Giorno per giorno – 22 Febbraio 2024

Carissimi,
“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16, 18-19). Non erano le chiavi del Paradiso, come certa iconografia è passata a rappresentare. E neppure, ci dicevamo stasera, il simbolo di un potere giuridico che Gesù intendesse conferire a Pietro, tanto contraria era ed è la categoria del potere alla proposta che egli ha incarnato. Il verbo è al futuro: “darò”, come a dire: quando avrai capito tutta la portata del tuo riconoscermi come Cristo e Figlio di Dio (che fa di te la “pietra” su cui sorge la chiesa di chi confessa tale fede) – portata che intenderai solo dopo la mia morte e risurrezione – affiderò a te (ma anche agli altri discepoli) la capacità di annunciare e testimoniare le condizioni (le chiavi) di accesso alla vita del regno. E con esse, la missione di “legare e sciogliere”, additare ciò che è conforme, o non lo è, a tali condizioni (servizio generoso e gratuito e vita come dono e perdono incondizionato per la vita del mondo). Che è il contrario di ciò che Gesù rimprovererà a certe elites religiose del suo (e di ogni) tempo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci” (Mt 23, 13). E noi, cosa facciamo della nostra vita? Apriamo o chiudiamo la vita del Regno al nostro prossimo?

In questo giorno la Chiesa fa memoria della Cattedra di san Pietro apostolo, il pescatore ebreo, tanto generoso quanto pauroso discepolo del Signore, che faticò non poco a intendere la natura della sequela di Gesù, ma, che, nel momento decisivo, seppe dar buona prova di sé. È occasione di preghiera per il servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a rendere a Dio, alla Chiesa e al mondo, nella fedeltà all’Evangelo. Soprattutto in tempi come questi, in cui le forze dell’inferno, variamente travestite, si scagliano forsennatamente contro di lui.

Il calendario ci porta oggi anche la memoria di Quelli della Rosa Bianca, martiri sotto il totalitarismo nazista.

Loro si erano definiti la “cattiva coscienza” della Germania nazista. Erano quattro ragazzi e una ragazza, tra i venti e i venticinque anni, di diversa confessione religiosa: gli evangelici Hans Scholl (nato il 22 settembre 1918) e sua sorella Sophie (nata il 9 maggio 1921); l’ortodosso Alexander Schmorell (nato il 16 settembre 1917), il cattolico Willi Graf (nato il 2 gennaio 1918), e Cristoph Probst (nato il 6 novembre 1919), che si fece battezzare solo un’ora prima dell’esecuzione, tutti universitari. A loro si era aggiunto Kurt Huber, cattolico e professore di filosofia (nato il 24 ottobre 1893). Già membri della Hitlerjugend, la gioventù hitleriana, Hans, Alexander, Cristoph e Willi, avevano partecipato alla guerra sul fronte russo. Poi avevano aperto gli occhi, decidendo che era tempo di aprirli anche agli altri loro connazionali. Sotto il nome di Die Weisse Rose, “La Rosa Bianca”, cominciarono a fare ciò che potevano e sapevano fare: redigere, stampare e diffondere volantini. I primi, nell’estate del 1942, in tiratura limitata, solo a Monaco, dove vivevano; l’anno successivo, con l’aiuto mediato dal professor Huber, anche in altre città, come Ulm, Stoccarda, Augsburg, Vienna, Berlino e altrove. Durante la distribuzione del sesto volantino, il 18 febbraio 1943, vennero arrestati Sophie e Hans con Willi; il giorno dopo fu la volta di Cristoph e poi, in rapida successione, il 24 febbraio, di Alexander e, il 27 febbraio, del prof. Huber. Il processo di Sophie, Hans e di Cristoph, celebrato immediatamente, si concluse il 22 febbraio con la loro condanna a morte per tradimento. Furono decapitati nello stesso giorno. Il processo a Willi, Alexander e Kurt Huber, si svolse il 19 aprile, con esito identico. Schmorell e Huber vennero decapitati il 13 luglio 1943, nella prigione di Monaco. Il giovane Graf, nei mesi successivi, fu ripetutamente torturato dalla Gestapo, che tentò inutilmente di estorcergli i nomi di altri compagni e fu infine decapitato il 12 ottobre 1943. Restano per tutti esempio della forza e del coraggio che germinano da una coscienza che si educhi all’ascolto della Parola e alla lettura della realtà alla luce dell’evento della Croce.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono propri della festività odierna e sono tratti da:
1ª Lettera di Pietro, cap.5, 1-4; Salmo 23; Vangelo di Matteo, cap.16, 13-19.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura una lettera di Sophie Scholl. Datata 1º Gennaio 1943, è tratta da “At the Heart of the White Rose. Letters and Diaries of Hans and Sophie Scholl” (Plough Publishing House). Ed è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Mio caro Fritz, oggi siamo andati a fare una splendida passeggiata a Geislingen, ai piedi delle colline e attraverso gli estesi boschi di faggio e la splendida neve appena caduta. La neve in pieno giorno può ispirare un’esuberanza così selvaggia che ci si scatena e ci si diverte come bambini cresciuti. Ma quando il crepuscolo scende sui boschi innevati o sulle case alte e strette, coperte di neve, questo stato d’animo si trasforma nel suo opposto: un silenzio solenne e carico di attesa come la vigilia di Natale. Condivido la piccola stanza al piano superiore con Hans. Il silenzio prima di andare a dormire è scandito da osservazioni isolate pronunciate a lunghi intervalli, commenti retrospettivi sulla giornata o domande sollevate da ciò che abbiamo discusso o letto. Ieri sera, per esempio, Hans ha detto che Leibniz (sto leggendo la sua teodicea) è stato il primo a limitare l’onnipotenza di Dio, in quanto può compiere solo il bene, non il male. Io ho sostenuto che si trattava di una questione di volontà, non di capacità, ma ho dovuto presto abbandonare questo argomento e ricorrere all’aiuto di una similitudine: l’incapacità di Dio di essere malvagio è esattamente come l’incapacità del saggio di essere stolto. Sebbene Hans abbia rifiutato questo paragone, io lo trovo sempre più convincente. Se Dio non fosse buono, non sarebbe saggio, e viceversa. Il suo difetto è l’incapacità di avere un difetto. Ma come ti colpirà quello che ho appena scritto nel tuo ambiente rumoroso e bellicoso? Per quanto mi è possibile, sono con te. Tua, Sophie. (Sophie Scholl, To Fritz Hartnagel, Ulm, January 1, 1943. In “At the Heart of the White Rose. Letters and Diaries of Hans and Sophie Scholl”).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Febbraio 2024ultima modifica: 2024-02-22T21:33:46+01:00da fraternidade
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