Giorno per giorno – 16 Giugno 2009

Carissimi,

“Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). In cosa consiste la perfezione del Padre, a cui Gesù, saremmo portati a dire troppo ottimisticamente, ci invita? Noi non giureremmo di avere le idee troppo chiare in proposito. Però, da quel che ci riesce di capire, dev’essere più problema suo, che nostro. Non tutto suo, ma più suo. Dona Dominga, stamattina, ha detto solo: È bella la pazienza di Dio. Forse, intendeva che Dio è bello, cioè perfetto, perché è paziente. Col mondo, con noi, con tutti. Lui, del resto, se lo può permettere, perché è in grado di vedere già l’opera finita. Che è sempre un capolavoro, se no, Lui non sarebbe Dio. Sì, anche ognuno(a) di noi, con i suoi difetti, errori (quando non orrori), fragilità, deficienze, rivolte, e quant’altro. “È proprio cattivo!”: ci capita di dire di qualcuno, soprattutto se non ci va a genio. Lui, no, non lo direbbe mai. Come non lo dice mai una madre di un figlio. Lui vede più a fondo, le ferite, le umiliazioni, le miserie, che segnano, e spesso determinano, una storia. E non giudica mai, comprende. Così, ogni giorno rappresenta la possibilità concreta di un nuovo inizio. È questo il fascino dell’incontro con Lui. Non è vero che l’Antico Testamento insegnasse “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”, non c’è scritto da nessuna parte. Ma è vero che a tutti fa comodo intendere così.  E persino le religioni (le chiese) ci insegnano (o ci portano) a farlo. Gesù ci dice: tutto bene, quel che è stato è stato, adesso io ti faccio un’altra proposta. Che è difficile, ma non impossibile. Tu ci stai, a partire da oggi? Sapendo che Dio non è più quella spada di Damocle sospesa sulla tua testa, che hai sempre creduto, ma abbraccio che ti accoglie comunque tu sia? Anche con la mia incapacità di amare i miei nemici, con l’impossibilità di concedere il mio perdono? Sì, anche così. Tu sei mio figlio, ragazzo mio, (come anche quelli che tu odi), io non vi butto via così facilmente. Dovreste passare sul mio cadavere!  Passare sul cadavere del Figlio di Dio noi ci si è provato più di una volta, ma è sempre inutile. Lui risorge sempre. Ce lo ritroviamo immancabilmente lì, al primo angolo di strada, alla prossima svolta della nostra vita. E allora?, ci fa come se niente fosse.        

 

Oggi è memoria di Johannes Tauler, uno dei più grandi mistici del Medioevo.

 

16 JOHANNES TAULER.jpgJohannes Tauler era nato a Strasburgo all’inizio del 1300 da una famiglia facoltosa. Quindicenne entrò nell’Ordine domenicano dove, durante gli studi di teologia, ebbe modo di conoscere due tra i maggiori esponenti delle correnti mistiche di quel tempo, Enrico Suso e Meister Eckart. Era un’epoca di decadenza spirituale che interessava tanto la società come la Chiesa e perfino i  movimenti sorti pochi decenni prima dal desiderio di una riforma che facesse rivivere i valori e la pratica del Vangelo di Gesù. Tauler volle fare la sua parte per porvi in qualche modo rimedio. A Basilea, dove visse dal 1339 al 1348, diede vita ai gruppi degli “amici di Dio”, un movimento che intendeva porre al centro dell’esperienza di fede, nella vita quotidiana, l’ascolto della Parola di Dio, accompagnata dalla preghiera personale.  Tornato nel 1348 a Strasburgo, dove visse fino alla morte, salvo un breve periodo trascorso a Colonia, si fece apprezzare per le sue doti di predicatore. Non lasciò nulla di scritto, ma ci sono tuttavia pervenute le trascrizioni fedeli di 84 suoi sermoni, in cui addita l’umiltà e l’abbandono alla volontà di Dio come cammino per sperimentare la vita e l’unione con Dio. Tauler morì il 16 giugno 1361.

