Giorno per giorno – 17 Gennaio 2024

Carissimi,
“Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo” (Mc 3, 1-2). Stasera, Padre José diceva che quell’uomo rappresentava l’umanità intera, da quando l’Adamo che è in noi si è chiuso al dono di Dio, nella pretesa di farsi padrone del mondo, gli uni gli altri in competizione per affermarsi nella figura del potere, dell’avere, dell’apparire. Condannandosi così all’infelicità. Di fronte a questa situazione, Gesù, venuto a ristabilire il progetto originario, dice all’uomo: sorgi nel mezzo (proprio lo stesso verbo della risurrezione). E poi chiede a chi fa le parti dell’ordine costituito – farisei ed erodiani – che ogni tanto escono allo scoperto della loro solo apparentemente poco naturale alleanza, se la legge (quella religiosa ma anche no) permetta di fare il bene o il male, di salvare una vita o di toglierla. In cuor loro, gli interpellati sanno bene la risposta, ma tacciono evidentemente, per non perdere quel poco di faccia che gli rimane. Gesù, dal canto suo, ci mette in condizione di fare la nostra scelta, in favore della vita-per-tutti, guarendoci la mano paralizzata, per farci capaci di ricevere il dono della sua stessa esistenza, che verrà da noi moltiplicato in vita per tutti. Questo, allora, determinò la sua condanna a morte (cf v.6), che fu così il prezzo del suo dono. Condanna a cui rispose, non con la vendetta, ma con grazia su grazia, per aprirci un orizzonte che costituisse un salto di civiltà, in direzione al Regno e alla sua logica. Che è già vivere la risurrezione. Possa Gesù restaurare la nostra mano ogni volta che si paralizza nell’obbedienza allo spirito del Sistema-mondo.

Oggi facciamo memoria di Antonio il Grande, patriarca del monachesimo, di Silvia Maribel Arriola, martire in El Salvador, di P. Tissa Balasuriya, teologo della liberazione e del dialogo interreligioso.

Nato nell’anno 250, a Come, in Egitto, a vent’anni Antonio, dopo aver letto nel Vangelo l’esortazione di Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’ vendi tutti i tuoi beni e dalli ai poveri, poi vieni e seguimi, e avrai un tesoro nei cieli”, decise che valeva la pena di fidarsi e lo fece, letteralmente, abbandonando ogni cosa. Presto seguito da decine, poi centinaia di giovani e meno giovani, che intendevano esprimere così la loro radicale contestazione alla logica con cui il mondo era organizzato. Abitò per un tempo tra antiche tombe abbandonate, per poi ritirarsi sulle rive del Mar Rosso, dove visse fino a quando la morte lo colse nel 356, all’etá di 106 anni. La trasparenza della sua personalità, la coerenza della sua testimonianza richiamarono durante tutti gli anni della sua avventura nel deserto schiere di pellegrini di ogni ceto e condizione, desiderosi di essere confermati nella fede, consigliati o confortati.

Di Silvia Maribel Arriola non sappiamo molto. Il martirologio latino-americano dice che era una religiosa salvadoregna. Faceva parte di una comunità, nata dalle comunità di base del Salvador, approvata canonicamente da mons. Romero con il nome di “Religiose per il popolo”. Silvia fu per molti anni segretaria di mons. Romero, davanti al quale fece la sua professione religiosa. Amica di tutti, animatrice di comunità, scelse di accompagnare come infermiera le formazioni di resistenti del Fronte Farabundo Martí di Liberazione Nazionale. Cadde uccisa assieme ad altri compagni durante un incursione dell’esercito, il 17 gennaio 1981. Aveva solo trent’anni. La chiamavano la “donna del sorriso”. Di lei ci è rimasta la formula di consacrazione come religiosa: “Davanti ad una società che vive gli ideali del potere, dell’avere e del piacere, voglio essere segno di ciò che significa realmente AMARE; del fatto che Cristo è l’unico Signore della storia, che è presente in mezzo a noi ed è capace di generare un amore più forte degli istinti e della morte, più forte di tutti i poteri economici. Voglio vivere una vita di ricerca e di sequela del Cristo povero, casto e ubbidiente alla volontà del Padre, al fine di vivere solo per Lui e per la sua opera salvifica. Prometto di essere fedele al Signore: nella salute e nella malattia, nella giovinezza e nella vecchiaia, nella tranquillità e nella persecuzione, nelle gioie e nelle tristezze, nella sua incarnazione in mezzo ai più poveri, povera e solidale con loro nella loro lotta per la liberazione: partecipando della sua missione evangelizzatrice tra gli uomini, concentrando tutta la mia capacità affettiva in Lui e in tutti i fratelli, vivendo in una continua ricerca della volontà del Padre attraverso la sua Parola, nella sua Chiesa, e nei segni dei tempi tra i poveri”.

