Giorno per giorno – 11 Gennaio 2024

Carissimi,
“Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: Se vuoi, puoi guarirmi! Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: Lo voglio, guarisci! Subito la lebbra scomparve ed egli guarì” (Mc 1, 40-42). Uno sarebbe portato a dire che Gesù va di trasgressione in trasgressione, ogni giorno la sua, insomma. Oggi è la volta di questo lebbroso la cui malattia, come si è ricordato altre volte, secondo gli studiosi, non è quella che conosciamo come hanseniasi, ma una tra le molti dermatiti e micosi, che erano considerate punizione per una colpa di maldicenza, calunnia o diffamazione, e che per questo meritavano – in una sorta di pena del contrappasso – la condanna a quell’isolamento a cui, i colpevoli, con il loro peccato, avevano inteso relegare le loro vittime. Gesù conosce la legge mosaica,e coscientemente ne trasgredisce le norme, considerasse o no colpevole il lebbroso che gli si era avvicinato, anch’egli violando la legge. Tocca, infatti, il lebbroso, e così facendo, contrae il suo stato di impurità rituale. Al punto che, divulgato il fatto dallo stesso lebbroso curato, “egli non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte” (Mc 1, 45). La conoscenza intima che egli ha del Padre, lo porta ad affermare che nessun tipo di esclusione può operare nello spazio delle relazioni umane, perché Dio è in se stesso comunione. E, se deve esserci esclusione, accetta di essere lui escluso con gli altri esclusi. Tanto è vero che finirà crocifisso tra due ladroni, portando all’estremo la sua scelta di campo. L’impegno e la missione da Lui affidati alla sua Chiesa, pur avendo assunto la veste della simbologia religiosa, mirano al compimento della promessa di vita e vita piena che ogni “figlio dell’uomo”, per dirlo alla maniera ebraica, si porta dentro . Nessuno escluso. E noi ci stiamo?

Oggi noi si fa anche memoria di Ammon Hennacy, anarchico di Dio, e di Lambert Beauduin, fondatore di Chevetogne e testimone di ecumenismo.

Ammon Hennacy era nato il 24 luglio 1893. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, rifiutò di rispondere alla chiamata alle armi. Fu per questo condannato a cinque anni di prigione, di cui ne scontò due, metà dei quali in regime di isolamento. Lì, leggendo solo la Bibbia, si convertì, riconoscendo in Gesù Cristo e nella sua proposta della conversione del cuore l’unica vera rivoluzione. Scelse di vivere poveramente, come bracciante agricolo, guadagnando sempre al di sotto del minimo imponibile, per non pagare quelle tasse che servono spesso per finanziare l’industria della guerra. Conobbe Dorothy Day e il suo movimento del Catholic Worker, cui aderì e, il 17 novembre 1952, si fece anche battezzare. Più tardi, tuttavia, non riuscendo a convivere con ipocrisie e compromessi di molti esponenti della gerarchia e della vita ecclesiastica, preferì allontanarsi, continuando come “cristiano senza chiesa”, fedele all’evangelo di Gesù e alla lotta non-violenta a favore della vita. Dorothy Day che soffrì molto per il suo allontamento dalla Chiesa, riconobbe tuttavia che “egli fu il più ascetico, colui che lavorò più duramente, il più dedito alla causa dei poveri e degli oppressi di tutti coloro che abbiamo conosciuto. Egli fu un’ispirazione e nello stesso tempo un rimprovero per tutti noi”. Morì l’11 gennaio 1970.

