdote, il 26 dicembre 1895. Già dal gennaio seguente si vide affidata una parrocchia molto povera, dedicata alla Dormizione della Vergine, a Vruda (provincia di San Pietroburgo), dove resterà 23 anni. Poco dopo lo scoppio della rivoluzione bolscevica del 1917, nel clima di persecuzione religiosa che si affermò, padre Alexis fu arrestato, picchiato e torturato a più riprese.  Condannato alla fucilazione, ebbe tuttavia salva la vita. Nel 1919, come molti altri compatrioti, si recò in esilio in Estonia, dove lavorò duramente, prima come minatore, poi come guardiano notturno, senza tuttavia mai tralasciare di celebrare la Divina Liturgia. Dopo  la morte della moglie, che lo lasciò solo con due figlie, nel 1929 chiese e ottenne di trasferirsi in Francia, dove il metropolita Euloge Guéorguievsky lo nominò rettore della piccola chiesa di Saint-Nicolas d’Ugine, in Savoia, il 15 dicembre dello stesso anno. Le sue relazioni con la comunità russa in esilio furono certamente la prova più dolorosa che gli toccò vivere, dovendo fare i conti con le lotte intestine che l’attraversavano e con i ripetuti tentativi degli opposti schieramenti di influenzarlo e di metterlo contro gli altri. Di carattere dolce e umile, si sforzò in diversi modi di essere per tutti fonte e causa di pace, quali fossero le condizioni sociali, gli orientamenti politici ed ecclesiali dei suoi fedeli.  La lotta e le persecuzioni che un piccolo gruppo di ex-militari gli mosse, con il tentativo di metterlo in cattiva luce agli occhi del metropolita, non riuscì ad ottenerne l’allontanamento, ma contribuì, assieme al duro lavoro e alle altre prove sostenute in passato,  a minarne la salute. Nel luglio 1934, padre Alexis fu ricoverato all’ospedale di Annecy, dove gli fu diagnosticato un tumore allo stomaco in via di generalizzazione. Nelle ultime settimane di vita, ricevette nella sua camera d’ospedale la visita di un numero crescente di persone, desiderose dei suoi consigli spirituali. A quanti l’avevano calunniato, mandò a chiedere perdono, affermandosi colpevole. Il giorno prima della morte, dopo essersi confessato e aver ricevuto la comunione, cantò a lungo inni religiosi. Morì all’alba del 22 agosto 1934. È stato canonizzato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, il 4 febbraio 2004.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Rut, cap.2, 1-3. 8-11; 4,13-17; Salmo 128; Vangelo di Matteo, cap.23, 1-12.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Ramadan Start.jpg“Mese di Ramadan! In quel periodo fu fatto scendere il Corano, guida per le genti, orientamento per gli umani, documento per la giusta direzione e per la discriminazione. Chiunque fra voi è presente al sorgere della luna nuova, digiuni. Il malato e il viaggiatore suppliranno con egual numero di giorni tralasciati. Il Dio auspica per voi felicità, e non tristezza” (Corano II, 185). Oggi è il primo giorno di Ramadan, il nono mese del calendario lunare islamico. Il digiuno (sawm) che lo caratterizza  consiste nell’astensione da cibi, bevande, rapporti intimi, fumo, ma anche da ogni altro cattivo pensiero o azione, durante l’intera giornata fino al tramonto. Una leggera refezione è consentita un poco prima dell’aurora, mentre dopo il tramonto, il digiuno è rotto da un ricco pasto e da ore di allegro convivio, con musica, danze e giochi.  La festa – nel suo alternarsi di astinenza e di eccessi – vuole esprimere in primo luogo l’ubbidienza alla parola di Dio che l’ha comandata e la riconoscenza dei fedeli per i doni elargiti da Dio, ma intende anche stimolare la solidarietà nei confronti di  quanti sperimentano la fame durante tutto l’anno  e contribuire ad una purificazione/disintossicazione  dell’organismo.    

 

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi un brano della migliore spiritualità ortodossa (in omaggio alla nostra memoria di oggi). Lo prendiamo dal libro “L’amore folle di Dio” (Edizioni Paoline) di Pavel Nicolaevič Evdokimov. Ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Nei ricordi dell’adolescenza Sartre dice una cosa profonda: “Mi aspettavo un Creatore (Padre), mi è stato servito un Gran Padrone”. La Chiesa deve farsi sensibile a questa attesa, a questa ricerca, e rispondervi. Attraverso la sua risposta un vescovo non deve apparire un capo, un padrone, una forza coercitiva , ma l’immagine del Padre; e un uomo che ha sete di libertà deve apparire il figlio prodigo che cerca il cuore del padre e non l’autorità. È la gioia e la libertà dei figli di Dio, che trovano nella Chiesa, al di là delle regole e delle funzioni, lo Spirito Santo. L’obbedienza a Dio interiorizzata contempla quanto canta la liturgia: “Solo Santo, solo Signore è Gesù Cristo”. È la sola signoria rivelata da Dio ed è la signoria del Cristo che bussa alla porta del cuore umano (Ap 3, 20). A fianco del Cristo si colloca la signoria pentecostale dello Spirito Santo, dei suoi aneliti di libertà, nell’attesa della signoria del Padre nel regno. Ma si può chiamare autorità questa signoria? Sarebbe assurdo.  Il regno è la signoria della Trinità che include nel sacro cerchio della circolazione eterna dell’amore tutti gli uomini, liberati infine totalmente dalla verità-gioia senza tramonto. La Chiesa, come S. Giovanni Battista, deve “diminuire” per non rivelare che la presenza del Cristo – Sposo e Fidanzato – che offre fin d’ora la comunione eucaristica come una comunione nuziale con tutto l’essere umano. (Pavel Nicolaevič Evdokimov, L’amore folle di Dio).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.  

Giorno per giorno – 22 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-22T23:57:00+02:00da fraternidade
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