Giorno per giorno – 19 Gennaio 2024

Carissimi,
“Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni” (Mc 3, 13-15). “Chiamò a sé quelli che voleva”. Stasera, Emanuel, che in genere se ne sta taciturno, ha chiesto perché Gesù chiama solo alcuni e non chiama direttamente tutti. Padre José ha detto che la buona notizia del Regno è destinata a tutti, ma Gesù sa di essere poca cosa rispetto alla storia del suo tempo, persino rispetto alla vicenda di un paese così insignificante come quello in cui era nato, cresciuto, e in cui ora cominciava a svolgere la sua missione. Nel vangelo di ieri abbiamo ascoltato della barchetta che aveva chiesto gli mettessero a disposizione. Non ha idee di grandezza. Affida il suo messaggio a un gruppo di volonterosi, con i quali intende operare in semplicità e povertà, perché l’accoglienza che gli verrà riservata, sia frutto di una scelta davvero libera, e non estorta per l’imponenza di apparati e mezzi, che, nel suo caso, negherebbe e nega il contenuto del suo vangelo. E tra coloro che ha chiamato, ne costituì Dodici, perché stessero con lui e per poi mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni. In quei Dodici, come nei dodici figli di Giacobbe erano rappresentate tutte le tribù d’Israele, erano già presenti tutte le tribù del mondo che nel tempo, con maggiore o assai spesso minore consapevolezza, si sarebbero unite nella nuova alleanza che la sua venuta aveva determinato. Non in opposizione dell’antica, ma come sua espansione. Non più per conquistare e spartire una terra e difenderne i confini, ma per condividerla e abbatterli, i confini. Non più per fronteggiare i nemici, ma per riconoscerli fratelli, figli tutti dell’unico Padre. Sapeva Gesù che, affidandosi agli uomini e non giocandosi come Dio, quale è presente nell’immaginazio delle religioni, sarebbe capitato quello che sovente è capitato: lui di nuovo, tradito, crocifisso e morto, il suo messaggio manipolato, il Regno di Dio dimenticato, o, peggio ancora, identificato con una parte in competizione quando non in guerra. Capita, appunto, con Chi si consegna inerme, in amore. È la sua verità. Che non può smentire. Alla sua Chiesa, quando gli è fedele, ha dato il potere di scacciare i demoni. Che consiste nel disalienarci e nel contribuire a disalienare dalla logica del Sistema-mondo. Sotto il segno della croce.

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Teofane il Recluso, monaco e pastore.

Georgij Vasilievič Govorov era nato il 10 gennaio 1815 nel villaggio di Černavsk, nella contea di Yeletsk, provincia di Orlov, nella famiglia di un sacerdote locale. Entrato nel 1829, nel seminario di Orlov, passò nel 1836 alla Facoltà teologica di Kiev. Nel 1841, durante l’ultimo anno di studi, scoprì la propria vocazione monastica. Chiese ed ottenne di entrare in monastero, dove cambiò il proprio nome in quello di Teofane. Terminati brillantemente gli studi accademici, si dedicò all’insegnamento, in un primo tempo nella stessa facoltà di Kiev e poi nel seminario di Velikij Novgorod. Nel 1848, chiese di potersi recare in Medio Oriente, come membro della missione ecclesiastica a Gerusalemme e a Costantinopoli. Durante i sei anni che seguirono si appassionò alle opere e alla vita degli antichi Padri della Chiesa. Rientrato in patria, nel 1854, in seguito allo scoppio della guerra di Crimea, venne promosso archimandrita e nominato decano dell’Accademia Teologica di San Pietroburgo. Nel 1859 giunse la sua nomina a vescovo di Tambov. Nei pochi anni di servizio ministeriale in quella chiesa, la sua straordinaria mitezza, la grande bontà d’animo, l’attenzione che riservà alle necessità dei fedeli, gli guadagnarono affetto e devozione universale. Dopo 25 anni di servizio alla Chiesa in differenti ambiti, Teofane chiese al Santo Sinodo di potersi ritirare nell’eremo di Vyshy. La sua richiesta fu accolta nel 1866. Per sei anni, nelle domeniche e nelle altre festività, partecipò sempre alla divina liturgia con gli altri eremiti, non negandosi a ricevere quanti venivano a sollecitare i suoi consigli e la sua direzione spirituale. Tuttavia, a partire dalla Pasqua del 1872, scelse l’isolamento totale, dedicandosi da allora solo alla preghiera, agli studi e al lavoro manuale, limitandosi a incontrare periodicamente l’abate dell’eremo, il padre spirituale e il suo aiutante di cella e celebrando la divina liturgia nella cappella da lui stesso costruita e dedicata al Battesimo di Gesù. E nella Festa del Battesimo di Gesù, il 19 gennaio (6 gennaio per il calendario gregoriano) del 1894, Teofane si spense dopo una breve malattia. A lui dobbiamo, oltre a numerose opere di spiritualità, la traduzione della Filocalia, il grande classico della spiritualità esicasta, dallo Slavo ecclesiastico al Russo.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro di Samuele, cap.24, 3-21; Salmo 57; Vangelo di Marco, cap. 3, 13-19.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fratelli della Umma islamica.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Teofane il Recluso, tratto dal suo “Diario della preghiera”, che troviamo in rete e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
I doni della grazia divina sono diversi e i diversi doni sono spesso in gradi diversi. Così accade anche nell’ordine naturale: qualcuno appare prevalentemente idoneo alla pittura, un altro alla musica, altri nelle imprese o in qualsiasi altra cosa. E in ogni tipo di idoneità essi sono di vario grado. Tra quanti, ad esempio, osserviamo capaci di dipingere, uno è mediocre, l’altro molto buono, il terzo eccellente. Tranne gli ultimi, tutti gli altri sono imitatori degli originali che sono superiori ad essi. Così è anche nella vita spirituale. La preghiera, ad esempio, è un dono, ma quelli che pregano si trovano in gradi diversi dell’orazione. Così è anche per la questione della fede o nella pratica della pietà, nella fatica dell’umiliazione di se stesso e in tutto. Si potrebbe supporre che questo dipenda dall’uomo stesso. Dio è generoso e pronto a mostrare la sua generosità a tutti senza distinzione, nella quantità che ciascuno accetta o che mostra di essere capace di ricevere. In ciò sono i misteri della provvidenza divina a riguardo di tutti e di ognuno. Da Dio dipende tutto, anche ciò che è naturale e non soltanto ciò che è opera della grazia. (Teofane il Recluso, Diario della preghiera, 158).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 19 Gennaio 2024ultima modifica: 2024-01-19T21:47:37+01:00da fraternidade
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