Giorno per giorno – 21 Febbraio 2024

Carissimi,
“Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona” (Lc 11, 32). Il libriccino di Giona è inserito tra gli scritti profetici, ma, come ci ha ricordato dom Jeová Elias, che ha celebrato con noi l’Eucaristia questa sera, è in realtà un racconto didattico, una parabola, di epoca probabilmente postesilica, ricca di aspetti fantasiosi, che segna, nel cammino di fede del popolo ebreo, il passaggio dalla visione di un Dio nazionalista a quella di un Dio capace di compassione anche nei confronti dei nemici storici di Israele, come erano gli assiri. Questo aspetto, tuttavia, non entra nel cenno che ne fa Gesù, che riguarda il segno che Giona, con la sua predicazione, avrebbe dato, o sarebbe stato per i Niniviti, al punto di ottenerne la conversione. Il fatto è che Giona, in realtà non offrì nessun segno, salvo quello della sua parola che annunciava la distruzione di Ninive. Distruzione che non avvenne, per la conversione dei niniviti, argomentano alcuni, o perché la previsione non aveva fondamento, potrebbero ragionevolmente affermare altri. In ogni caso, il racconto vede il prevalere in Dio della compassione rispetto alla figura così ostinatamente presente nell’immaginario religioso del dio castigatore delle offese che gli sono rese. E forse è proprio questo il segno cui fa riferimento Gesù. Anche per una generazione malvagia e incredula come quella contemporanea di Gesù (e ogni altra), non c’è nulla che possa incrinare la parola della compassione di Dio che ci è data in Gesù. Noi, come Chiesa, dovremmo esserne almeno una anche solo pallida immagine.

Il calendario ci porta oggi la memoria di El-Hajj Malik El-Shabazz, difensore dei diritti della sua gente. E perciò di tutti.

El-Hajj Malik El-Shabazz è il nome con cui Malcolm X scelse di chiamarsi dopo il pellegrinaggio alla Mecca, che segnò la sua seconda e più vera conversione all’Islam. Malcolm era nato il 19 maggio 1925, ad Omaha nel Nebraska, settimo degli undici figli di Earl Little, pastore battista negro (assassinato da un’organizzazione razzista di immigrati italiani e polacchi) e di Louise Norton (che finirà in manicomio, “distrutta dalle umiliazioni dei funzionari dell’assistenza pubblica”). Entrato nel mondo della malavita, il giovane Malcolm trascorse sei anni in carcere. Lì avvenne la sua trasformazione, che lo portò ad aderire alla Nazione dell’Islam, l’organizzazione di Elijah Muhammad, che predicava il separatismo dei neri dai bianchi, denunciava il razzismo della religione cristiana e lottava contro la droga, il tabacco, l’alcool, i cibi impuri e ogni forma di vizio. Uscito dal carcere, Malcolm decise di cambiare il cognome in “X”, per ricordare la privazione del nome africano imposta dai bianchi ai suoi antenati, tradotti in schiavitù, secoli prima, nelle colonie del Nuovo Mondo. Dopo un periodo di lavoro in fabbrica, si dedicò a tempo pieno al ministero della Nazione dell’Islam. Nel 1958 sposò una compagna, Betty Sanders, da cui avrà sei figlie: Attallah, Qubilah, Ilyasah, Gamilah, e le due gemelle, Malaak e Malikah. Stabilitosi a New York, nel 1963-64 maturò la decisione di fondare l’Organizzazione dell’Unità Afro-americana, allo scopo di accelerare i tempi del riscatto della popolazione nera degli Stati Uniti. Dopo aver annunciato, l’8 marzo 1964, la sua separazione dalla Nazione dell’Islam, Malcolm X intraprese, il mese successivo, un pellegrinaggio alla Mecca, che fu per lui un’esperienza sconvolgente e gli fece prendere coscienza della radicale unità del genere umano. “Da allora – ebbe a dire – tra i miei migliori amici ci sono persone di ogni genere, cristiani, ebrei, buddhisti, induisti, agnostici e persino atei. Ho amici chiamati capitalisti, socialisti e comunisti! Alcuni miei amici sono moderati, conservatori, estremisti, altri persino come lo “Zio Tom”. I miei amici di oggi sono neri, bruni, rossi, gialli e bianchi”. La crescente popolarità e la diffusione delle sue idee diedero fastidio ad un certo numero di avversari. Che decisero fosse bene eliminarlo. Dopo ripetuti attentati, la cosa riuscì, il 21 febbraio 1965, a New York, dove Malcolm X si apprestava a tenere una conferenza. Tre uomini seduti in prima fila iniziarono a sparargli. Malcolm cadde colpito da 16 proiettili, di cui tre mortali.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Giona, cap.3, 1-10; Salmo 51; Vangelo di Luca, cap.11, 29-32.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

In qualcuno può suscitare perplessità il nostro concedere spazio alla voce degli altri, che data, per altro, dalle nostre origini. E comunque questa scelta nasce da una profonda convinzione: che si tratti di una parola che ci viene da altre chiese cristiane, o da altre religioni, o da chi è senza religione, crediamo che in essa è lo Spirito che ogni volta ci interpella, ci istruisce, ci chiama a conversione. Così, anche oggi, nel congedarci, scegliamo di offrirvi in lettura il brano del discorso tenuto da Malcom X in occasione del raduno di fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Afroamericana il 28 giugno 1964, nell’ultimo anno della sua vita. Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
“Dobbiamo riconquistare il nostro patrimonio e la nostra identità se vogliamo liberarci dai vincoli della supremazia bianca. Dobbiamo lanciare una rivoluzione culturale per svuotare il cervello di un intero popolo”. Una rivoluzione culturale. Fratelli, questa è una rivoluzione pazzesca. Quando direte a questo nero in America chi è, da dove è entrato, cosa aveva quando era lì, si guarderà intorno e si chiederà: “Beh, cosa è successo, chi ce l’ha portato via e come hanno fatto?”. Fratelli, avrete un’azione simile. Quando fate sapere all’uomo di colore in America dov’era una volta e cosa aveva una volta, perché, basta che si guardi ora per capire che gli è stato fatto qualcosa di criminale per ridurlo alla bassa condizione in cui si trova oggi. Una volta capito cosa è stato fatto, come è stato fatto, dove è stato fatto, quando è stato fatto e chi è stato, questa conoscenza di per sé darà il via al vostro programma d’azione. E lo farà con ogni mezzo necessario. Un uomo non sa come agire finché non capisce contro cosa sta agendo. E voi non capite contro chi state agendo finché non capite cosa vi hanno fatto. Troppi di voi non sanno cosa vi hanno fatto, ed è questo che vi spinge a voler dimenticare e perdonare. No, fratelli, quando vedrete quello che vi è successo, non dimenticherete mai e non perdonerete mai. E, come ho detto, forse non tutti sono colpevoli. Ma la maggior parte di loro lo è. La maggior parte di loro lo è. (Malcolm X s Speech at the Founding Rally of the Organization of Afro-American Unity).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Febbraio 2024ultima modifica: 2024-02-21T21:32:00+01:00da fraternidade
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