 

16_SOWETO.JPGIn questa stessa data ricordiamo anche i Martiri di Soweto (Africa del Sud). Soweto sembra un nome, ma era solo la sigla di una borgata destinata a ghetto nero dal regime dell’apartheid: South-west Township. Che oggi conta oltre due milioni di abitanti.  Lì, durante una serie di manifestazioni contro l’obbligatorietà dell’uso della lingua afrikaneer nelle scuole, che presero il via il 16 giugno del 1976, circa 600 studenti furono massacrati dall’esercito del regime razzista. Altri 1500 furono feriti. Il primo a cadere fu il dodicenne Hector Petersen, che divenne così uno dei simboli della lotta che avrebbe portato, diciotto anni dopo, alla fine del regime segregazionista introdotto nel 1948.  Nel 1991 l’Organizzazione dell’Unità africana decise di ricordare l’accaduto proclamando il 16 giugno ‘Giornata internazionale del bambino africano’.

 

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

2ª Lettera ai Corinzi, cap.8, 1-9; Salmo 112; Vangelo di Matteo, cap.5, 43-48.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

 

Per quel che ci si ricorda, precipitazioni nel mese di giugno, negli ultimi anni almeno, non ne avevamo mai viste. Perciò è stata una bella sorpresa la pioggia, fredda e leggera, che ci ha accompagnato per tutta la mattinata. Dona Isabel ci ha detto che era “a chuva de Santo Antônio”, arrivata di nuovo come ai bei tempi, con solo qualche giorno di ritardo, e prevede che quest’anno avremo frutta in abbondanza. Anche se il merito sarà soprattutto della “chuva das flores”, caduta il 31 di maggio. Intanto, stasera, si è inaugurato in città, l’XI Festival Internazionale del Cinema Ambientale, che quest’anno ha visto la presentazione di 556 opere, di cui sono state selezionate 29 (12 nazionali e 17 straniere), tra documentari, fiction e cartoni animati. Tra le attività a margine del Festival, anche una mostra su Dom Helder Câmara, nel centenario della nascita, ospitata nella Cattedrale.

 

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, non senza proporvi come ultima lettura un brano di Johannes Tauler, tratto dalle sue “Istituzioni”, che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Gli amici di Dio dimorano sempre in una specie di “adesso”, cioè nell’istante presente, senza preoccuparsi o essere sconvolti in modo disordinato dal passato o dal futuro. Essi vedono Dio in tutto, nelle cose più piccole come in quelle più grandi. Non vivono più sotto la legge, in un timore servile. Quel che gli altri fanno per costrizione, quasi piegandosi malvolentieri ai precetti della Chiesa, essi lo compiono per puro amore di Dio, in un abbandono spontaneo con un’umiltà infinitamente più vera e in spirito di obbedienza. Il loro sforzo sta tutto qui: rimanere sempre interiormente liberi e sciolti da tutto, per sottomettersi meglio al volere divino. Vivono in mezzo agli altri, ma non si lasciano impressionare da alcuna immagine; amano il prossimo, ma senza affettazione o attaccamento disordinato. Sono pieni di compassione per le miserie altrui, ma non se ne inquietano turbandosene oltre misura. Esteriormente sembrano vivere come tutti quanti, eppure compiono ogni cosa unicamente per la gloria di Dio. Dio infatti cercano in tutto. Non parlano molto e le parole che dicono sono sempre semplici e vere. Eppure tutti questi amici di Dio non hanno un identico modo di vivere; c’è chi segue un cammino e chi un altro, secondo le circostanze e gli eventi. Quel che rimane uguale in tutto, è il centro essenziale, il fondo interiore. Quando si vive da sé e per sé, emergono esitazioni e dubbi; quando siamo usciti da noi per entrare in Dio, la Verità stessa ci conduce. (Johannes Tauler, Istituzioni).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 16 Giugno 2009ultima modifica: 2009-06-16T23:04:00+02:00da fraternidade
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