Lambert Beauduin nacque a Rousoux-lès-Waremme (Belgio), nel 1873. Ordinato prete nel 1897, si occupò per alcuni anni della cura pastorale dei lavoratori. Maturata in lui la vocazione monastica, entrò, nel 1906, nell’abbazia benedettina di Mont-César a Lovanio. Pastore di profonda sensibilità liturgica, si sentì presto investito della missione di restituire la liturgia al popolo di Dio, dedicandosi alla riflessione e allo studio dei temi che sarebbero divenuti i cavalli di battaglia del nascente “movimento liturgico”, al fine di superare la distanza creatasi lungo i secoli tra il culto della chiesa e la vita quotidiana della gente. Organizzò, a partire dal 1909, le settimane liturgiche annuali, fondò il periodico La vie liturgique, stilò nel 1914 il manifesto del movimento liturgico, La pieté de l’Eglise, e, nel 1921, si trasferì a Roma, per insegnarvi teologia. In quella città, il desiderio di approfondire la conoscenza della liturgia orientale, lo portò all’incontro con le Chiese d’oriente. Rispondendo a un desiderio di Pio XI, fondò nel 1925, ad Amay-sur-Meuse, il Monastero dell’Unione che, nel 1939, si trasferirà a Chevetogne. L’intenzione era quella di favorire la comunione e l’unità tra le Chiese, secondo una formulazione, che, all’epoca gli valse l’esilio e la condanna ecclesiastica: “Le chiese unite a Roma e non assorbite da Roma”. Trasferito all’abbazia di En-Calcat, in Francia, fece ritorno a Chevetogne solo nel 1951. Nell’immediato dopoguerra strinse una profonda amicizia con mons. Roncalli, il futuro Giovanni XXIII, che di lui ebbe a dire: “L’unico vero metodo di lavoro al fine di riunificare le Chiese è quello di dom Beauduin”. L’anziano monaco si spense nella sua abbazia, l’11 gennaio 1960.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro di Samuele, cap.4, 1-11; Salmo 44; Vangelo di Marco, cap.1, 40-45.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

E, per stasera, è quanto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Dorothy Day a riguardo di Ammon Hennacy. Tratta dalla sua Introduzione al libro dello stesso Hennacy “Autobiography of a Catholic Anarchist” (Catholic Worker Books), reperibile in rete, è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ammon è stato battezzato il giorno della festa di San Gregorio Taumaturgo, nel 1952, da padre Marion Casey, della diocesi di San Paolo. È un uomo tipico del Midwest, alto, allampanato, con il naso lungo e la faccia lunga, la bocca sottile e gli occhi caldi, resistente più che forte. È l’americano medio e, come i pionieri prima di lui, è praticamente solo. L’anno prossimo trasferirà le sue attività a Denver, la capitale dell’ovest, dove il presidente ha la sua Casa Bianca estiva. Ricomincerà a picchettare, a digiunare, a lavorare duramente nel suo nuovo ambiente, raggiungendo l’uomo della strada andando dall’uomo della strada. Sarà ancora un redattore di The Catholic Worker, un redattore continuamente in pellegrinaggio, un redattore itinerante, che fa il lavoro, il parlare e lo scrivere che può fare mentre si guadagna da vivere con il sudore della fronte. E cosa sta realizzando, in questa sua rivoluzione individuale? Si aspetta di cambiare il mondo? Quando gli è stata posta quest’ultima domanda, una volta ha risposto con l’arguzia che lo contraddistingue: “Forse non cambierò il mondo, ma lavorerò in modo che il mondo non cambi me”. L’altro giorno mi ha raccontato la storia di una famiglia cinese che stava scavando una miniera di sale. Il padre non si aspettava di riuscirci nella sua vita, il figlio non si aspettava di riuscirci nella sua e forse il nipote non si aspettava di riuscirci nella sua. Ma se avessero continuato a lavorare, un giorno ci si sarebbe arrivati. Ammon è un uomo lungimirante, come ce ne sono pochi. A volte può sembrare che speri contro ogni speranza, ma preferisco ricordare l’altra citazione di San Paolo. Egli ha la carità che “si rallegra nella verità, sopporta ogni cosa, crede in ogni cosa, spera in ogni cosa, sopporta ogni cosa”. Preghiamo affinché abbondi nella carità che “non viene mai meno, sia che le profezie si annullino, sia che le lingue cessino, sia che la conoscenza venga meno”. Dio lo benedica. (Dorothy Day, Introduction in Ammon Hennacy, Autobiography of a Catholic Anarchist).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 11 Gennaio 2024ultima modifica: 2024-01-11T22:23:15+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo