Giorno per giorno – 18 Gennaio 2024

Carissimi,
“Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero” (Mc 3, 7-9). Non necessariamente complotti e persecuzioni vengono per nuocere. La decisione di eliminare Gesù maturata dall’inedita alleanza tra erodiani e farisei, oggi diremmo l’estrema destra politica e religiosa (come qui da noi Bolsonaro e il pastore Malafaia e quelli come lui), se ne determina l’allontanamento da Cafarnao, causa anche un grande movimento popolare al suo seguito, in cui l’evangelista intravede il futuro sviluppo, non sotto il segno del successo mondano, ma come espressione dell’universalità della salvezza. Gesù è solo all’inizio della sua missione, e nessuno può illudersi di interromperla, come neanche di confonderne i lineamenti, vuoi con la prepotenza, in cui sono sempre i più forti ad avere la meglio (cf v.9), vuoi con le confessioni di fede degli spiriti immondi (cf v. 11), che, dietro l’apparente ortodossia delle formule, mirano ad una pratica [di potere], che le svuota di significato. Per sottrarsi a quella e a questi, che egli zittisce non durezza, chiede ai discepoli, che gli approntino una barchetta (l’originale suona proprio così), già immagine di una Chiesa, e di ogni comunità che la esprima localmente, piccola, povera, umile cosa, come il suo Signore, che si è fatto il più piccolo dei semi della terra (cf Mc 4, 31). È la logica a cui siamo chiamati ad adeguarci.

Oggi, il nostro calendario ci porta la memoria di Sergio Berten e compagni, martiri della solidarietà in Guatemala, e di Mahmoud Mohamed Taha, il Gandhi sudanese. Nell’emisfero Nord, primo giorno dell’Ottavario di preghiere per l’unità dei Cristiani.

Sergio Berten era nato nel 1953 in Belgio ed era entrato ancor giovane nella Congregazione del Cuore Immacolato di Maria. Ventiduenne chiese ed ottenne di recarsi come missionario in Guatemala. Lavorava nella costa meridionale, animando le comunità di Puerto San José, Santa Lucía Cotzumalguapa e Tiquisate. La sua opzione per i poveri fu subito chiara. Nella realtà di miseria e ingiustizia in cui vivevano i contadini, fu portato a scoprire sempre più nitidamente in ciascuno di loro il volto sofferente di Cristo. La Parola di Dio nella Bibbia divenne per lui sempre più trasparente, illuminandolo nel cammino e dandogli la forza per seguire ogni giorno più radicalmente Gesù. Condividendo la vita dei poveri, approfondì nel dialogo con essi la riflessione sui passi che la situazione di miseria e di oppressione esigeva in vista di un cambiamento reale. Cosciente del pericolo di morte che correva a causa del suo impegno, al fine anche di proteggere i suoi compagni di congregazione religiosa e i contadini più impegnati, Sergio decise di continuare il suo lavoro in clandestinità. Questo non impedì che, il 18 gennaio 1982, fosse sequestrato con altri otto giovani contadini in una strada di Città del Guatemala. Sparendo con loro nel nulla, martiri tutti della giustizia e della solidarietà.

Mahmoud Taha era nato verso il 1911 a Rufa‘a, una cittadina sulla riva orientale del Nilo Azzurro, nel Sudan centrale. Rimasto orfano, aveva comunque potuto continuare gli studi, fino a laurearsi in Ingegneria nel 1936, dedicandosi successivamente alla libera professione. Fin da giovanissimo aveva partecipato alla lotta per l’indipendenza nazionale e nel 1945 fu tra i fondatori del Partito Repubblicano, una formazione islamica di orientamento modernista, che, negli anni successivi, si propose di rendere possibile nella società islamica, a partire dalla rivelazione coranica, l’effettiva partecipazione popolare alla vita politica, una completa libertà religiosa, la reale eguaglianza di diritti tra uomo e donna. Fedele alla sua coscienza religiosa, contrario ad ogni violenza, Taha fu ripetutamente arrestato e torturato, prima di essere impiccato a Khartoum, il 18 Gennaio 1985, in seguito alle pressioni dei “Fratelli musulmani” che giudicavano eretiche le sue tesi a favore di un Islam non-violento. Affrontò la morte con grande serenità, sorridendo alla folla che, venuta per assistere all’esecuzione, circondava il patibolo, cantando canti religiosi. Subito dopo l’impiccagione, il corpo fu portato in elicottero nel deserto, dove venne sepolto in una località rimasta sconosciuta. Dopo la caduta del dittatore Nimery, nell’ottobre 1985, fu richiesta la revisione del processo. Con sentenza datata 18 novembre 1986, la Suprema Corte definì nulli il processo, i procedimenti di ratifica e l’esecuzione di Mahmoud Taha. Piuttosto tardivamente.

Oggi, nell’emisfero Nord, si apre l’Ottavario di preghiere per l’unità dei Cristiani. Esso ebbe origine per iniziativa di due ministri anglicani: l’inglese Spencer Jones e l’americano Paul James Francis Wattson (che sarebbe poi divenuto cattolico). Nel 1907, Jones suggerì l’istituzione di una giornata di preghiera, il 29 giugno di ogni anno, per il ritorno di tutti i cristiani all’unità con la chiesa di Roma. L’anno dopo, Wattson propose un’ottava di preghiere (dal 18 al 25 gennaio) col fine di ottenere da Dio “il ritorno di tutte le altre pecore all’ovile di Pietro, l’unico pastore”. Più rispettoso dell’identità delle singole chiese, il prete cattolico Paul-Irénée Couturier, nel 1935, trasformò questa manifestazione nella “Settimana universale di preghiera per l’unità dei cristiani”, che aveva come finalità quella di pregare per la santificazione di tutti i battezzati e per la realizzazione dell’unità “con i mezzi che Dio vorrà e nel modo che Egli vorrà”. Dal 1966 il tema e i testi per la Settimana sono decisi e preparati insieme da una speciale commissione del Consiglio Ecumenico delle Chiese e dal Segretariato (in seguito, Pontificio Consiglio) per l’unità dei cristiani.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro di Samuele, cap.18, 6-9; 19, 1-7. Salmo 56; Vangelo di Marco, cap. 3, 7-12.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Prendendo spunto dall’Ottavario di preghiere per l’unità dei cristiani, vi proponiamo, nel congedarci, una preghiera di Paul-Irénée Couturier, che ne fu l’ideatore. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Signore Gesù, che alla vigilia di morire per noi, hai pregato affinché tutti i tuoi discepoli siano perfettamente una cosa sola, come tu sei nel Padre tuo e il Padre tuo in te, rendici dolorosamente consapevoli dell’infedeltà della nostra disunione. Dacci la lealtà di riconoscere e il coraggio di rifiutare ciò che si nasconde in noi di indifferenza,. di sfiducia e persino di mutua ostilità. Concedici di incontrarci tutti in te, affinché dalle nostre anime e dalle nostre labbra salga incessantemente la tua preghiera per l’unità dei cristiani , come tu la vuoi, con i mezzi che vuoi. In te, che sei la carità perfetta, aiutaci a trovare la via che conduce all’unità, in obbedienza al tuo amore e alla tua verità. (Paul Couturier, Prière pour l’Unité des chrétiens).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Gennaio 2024ultima modifica: 2024-01-18T21:45:57+01:00da fraternidade
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