Giorno per giorno – 12 Gennaio 2024

Carissimi,
“Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?” (Mc 2, 6-7). Stasera, ci dicevamo che é interessante l’attenzione che l’evangelista pone su quegli scribi – gli stessi, probabilmente, che inseguono (invece di seguire) Gesù, ovunque egli vada, e che si infilano dappertutto, come anche in questa casa, in cui forse Gesù si ospitava coi suoi, quando stava a Cafarnao. Seduti là, dice l’evangelista, quasi a farla da padroni, per l’autorità che la gente gli riconosceva, ma in un posto, dove erano solo infiltrati. Forse, in questo episodio del paralitico, calato dal tetto dai quattro volonterosi amici, i veri paralitici erano loro, guardiani di una dottrina senz’anima, di una morale senza misericordia. Sicché, se avessero avuto un briciolo di perspicacia, avrebbero intuito che la parola di perdono rivolta da Gesù al paralitico, poteva valere, anche di più, per loro, se solo avessero saputo accoglierla. E ci sono venuti in mente i paralitici porporati e i ringhiosi teologi che occupano si direbbe abusivamente scranni che non sono loro dovuti, e che astiosamente vorrebbero mantenere paralizzati e imperdonati coloro per i quali Gesù è venuto a recare la buona notizia dell’amore senza ritorno del Padre. Che le nostre parole, i nostri gesti, i nostri comportamenti, in casa e fuori casa, siano sempre trasparenza del dono e del perdono che ad ogni passo ci raggiunge. Sì, è vero, sempre è pretendere troppo. Ma si può cominciare.

Oggi è memoria di Aelredo di Rievaulx, monaco e mistico dell’amicizia; di Mev Puleo, testimone di solidarietà; e di Zilda Arns Neumann, messaggera di pace e di bene.

Nato a Hexham, in Inghilterra, nel 1109, Aelredo passò la sua giovinezza alla corte del re David I di Scozia, ma nel 1135 decise di lasciare ogni cosa per entrare nel monastero cistercense di Rievaulx, nello Yorkshire, di cui era abate Guglielmo, discepolo di s. Bernardo. Con l’appoggio di un amico e confratello di nome Simone (morto nel 1142 in fama di santità) compì presto grandi progressi nella vita religiosa. Questo lo portò a capire come l’amicizia, rispettosa della sacralità e del mistero dell’altro, senza strumentalizzazioni, né tanto meno complicità, quando si lasci modellare da un comune sentimento e desiderio di bene, è di grande aiuto nel cammino dell’unificazione/adesione del cuore alla volontà di Dio. A partire da questa esperienza compose un piccolo trattato, dal titolo, appunto, “De Spirituali Amicitia”. Benché ripetutamente gli fosse chiesto di accettare la nomina a vescovo, sempre rifiutò per amore alla vita religiosa. Dovette però accettare l’elezione ad abate nel 1143. La sua fama di predicatore e scrittore si sparse ben presto in tutto il paese. Questo, ma più ancora, la sua personale santità, contribuì ad attrarre numerose vocazioni al monastero di Rievaulx, che arrivò a contare oltre seicento monaci. Indebolito dalle malattie, che lo afflissero negli ultimi anni di vita, morì il 12 gennaio 1167.

Mev Puleo era nata a St. Louis (Missouri) nel 1963. La sua conversione all’Evangelo della solidarietà risaliva ad un viaggio in Brasile, quando, quattordicenne, a Rio de Janeiro, scoprì l’abisso che divide le due realtà di questo paese. E si chiese: “Cosa significa essere cristiani – seguaci della via di Gesù – in un mondo di contraddizioni e di conflitti? Cosa significa essere al seguito di Gesù, quando io osservo il mondo della miseria da un pulman di lusso?”. Mev scoprì presto il suo talento per la fotografia e se ne servì per documentare, con l’occhio, l’amore e la passione di una contemplativa, la vita, le lotte, l’umanità dei poveri. Nel 1992 sposò Mark Chmiel, come lei studente di teologia. E fu un matrimonio d’amore, pieno di gioia, di speranza e di promesse. Nello stesso anno, si recò, con una delegazione in difesa dei Diritti umani, ad Haiti, subito dopo il colpo di stato contro Jean Bertrand Aristide; l’anno successivo andò in El Salvador, e, nel 1994, in Chiapas, in coincidenza con la sollevazione zapatista. Al ritorno in patria, le fu diagnosticato un tumore al cervello e le diedero sei mesi di vita. Si buttò, allora, a capofitto nel lavoro. Disse: “Quando ero ragazzina, un pensiero si impossessò di me: Gesù non è morto per salvarci dalla sofferenza, è morto per insegnarci come soffrire… Adesso lo posso capire per davvero! E, tutto sommato, preferisco morire giovane, avendo vissuto una vita piena di significato, che morire vecchia dopo una vita, con tutti gli agi possibili, ma senza senso”. Morì, a St. Louis, il 12 gennaio del 1996.

