Giorno per giorno – 24 Febbraio 2024

Carissimi,
“Se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 46-48). Stasera, ci dicevamo che il buon Dio, prima di dirigere a noi, attraverso Gesù, questa domanda, l’ha diretta da sempre a se stesso. Amare soltanto quelli che lo amano deve essergli apparso da subito come un incubo, dato che fuori dall’ambito trinitario, quanti lo amano davvero sono proprio pochini, e in ogni caso quelli che non lo amano sono infinitamente di più. Quale soddisfazione avrebbe dunque ad amare solo i suoi, a restare per i secoli dei secoli con il suo circolino di amici? Il suo cuore grande non glielo permette. Ed è ciò che abbiamo potuto constatare nella vita di Gesù, che, del Padre, è immagine perfetta. Del resto, se Dio è amore, o lo è per tutti, più ancora per i suoi nemici che per i suoi amici, o non lo è affatto. È mercato. E noi non si può scappare. Per vivere una vita da figli e figlie, una vita da salvati, qui ed ora, non si può far altro che adeguarci, cercando alla bell’e meglio di vivere queste pagine del Sermone del monte, che ci disegnano il volto di Dio, di suo figlio Gesù, della Chiesa che dovremmo essere, dell’umanità che Dio da sempre sogna. Quello che non ci riuscirà di fare, ci penserà poi Lui a rimediare.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Josef Mayr-Nusser, obiettore di coscienza e martire del totalitarismo nazista.

Josef Mayr era nato nel maso Nusser, alla periferia di Bolzano, il 27 dicembre 1910. Le notizie che disponiamo della sua infanzia e giovinezza non sono molte. La morte del padre, durante la prima guerra mondiale, aveva pesato sull’economia della famiglia, sicché Pepi, come lo chiamavano, aveva dovuto mettersi a lavorare giovanissimo in città. Questo gli offrì l’occasione di avvicinarsi all’associazionismo di matrice cristiana, prima le Conferenze di San Vincenzo, poi l’Azione cattolica, doveavrebbe maturato le convinzioni e le scelte decisive della sua vita. Nel 1943, subito dopo l’armistizio firmato dall’Italia, l’Alto Adige fu occupato dalle forze armate di Hitler e le province di Trento, Bolzano e Belluno furono annesse alla Germania. Josef, che nel frattempo si era sposato con Hildegard e ne aveva avuto un figlio, Albert, fu arruolato a forza tra le SS e inviato a Koenitz, nella Prussia orientale, per l’addestramento. Quando venne il giorno del giuramento, il 4 ottobre 1944, tra lo stupore dei commilitoni, Mayr dichiarò di non poter giurare fedeltà al Führer. Essere cristiani è una cosa seria, terribilmente seria. Che impedisce di mettersi ad adorare gli idoli del mondo. Anche quando tutti lo fanno. Processato, fu rinchiuso nel carcere di Danzica, sotto l’accusa di tradimento e infine fu destinato al campo di sterminio di Dachau. Mayr, già gravemente ammalato, a causa delle privazioni sopportate durante la prigionia, non vi sarebbe mai arrivato. Morì la notte del 24 febbraio 1945, nel vagone-bestiame del treno. Aveva fra le mani il rosario, un messale e il Nuovo Testamento.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Deuteronomio, cap.26, 16-19; Salmo 119, 1-8; Vangelo di Matteo, cap.5, 43-48.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Il 24 febbraio 1918, nasceva padre Camillo de Piaz, religioso dei Servi di Maria, compagno di avventure di padre David Maria Turoldo, membro della Resistenza al nazifascismo, prete scomodo prima del Vaticano II, padre spirituale di tanti credenti postconciliari, scomparso, a quasi 92 anni d’età, il 31 gennaio 2010 (data in cui ne facciamo memoria). Vogliamo ricordarlo, offrendovi in lettura il brano di una sua omelia, che troviamo nel libro “Un’altra sete” (Servitium). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non si può concepire un Dio che non ami – e non si può concepire altro oggetto del suo amore che non sia infinito (e infinitamente degno) – e questo amore tra Dio e il suo oggetto, questa corrente, non può essere che infinita essa stessa. – un Dio che ama e comunica se stesso come solo Dio può amare e comunicarsi: – il Padre, un Dio che è amato come solo Dio può essere amato: – il Figlio, il Verbo; e questa stessa comunicazione, questo amore, questo scambio, questa circolazione tra Dio e Dio, tra Dio come padre e Dio come Figlio, è Dio: – lo Spirito santo. E che cosa è d’altro la religione se non essere messi in comunicazione, l’immersione in questo circuito vitale, l’entrare a far parte di questa vita. Questa connessione tra Dio e l’uomo che è la religione (la fede), non è tanto un dialogo su delle verità, quanto un rapporto vitale, nel quale tutte le facoltà dell’uomo entrano in gioco, da quelle fisiche a quelle spirituali, nel quale è la divinità stessa (il Verbo) che viene comunicata (dal Padre) al credente nell’amore (lo Spirito). Dialogo intorno a delle verità – astratte – o rapporto vitale e misterioso nel quale in credente entra o viene messo in comunione con la divinità. Molte cose dipendono (e la sorte stessa della nostra religione) dall’essere per noi la fede l’una o l’altra di queste due cose. Anche le stesse verità alle quali la festa odierna ci invita, e le considerazioni che vi abbiamo tessuto brevemente attorno, consapevoli delle difficoltà di un discorso su temi come questi, potranno apparirci come delle costruzioni astratte, dei castelli di concetti astrusi, delle affabulazioni gratuite, oppure viceversa delle realtà concrete e legate alla vita, a seconda dell’accezione che noi diamo a questa fatidica parola: fede. Una parola destinata, a giudicare da certi segni, a riacquistare un prestigio e un fascino sempre più grandi. Ragione di più per preoccuparci di avere una consapevolezza e una cultura religiosa all’altezza dei tempi, per non andare incontro disarmati alla parte di rischio che un tale fenomeno comporta, cioè per non restare preda di un fideismo indiscriminato, oppure di una indiscriminata e variamente possibile utilizzazione, a scopi profani e magari criminali (non sarebbe la prima volta) di questa esigenza insopprimibile, inscritta nella natura stessa – metafisica, psicologica, oso dire fisica – dell’uomo, che è l’esigenza di una fede. Anche perché l’uomo non vive senza legittimazione (giustificazione) e bisogna trovare la giusta combinazione, il giusto equilibrio tra il darsela da sé e l’accoglierla. La mancanza di una fede, e di una fede ragionante e matura (ma nello stesso tempo consapevole che non tutto si esaurisce nella ragione) lascia un vuoto che, dovendo essere colmato, offre il destro alle più pericolose avventure. (Camillo de Piaz, Un’altra sete. Commenti alle letture bibliche delle festività Anno A, santa Trinità comunicazione e comunione).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Febbraio 2024ultima modifica: 2024-02-24T22:37:21+01:00da fraternidade
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