Giorno per giorno – 03 Marzo 2024

Carissimi,
“Gesù trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!” (Gv 2, 14-16). Gesù sapeva che non sarebbe bastato quel suo gesto, con il quale denunciava la distruzione del significato di ciò che il tempio pretende essere, luogo di comunicazione tra l’umano e il divino, in senso ascendente e discendente, luogo della memoria dell’operare di Dio in favore del suo popolo e dove questi celebra festosamente la sua gratitudine. E molte altre cose ancora. Ma è anche dove gli operatori del sacro, spesso in collusione con altri poteri, possono manipolarne a loro piacimento il significato, facendo di esso la fonte del loro arricchimento, proiettando sul popolo l’immagine di un dio più simile al Faraone, che domina, giudica, condanna, castiga eternamente, incute terrore, esige sacrifici, salva chi vuole, uccide e manda a uccidere, invece che quella del Dio che libera da ogni schiavitù e si proprone come destino di felicità per tutti i suoi figli e figlie. Gesù non ci sta e lo manifesta, per una volta, con le maniere forti. Poi, di fronte alla reazione degli astanti, che gli chiedono un segno a giustificazione del suo gesto, sovrapponendo l’immagine dela distruzione del tempio a quella della sua uccisione ad opera degli stessi poteri, proietta l’annuncio della sua risurrezione, segno dell’eterna alleanza – cui siamo chiamati ad associarci – che in Lui Dio ha stipulato con tutti i crocefissi della storia. Suo Tempio.

I testi che la liturgia di questa 3ª Domenica di Quaresima propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Esodo, cap. 20,1-17; Salmo 19; 1ª Lettera ai Corinzi, cap 1,22-25; Vangelo di Giovanni, cap. 2,13-25.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e Chiese cristiane.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Marino di Cesarea, martire in Palestina.

La sua vicenda ci è narrata dallo storico Eusebio. Marino era soldato cristiano a Cesarea, in Palestina, nella seconda metà del 3° secolo, sotto l’imperatore Gallieno. Resosi vacante un posto di centurione, gli fu notificata la promozione ed egli era solo in attesa della cerimonia di investitura. Un collega, tuttavia, che ambiva a quell’incarico, lo denunciò al tribunale, perché, come cristiano, non aveva sacrificato all’imperatore (oggi si direbbe: aveva rifiutato di giurare fedeltà alla patria). Il giudice lo convocò e gli chiese quale fosse la sua religione. Il soldato rispose: “Sono cristiano”. Allora il giudice gli diede tre ore di tempo per riflettere e decidere quale fosse la sua identità: se soldato o cristiano. Dato che non era possibile essere contemporaneamente soldato e cristiano. Uscito dal tribunale, Marino incontrò il vescovo Teotecno e gli chiese: “Che debbo fare?”. Il vescovo lo prese per mano, lo portò in chiesa, poi, mostrandogli la spada che portava al fianco e il Vangelo collocato sull’altare, gli disse: “Tocca a te scegliere”. Marino senza esitazione scelse il Vangelo. “Sii dunque di Dio, gli disse allora Teotecno, sii con Dio e, forte nella grazia, consegui ciò che hai scelto. Va’ in pace!”. (Questa dovrebbe essere la funzione dei cappellani [presso i] militari!). Marino tornò in tribunale e, davanti al giudice, proclamò la sua fede “con coraggio ancora più grande”. Questo bastò perché fosse pronunciata, immediatamente, la condanna alla pena capitale e, subito dopo, eseguita la sentenza.

È tutto anche per stasera. Noi ci si congeda, lasciandovi alla lettura di un brano di don Primo Mazzolari, tratto dal suo “Tu non uccidere” (Edizioni Paoline), un comandamento a cui Marino di Cesarea ha obbedito fino a lasciarci la vita. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Se la difesa fosse quel dovere così preciso e sacro e inderogabile che si viene proclamando, dove collocare il gesto di chi, per amore, rinuncia a difendersi sul pia-no della forza? Se il perdono e la misericordia non avessero un’istan¬za nella natura, anche appoggiati a validissimi motivi soprannaturali, rimarrebbero sentimenti troppo stac¬cati e così pericolosi da averne paura. La giustizia è una misericordia sul nascere: la mise¬ricordia, una giustizia al suo termine. « Siate misericordiosi come è misericordioso il Pa¬dre che abbiamo nei cieli». Sul Calvario viene raggiunta la perfetta somiglian¬za tra il Figlio dell’Uomo e il Figlio di Dio, perché Cristo ha rinunciato a difendersi contro l’uomo, sen¬za rinunciare a testimoniare per la verità e per la giu¬stizia. I diritti dell’amore non sono in contrasto coi diritti della giustizia e della verità, purché non si separi la giu¬stizia e la verità dall’uomo, riducendo l’uomo a uno schema o a un concetto. Chi, attraverso l’uomo, vede soltanto la patria, la nazione, la razza, la classe, il partito, la religione, è nell’occasione prossima di peccare contro l’uomo e di « svuotare la croce». L’uomo, visto dall’alto della croce, non è la massa, non il russo, non l’americano, non l’ebreo, non il bor-ghese, non il proletario, non il comunista, non il pre¬te… ma l’uomo, quella povera creatura che prima di essere colui che ci fa morire, è colui per il quale moriamo. (Don Primo Mazzolari, Tu non uccidere).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Marzo 2024ultima modifica: 2024-03-03T21:03:13+01:00da fraternidade
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