Giorno per giorno – 28 Febbraio 2024

Carissimi,
“Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 20, 25-28). Ci sarebbe da non credere che, dopo il tempo passato insieme, e soprattutto dopo gli annunci che si erano susseguiti del prevedibile arresto, con la inevitabile condanna e la passione che avrebbe caratterizzato la fine del Maestro, il cuore e la mente dei discepoli, risultasse ancora tanto ottenebrato, da non provare alcun moto di empatia nei suoi confronti, ma di essere solo preoccupati di come occupare i migliori posti di quel potere, che erano convinti si stesse approssimando. Tra i Dodici, i più sfacciati e impulsivi (Gesù li aveva soprannominati “i figli del tuono”), paiono proprio essere, nel racconto di Matteo, con la copertura della madre, che ne eviterebbe così la figuraccia, i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, i chiamati della prima ora. Che, in seguito, avrebbero comunque avuto modo di emendarsi e riscattarsi, come a dire: mai disanimare. Come anche Gesù non desanimò davanti alla testardaggine e durezza di cuore dei suoi. Pazientemente, pure in questa occasione, prese a ripetere la sua lezione che è alla base del mondo nuovo che egli è venuto a inaugurare: “Il Figlio dell’uomo (e questa è la vocazione più vera e profonda di ogni uomo, che accetti di vivere da figlio di Dio) non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. Riusciremo a cominciare a muoverci in questa direzione nei diversi ambiti in ci si svolge la nostra esistenza? La Quaresima intende aiutarci.

Oggi il calendario ci porta la memoria di uno dei grandi riformatori della Chiesa, Martin Bucero, testimone di pace e dialogo e quella di Teresita Ramirez Vargas, religiosa, martire della solidarietà in Colombia.

Martin Kuhhorn (che avrebbe scelto in seguito il nome umanistico di Bucero) era nato l’11 novembre 1491 a Schlettstadt, in Alsazia, da umile famiglia, ed era entrato quindicenne nell’Ordine domenicano. Nel 1517 fu inviato all’Università di Heidelberg per proseguirvi gli studi. Lì, l’anno successivo, conobbe Lutero e fu subito conquistato dalle sue idee. Allontanato dall’Ordine, nel 1521, svolse il suo ministero come prete secolare a Landstuhl, nel Palatinato, dove conobbe e poi sposò Elizabeth Silbereisen, una ex-monaca, che gli diede tredici figli, di cui uno solo sopravvisse. Trasferitosi a Strasburgo, nel 1523, divenne il principale riformatore della città. Sostenitore convinto della necessità di tornare all’Evangelo, organizzò la chiesa locale in una rete di piccole comunità, che avrebbero dovuto seguire il modello della Chiesa delle origini, delineato negli Atti degli Apostoli. Conobbe e influenzò notevolmente Giovanni Calvino. Nella controversia che opponeva Lutero e Zwingli sulla natura dell’Eucaristia, Bucero tentò inutilmente di mediare tra i due schieramenti. Si dedicò anche con entusiasmo alla ricerca di una riconciliazione fra protestanti e cattolici romani e a far opera di pacificazione nei confronti degli anabattisti. Quando la moglie morì di peste nel 1541, Bucero sposò Wibrandis Rosenblatt, già vedova, in ordine di tempo, dei riformatori Ludwig Keller, Johannes Heusegen (Giovanni Ecolampadio) e Wolfgang Capito. La donna gli diede tre figli, di cui una sola sopravvisse. Nel 1549, esiliato da Strasburgo, per ordine di Carlo V, si trasferì, su invito dell’arcivescovo Thomas Cranmer, in Inghilterra, dove fu ricevuto con tutti gli onori dal re Edoardo VI. Dopo un breve soggiorno a Londra, fu chiamato a Cambridge come professore. Qui lavorò alla sua opera De regno Christi e contribuì alla stesura del Book of Common Prayer della Chiesa anglicana. La morte lo colse il 28 febbraio 1551. Sotto il regno di Maria Stuart (1553-1558), i suoi resti furono esumati e bruciati, e la sua tomba demolita (1556), ma fu ricostruita nel 1560 dalla regina Elisabetta (1558-1603). Dopo Lutero e Melantone, Bucero fu il più influente dei riformatori tedeschi.

