Giorno per giorno – 04 Marzo 2024

Carissimi,
“C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro” (Lc 4, 25-27). Reagendo al brano di Vangelo, durante la condivisione della parola, seu João, con un pizzico di arguzia, faceva notare che le esperienze citate erano solo i primi tentativi del Dio d’Israele di ritagliarsi uno spazio fuori della rete del tribalismo in cui a lungo sarebbe stato imprigionato. Come, spesso, lo è ancora, cambiato quel che c’è da cambiare, entro confini di religioni, chiese, stati e nazioni. Che sono solo delle tribù a volte un po’ più grandi. Dove tutto è visto di termini di vantaggi e favori che dio (o la vita) dovrebbe concedere ad alcuni e ad altri meno. Altri che, quando il caso, si possono eliminare senza colpa. Se dio non è a nostro favore “contro” gli altri, a che serve la religione? Beh, Gesù è venuto a smentire questa logica di parte, che erige muri e barriere, che fa delle religioni, delle chiese, delle nazioni, materia da tifoseria. E lo fa in modo volutamente provocatorio. Succede, infatti, che Dio finisca per privilegiare proprio coloro che sono nemici di chi si considera amico di Dio. Solo per affermare che tutti siamo figli e figlie suoi e perché si finisca una buona volta di fare di Dio l’idolo delle proprie sempre blasfeme battaglie. Che si tratti di Hamas o di Israele, di Russia o Ucraina. E di ogni altro orrore avvenuto lungo la storia. Dio è il difficile cammino per la pace, della vittoria sui propri egoismi e rivendicazioni, della preoccupazione per l’altro prima che per me. A partire da dentro di casa. Allora accadono i miracoli. Diversamente, è solo una striscia interminabile di sangue, con lacrime e lutti. La Quaresima vorrebbe convincercene.

Oggi facciamo memoria di Giovanni Fausti, gesuita, martire in Albania; Gerasimo del Giordano, anacoreta del V secolo. Ricordiamo anche la figura di Alexander Campbell, co-fondatore del Movimento di Restaurazione, che, sorto negli Stati Uniti, all’inizio dell’Ottocento, per iniziativa di alcuni pastori di diverse denominazioni cristiane, intese favorire, senza troppo successo, il ritorno a un’unica chiesa, sulle orme della primitiva comunità apostolica, dando origine a due gruppi diversi, le Chiese di Cristo e le Chiese cristiane (Discepoli di Cristo). Superfluo aggiungere che questa memoria prende spunto dalla fraterna amicizia che ci lega al Pr. Raimundo Aires, della Chiesa di Cristo di Goiás.

Giovanni Fausti era nato a Marcheno in Val Trompia, provincia di Brescia, il 19 ottobre 1899. Primo di 12 fratelli, entrò giovanissimo nel seminario interdiocesano di Brescia, dove ebbe compagno di studi e amico Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI. Assolto il servizio militare, riprese gli studi in seminario, fino all’ordinazione a presbitero, nel 1922. Dopo il conseguimento della laura in teologia, presso la Pontificia Università Gregoriana, divenne docente di filosofia a Brescia. Nel 1924 chiese e ottenne di entrare nella Compagnia di Gesù a Gorizia e dal 1929 al 1932 ricoprì la cattedra di filosofia a Scutari, in Albania. Nel 1932 rientrò a Mantova per assumere la cattedra di filosofia e la guida della locale comunità di Gesuiti. Colpito da tubercolosi, dal 1933 al 1936 dovette sottoporsi alle cure del caso. Il 2 febbraio 1936 emise la professione solenne nell’Ordine a Gallarate, dove riprese l’insegnamento. Nel luglio 1942 i superiori lo nominarono rettore del pontificio seminario di Scutari e dell’annesso collegio saveriano. Mentre era in Albania fu un pioniere del dialogo islamo-cristiano. Nel 1943 venne trasferito a Tirana dove si impegnò a difendere ed assistere gli italiani e gli albanesi, di qualsiasi credo fossero. Nel 1945 divenne viceprovinciale dei Gesuiti in Albania. Il 31 dicembre 1945 fu arrestato, insieme al confratello gesuita Daniel Dajani, e giudicato traditore e spia del Vaticano. Entrambi furono condannati a morte il 22 febbraio 1946, insieme ad un altro sacerdote, a due seminaristi e a tre laici. La fucilazione avvenne il 4 marzo 1946, a Scutari. Il 5 novembre 2016 nella piazza davanti alla cattedrale di Santo Stefano a Scutari, Giovanni Fausti e altri 37 martiri sono stati beatificati.

Gerasimo era nato in Licia (sulla costa meridionale dell’attuale Turchia), probabilmente verso la fine del IV secolo. Dopo essere entrato in monastero giovanissimo, l’ardente desiderio di darsi tutto a Dio, lo portò a compiere la scelta di una vita eremitica. Dopo aver trascorso un periodo nei deserti della sua regione natale, si trasferì in Palestina, dove, influenzato dal vescovo Teodosio, che si era impadronito della sede episcopale di Gerusalemme, aderì, con molti altri monaci, all’eresia monofisita eutichiana, condannata dal Concilio di Calcedonia (451). Tuttavia, dopo aver incontrato nel deserto di Rouba, nei pressi del Mar Morto, il santo anacoreta Eutimio, si rese conto del suo errore e tornò alla fede ortodossa. Stabilitosi poi sulle rive del Giordano, nei pressi di Gerico, per vivere lì come anacoreta, fu raggiunto ben presto da un numeroso stuolo di discepoli. Fondò allora un monastero che comprendeva anche una settantina di eremi disseminati nel deserto circostante, provvedendo loro una regola di vita assai severa. I monaci dividevano il loro tempo tra preghiera e lavoro manuale. Consumavano una sola refezione a base di pane, datteri e acqua. Solo il sabato e la domenica, quando si riunivano per partecipare alle funzioni religiose, era permesso loro di consumare cibi cotti e bere poco vino. Osservavano il silenzio più assoluto, dormivano su letti di giunco in celle che non venivano mai riscaldate. La tradizione fissa la morte di Gerasimo il 5 marzo 475. La Chiesa ortodossa ne celebra, però, la memoria il 4 marzo.

Alexander Campbell era nato nella Contea di Antrim (Irlanda), il 12 settembre 1788. Il padre, Thomas, di origine scozzese, era pastore presbiteriano; la madre, Jane Corneigle, discendeva da una famiglia ugonotta, fuggita dalla Francia per sottrarsi alle persecuzioni. Nel 1809 Alexander, con la famiglia, raggiunse il padre che due anni prima si era trasferito in America, per svolgere colà il suo ministero. A partire da allora padre e figlio lavorarono assiduamente, combattendo il settarismo che allignava nelle chiese protestanti e sognando un esodo in massa di fedeli dalle diverse chiese evangeliche allo scopo di formare un solo corpo, la Chiesa del Nuovo Testamento, sulla base della verità della Bibbia come unica autorità in materia di fede e di pratica cristiana. Compagne fedeli e instancabili di questa sua ricerca furono le due mogli, Margaret Brown, che morì nel 1827, e Selina Bakewell, sposata nel 1828, che morirà nel 1897. Alexander Campbell morì il 4 marzo 1866 a Bethany, nel West Virginia.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2° Libro dei Re, cap.5, 1-15a; Salmo 42, 2.3; 43, 3.4; Vangelo di Luca, cap.4, 24-30.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalla memoria del monaco Gerasimo, vi offriamo, nel congedarci, una citazione tratta dai “Detti e fatti dei Padri del deserto” (Rusconi). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Un fratello venne a trovare un grande anziano sulla montagna di Ferme e gli disse: «Abba, che fare? La mia anima si perde». L’anziano gli disse: «Perché, figlio mio?». E il fratello disse: «Quando ero nel mondo, come un giusto digiunavo, vegliavo, avevo molta compunzione e fervore, mentre ora, Padre, non vedo assolutamente alcun bene in me». L’anziano gli disse: «Credimi, figlio mio, tutto quello che facevi quando eri nel mondo, erano la vanagloria e le lodi degli uomini a darti il coraggio di farlo, e questo non era gradito a Dio; anche Satana non ti faceva guerra e non aveva cura di fermare il tuo slancio [P.E. aggiunge: perché anche così tu non ne avevi alcun beneficio]. Ora, al contrario, che ti vede diventare soldato di Cristo e partire all’attacco contro di lui, si è armato anch’egli contro di te. Del resto, un solo Salmo che tu dica ora con compunzione piace di più a Dio dei mille che dicevi nel mondo; e gradisce il tuo piccolo digiuno più che le settimane in cui digiunavi nel mondo». Il fratello gli disse: «Non digiuno più per nulla, adesso, ma tutti i beni che avevo nel mondo mi sono stati tolti». L’anziano gli disse: «Ciò che hai ti è sufficiente, persevera soltanto e sarà bene». Poiché il fratello insisteva e diceva: «Certamente, Abba, la mia anima si perde», l’anziano gli disse allora: «Credimi, fratello, non volevo dirtelo per non fare del male al tuo pensiero, ma vedendoti cadere nello scoraggiamento a istigazione di Satana, te lo dico: Il solo fatto di pensare che facevi del bene e conducevi vita virtuosa quando eri nel mondo, è orgoglio; poiché a questo modo anche il fariseo perdette tutto il bene che aveva fatto. Al contrario, ora che ti consideri come se tu non facessi assolutamente niente di bene, questo basta, fratello, per la tua salvezza, perché questa è umiltà. Così fu giustificato il pubblicano che non aveva fatto niente di bene. Poiché un uomo peccatore e negligente, a condizione che abbia la contrizione di cuore e l’umiltà, piace più a Dio di colui che fa molto bene e che si considera come se veramente facesse un qualche bene». E il fratello, molto aiutato, fece una metanìa e disse all’anziano: «Oggi, Abba, la mia anima è stata salvata da te». (Detti e fatti dei Padri del deserto).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Marzo 2024ultima modifica: 2024-03-04T21:05:18+01:00da fraternidade
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