Zilda Arns era nata il 25 Agosto 1934, dodicesima dei tredici figli di Helene Steiner e Gabriel Arns, a Forquilhinha (Santa Catarina, Brasile). Tre delle sue sorelle sarebbero divenute religiose, due fratelli francescani, di cui uno, Paolo Evaristo Arns, arcivescovo di São Paulo, cardinale, fu, all’epoca della dittatura, coraggioso difensore dei diritti umani in questo Paese. Sposata ad Aloísio Bruno Neumann (1931-1978), Zilda fu madre di sei figli. Laureata in medicina, con specializzazzione in pediatria e salute pubblica, nel 1983, vedova da cinque anni, fondò la Pastorale dell’Infanzia, su suggerimento del fratello dom Paulo e dell’allora direttore esecutivo dell’Unicef, James Grant, con l’intento di salvare il maggior numero possibile di bambini dalla mortalità infantile, dalla denutrizione e dalla violenza. Convinta dell’importanza dell’educazione nella lotta alle malattie di facile prevenzione e alla precoce emarginazione dei bambini, sviluppò una metodologia della moltiplicazione della conoscenza e della solidarietà tra le famiglie più povere, basandosi sul racconto biblico della moltiplicazione dei pani (cf Mc 6, 35-44). Si trattava di “organizzare le persone in piccole comunità; identificare coordinatori, famiglie con donne incinte e bambini minori di sei anni. I coordinatori disponibili a lavorare volontariamente in questa missione di salvare vite, sarebbero stati resi capaci, nello spirito di fede e vita, e preparati tecnicamente e scientificamente a promuovere progetti per la salute, alimentazione e civilizzazione. Sarebbero stati accompagnati nel loro lavoro perché non si scoraggiassero. La loro missione è condividere con le famiglie la solidarietà fraterna, l’amore e quali attenzioni avere con le donne in attesa e verso i bambini, perché siano in buona salute e felici”. In Brasile, la Pastoral da Criança è oggi applicata in circa 40 mila comunità di 7.000 parrocchie di oltre 272 diocesi. Si è venuta in seguito diffondendo in altri 20 paesi di America Latina, Caraibi, Africa e Asia. Nel 2004, Zilda ricevette dalla Conferenza dei Vescovi brasiliani l’incarico di organizzare anche la Pastorale della Persona Anziana che, contando su 14 mila volontari, accompagna oggi 130 mila anziani in 579 municipi di 141 diocesi in 25 Stati brasiliani. L’11 Gennaio 2010, Zilda Arns si recò in Haiti su invito della Conferenza Nazionale dei Religiosi del Caribe, per illustrare i programmi della Pastoral da Criança. Il giorno 12, al termine di una conferenza tenuta in una chiesa di Port-au-Prince, moriva sotto le macerie del terribile terremoto che sarebbe costato al Paese 250 mila morti.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro di Samuele, cap. 8,4-7.10-22a; Salmo 89; Vangelo di Marco, cap. 2,1-12.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Cade oggi il primo anniversario della pasqua di Fratel Biagio Conte, avvenuta a Palermo. Fondatore della “Missione di Speranza e Carità”, a sostegno di poveri ed emarginati italiani ed extracomunitari, si volle di essi compagno di vita. Ringraziamo Dio per tali testimonianze che continua a suscitare nella Chiesa, per convertire i nostri cuori ad una maggior radicalità nel seguire i passi del suo Figlio Gesù.

Bene, è tutto, per stasera. E noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano tratto da “L’amicizia spirituale” di Aelredo di Rievaulx, che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Quattro sono gli elementi che qualificano in modo particolare l’amicizia: l’amore e l’affetto, la sicurezza e la gioia. L’amore si manifesta nell’offrire favori e servizi con animo benevolo; l’affetto nasce da una gradevole sensazione interiore; la sicurezza sta nel poter rivelare senza timore o sospetto tutti i segreti e i pensieri del proprio animo; la gioia nasce dallo scambio dolce e amichevole di tutto ciò che capita, bello o brutto che sia; di tutto ciò che si pensa, sia esso utile o inutile; di tutto ciò che si insegna o si impara. Vedi ora in quali cose l’amicizia si dissolve in coloro che non ne sono degni? Certamente se ne va quella soddisfazione interiore che era attinta abbondantemente dal cuore dell’amico; se ne va la sicurezza che ci faceva confidare a lui i nostri segreti; se ne va la gioia che nasceva dalla conversazione amichevole. Gli si deve dunque negare quella familiarità che si esprimeva in tutte queste cose, ma l’amore deve rimanere, con misura e rispetto, al punto che, se l’offesa non è stata troppo grande, si possano sempre notare i segni dell’antica amicizia. (Aelredo di Rievaulx, L’amicizia spirituale).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Gennaio 2024ultima modifica: 2024-01-12T22:25:36+01:00da fraternidade
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