Tissa Balasuriya era nato il 29 agosto 1924 a Kahatagasdigiliya, nella provincia Centro-settentrionale dello Sri Lanka, nella famiglia di William e Victoria Balasuriya. Dopo essersi laureato brillantemente in Economia all’Università di Ceylon, era entrato, nell’agosto del 1945, nel noviziato dei Missionari Oblati di Maria. Ordinato prete nel 1949 a Roma, vi conseguì la licenza in filosofia e teologia, alla Pontificia Università Gregoriana, specializzandosi poi in Economia agricola a Oxford e in Teologia all’Università Cattolica di Parigi. Rientrato in patria nel 1953, contribuì alla fondazione, divenendone in seguito Rettore, dell’Aquinas University College, che lasciò nel 1971 per fondare il Centre For Society & Religion, il cui obiettivo era di contribuire all’integrale liberazione umana della popolazione del suo Paese. Nel 1975, aveva fondato l’Associazione ecumenica dei teologi del terzo mondo. Nel 1978, l’uscita del suo libro “Eucaristia e liberazione umana”lo fece entrare di diritto nel novero degli studiosi della teologia della liberazione. Nel 1990, la pubblicazione di un altro libro “Maria e Liberazione umana”, in cui rileggeva la figura di Maria di Nazareth fuori dagli schemi devozionali, gli procurò non pochi grattacapi, compresa una sorprendente scomunica, comminatagli nel 1996, dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Scomunica revocata tuttavia due anni dopo. Instancabile fu il suo contributo al dialogo tra le religioni, le generazioni e i generi. Il suo lavoro per la pace, la giustizia e i diritti umani conobbe unanime apprezzamento, nel suo Paese e all’estero. L’impegno di Balasuriya per la liberazione dei settori più emarginati ed oppressi dello Sri Lanka gli comportò spesso incomprensioni e amarezze, ma il suo amore per la giustizia e per la gente lo aiutò a proseguire imperterrito nella sua missione, sino alla morte, avvenuta a Colombo, il 17 gennaio 2013, a ottantanove anni di età, dopo una breve malattia.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro di Samuele, cap.17, 32-33. 37. 40-51; Salmo 144; Vangelo di Marco, cap.3, 1-6.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, anche fuori da strutture religiose tradizionali, lavorano per costruire un mondo di fraternità, giustizia e pace.

È tutto, per stasera. E noi ci congediamo lasciando la parola a Tissa Balasuriya, di cui vi offriamo, nel congedarci, una citazione tratta dal suo “Mary and Human Liberation”, che troviamo in rete e che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Una teologia della libertà e della liberazione che riecheggi fedelmente il Magnificat di Maria conservato nella memoria della Chiesa è necessaria ai tempi in cui viviamo. Ma sarebbe delittuoso prendere le energie della pietà popolare e indirizzarle verso un piano di liberazione puramente terreno, che si rivelerebbe ben presto niente più che un’illusione oltre che causa di nuove forme di schiavitù. Coloro che in questo modo si arrendono alle ideologie del mondo e alla presunta necessità della violenza, non sono più fedeli alla speranza, all’audacia e al coraggio della speranza, come vengono esaltati nell’inno al Dio della misericordia che la Vergine ci insegna. (Tissa Balasuriya, Mary and Human Liberation).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 17 Gennaio 2024ultima modifica: 2024-01-17T21:27:14+01:00da fraternidade
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