Di Teresita Ramirez Vargas disponiamo solo di pochi dati biografici. Nata il 15 ottobre 1947, a La Ceja, Antioquia (Colombia), era entrata nella congregazione della Compagnia di Maria. Inviata a Cristales, frazione del municipio di San Roque, a cinque ore da Medellin, si dedicava all’insegnamento nella scuola locale e all’attività pastorale, cercando insieme alla gente le vie per la formazione dell’uomo nuovo e una nuova società, alla luce del vangelo, e accompagnando i tentativi dei poveri di divenire responsabili della propria storia per raggiungere una vita più umana a livello personale e sociale. Le sue giornate erano perciò scandite dalle ore dedicate all’insegnamento, alla formazione di una coscienza critica, all’ascolto e all’incoraggiamento dei giovani, alle visite agli ammalati, a percorrere a piedi o a cavallo molti chilometri per accompagnare le famiglie e i gruppi di lavoro e di riflessione sul Vangelo. Il 28 febbraio 1989, alle undici del mattino, mentre dava lezione, due giovani sconosciuti fecero irruzione nella classe e la invitarono a uscire. Parlarono con lei per qualche secondo e le chiesero qualcosa. La suora rientrò in classe, andò fino alla cattedra e prese un foglio. Quando uscì le spararono a bruciapelo, sotto gli occhi terrorizzati dei suoi alunni, e dandosi poi alla fuga. Un anno dopo la sua morte, Martín Emilio Sánchez Rodríguez, un disertore dell’esercito, testimoniò davanti dell’Arcivescovo di Medellin, e, più tardi, davanti al Procuratore Generale che questo e altri delitti erano stati ideati ed eseguiti da membri della XIV Brigata dell’esercito. Poche settimane dopo aver prestato la sua deposizione, anch’egli fu ucciso. Le sorelle di Teresita così la ricordano: “Da quel giorno, a partire dalla sua testimonianza, si è ravvivata la consapevolezza che le azioni di morte pianificate dagli uomini non potranno mai impedire la realizzazione graduale della promessa di Gesù: Sono venuto perché tutti abbiano vita e l’abbiano in abbondanza. Pensare a Teresita, è ricordare una donna che, sedotta da Gesù, ha offerto la sua vita a servizio dei più poveri. Il suo sangue continua a fecondare oggi il lavoro di evangelizzazione tra i contadini e in altre istituzioni e progetti di educazione popolare che portano il suo nome e si ispirano alla sua testimonianza”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da :
Profezia di Geremia, cap.18, 18-20; Salmo 31; Vangelo di Matteo, cap.20, 17-28.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano la Verità del mondo e l’Assoluto della loro vita, lungo i sentieri dell’impegno per la pace, la giustizia e la fraternità tra popoli e individui.

In tempi come questi, in cui la pace è oltraggiata, e la vita soprattutto dei piccoli e degli ultimi bestemmiata, tempi in cui molte chiese hanno sostituito la già perversa teologia della prosperità, che aliena le menti dei più poveri, con la anche peggiore teologia del dominio, che giustifica ogni obbrobio in vista della affermazione propria e della [in]civiltà di cui fanno parte, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura una citazione, che richiama al dono della pace che siamo chiamati ad essere per il mondo. È tratta dal libro “En busca de paz. Apuntes y conversaciones en el camino” (Plough) di Johann Christoph Arnold, scrittore e pastore cristiano, anziano delle Comunità Bruderhof, nonviolente e pacificatrici, tra il 1983 e il 2001, scomparso il 15 aprile 2017. È questo, dunque, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Circa venticinque anni fa, mio padre, all’epoca anziano delle comunità del Bruderhof, redasse un documento al quale abbiamo fatto ripetutamente riferimento nel corso degli anni. Tutti i membri della comunità hanno firmato questo patto, che ogni nuovo membro ratifica ancora oggi. Spesso ci ha aiutato a focalizzare meglio la radice di un particolare problema. “Dichiariamo guerra a qualsiasi irriverenza nei confronti dello spirito innocente di Gesù. Dichiariamo guerra a qualsiasi crudeltà emotiva o fisica nei confronti dei bambini. Dichiariamo guerra al desiderio di manipolare l’anima degli altri. Dichiariamo guerra contro ogni grandezza umana e ogni forma di vanità. Dichiariamo guerra a ogni falso orgoglio, compreso quello collettivo. Dichiariamo guerra allo spirito del non perdono, dell’invidia e dell’odio. Dichiariamo guerra contro ogni crudeltà verso chiunque, anche se ha peccato. Dichiariamo guerra a ogni curiosità per la magia satanica o le tenebre. Nella lotta contro il male, è facile cadere nell’errore di pensare che si tratti di una lotta sul piano umano, tra due campi contrapposti di persone “buone” e “cattive”. Possiamo parlare di Dio e della Chiesa in contrapposizione a Satana e al mondo, ma la realtà è che la linea di demarcazione tra il bene e il male attraversa ogni cuore umano. E chi siamo noi per giudicare qualcuno se non noi stessi? Gandhi una volta consigliò: “Se odi l’ingiustizia, la tirannia, la lussuria e l’avidità, odiale prima in te stesso”. (Johann Christoph Arnold, En busca de paz. Apuntes y conversaciones en el camino).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Febbraio 2024ultima modifica: 2024-02-28T21:44:05+01:00da fraternidade
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