Giorno per giorno – 17 Febbraio 2023

Carissimi,
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? (Mc 8, 34-36). Dopo aver mandato Pietro a camminare dietro a lui, Gesù spiega ai discepoli e alla folla in cosa consista il mettersi alla sua sequela. Le parole che abbiamo ascoltato stasera definiscono così chi sia e chi no discepolo di Gesù. E perciò anche i caratteri che avrà la sua Chiesa, e una società che si voglia cristiana, sempre che l’una e l’altra si prendano minimamente sul serio. Non per imposizione di una qualche legge, ma per il libero convincimento e la libera decisione di quanti ne vengono a far parte. Anche perché il rinnegamento di sé e il prendere la propria croce sono operazioni strettamente personali. Tutto naturalmente è cominciato e si giustifica con l’autorinnegamento di Gesù, lo svuotamento del suo io divino – Paolo scriverà: annichilò, nientificò se stesso (cf Fil 2, 7) -, per assumere la forma dello schiavo, identificandosì così con le condizioni ultime. Per i discepoli, per la Chiesa, per ciascuno/a di noi, non potrà essere differente. L’incessante lotta contro gli istinti egoisti che vorrebbero impedirci di seguire Gesù nel rinnegamento di sé costituisce la croce di cui dobbiamo caricarci nella sua sequela: essa segnala l’amore/abnegazione di cui siamo resi capaci per la liberazione/salvezza degli altri. Altro che scontro tra le civiltà, evangelizzazione come conquista, difesa [armata] dei propri valori, affermazione di sé contro gli altri: tutte forme della negazione di Dio, che appartengono, nel migliore dei casi, al riconoscimento di Gesù come messia, ricondotto però al proprio immaginario religioso. Proprio come avvenne con Pietro.

In questa data, il nostro calendario, prendendo spunto dall’anniversario della morte di Giordano Bruno, ci porta oggi la memoria di tutti i Martiri dell’Inquisizione (non importa se cristiani o no, santi o peccatori, ortodossi o eretici, beghine o streghe). Essa richiama la nostra attenzione sul fatto che l’unica verità da affermare (a cui ogni altro dogma rimanda), a partire almeno dall’annuncio di Gesù, era ed è che Dio è Amore incondizionato per tutti. Il che comporta, come inevitabile corollario, che ci si debba impegnare, come cristiani, perché tutti (non solo alcuni, i nostri, o i buoni, ma tutti, compresi i suoi nemici o negatori) abbiano vita e vita in abbondanza.

Il nome di battesimo di Giordano Bruno, nato a Nola, nel 1548, era in realtà Filippo. Egli lo cambiò in Giordano, quando, a diciassette anni, entrò in convento dai domenicani. Il suo temperamento vivace e anticonformista, l’intelligenza fervida e un certo eclettismo di interessi che lo portava ad interessarsi delle nuove scoperte scientifiche, non meno che di studi esoterici e pratiche magiche, lo misero presto nei pasticci. Sicché, sospettato di eresia, dovette nel 1576 fuggire dal convento, cominciando un lungo periodo di peregrinazioni, da una città all’altra, prima nel nord d’Italia e poi altrove. Fu in Francia, poi in Svizzera, a Ginevra, dove aderì al calvinismo, ma fu per poco tempo, perché l’istituzione gli stava stretta. Fece ritorno in Francia, dove insegnò qualche tempo a Parigi, poi, passò in Inghilterra e quindi in Germania. Invitato a Venezia dal doge Mocenigo, fu da questi tradito e denunciato. Trasferito a Roma, nel febbraio del 1593, per essere sottoposto al giudizio dell’Inquisizione, rimase rinchiuso sette anni nelle prigioni di Castel Sant’Angelo, dove venne spesso sottoposto a tortura. Lo studio meticoloso delle sue opere da parte di una commissione presieduta dal card. Bellarmino, portò, nel gennaio 1599 all’individuazione di otto capi d’accusa. Nel settembre dello stesso anno fu richiesto al Bruno di abiurare sinceramente e definitivamente dai suoi errori. Dopo lunghe notti insonni, l’ex-frate domenicano che, inutilmente aveva chiesto di poter parlare direttamente al papa, dichiarò di non aver nulla da abiurare. Il 20 gennaio 1600, Clemente VIII ordinava di consegnarlo al braccio secolare per l’esecuzione della condanna a morte. Bruno fu bruciato vivo in Campo dei Fiori, il 17 febbraio 1600.

Oggi noi ricordiamo anche Jiddu Krishnamurti, [non-]maestro del nostro tempo.

Krishnamurti era nato l’11 maggio 1895 a Madanapalle, un piccolo paese vicino Madras, nell’India Meridionale, ottavo di una famiglia di dieci figli. La sua infanzia non presentò tratti particolarmente distintivi rispetto a quella degli altri bambini. La famiglia viveva in condizioni miserevoli, gli insegnanti lo ritenevano un caso problematico per le accentuate difficoltà di apprendimento. In compenso rivelava già da allora quello straordinario altruismo che lo caratterizzerà sempre. Avvicinato dai dirigenti della Società Teosofica (un movimento religioso che credeva nell’avvento imminente di un nuovo messia), Krishnamurti fu inviato in Inghilterra per completare la sua formazione ed essere iniziato alle dottrine esoteriche della Teosofia. Negli anni successivi, tuttavia, egli prese sempre più le distanze dai metodi teosofici, preferendo proseguire il suo cammino da solo. Affermò che la “verità è una terra senza sentieri” e ad essa “non si perviene per un processo evolutivo, ma per una mutazione, un improvviso cambiamento”. Diceva anche: “Voi siete esseri umani, non una nazione o un’istituzione; come esseri umani dovete combattere il potere in voi stessi. Potete infatti ribellarvi contro il potere, e poi esercitarlo sugli altri. Cominciate da voi stessi, diventate responsabili di voi stessi, cercate di scoprire se state usando un potere psicologico con le vostre idee e istituzioni. […] Domandatevi anche se vi sentite legati ad una patria, a un certo colore sulle carte geografiche. Tutte queste cose sono disumane, e, se sono in voi, non raggiungerete la libertà e la verità”. Per quasi sessant’anni Krishnamurti andò per il mondo, per trasmettere, con assoluta semplicità, il suo insegnamento liberatorio. Morì il 17 febbraio 1986 ad Ojai, in California.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.11, 1-9; Salmo 33; Vangelo di Marco, cap.8, 34 – 9, 1.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

È tutto, per stasera. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura un brano di Jiddu Krishnamurti, tratto dal suo libro “Libertà dal conosciuto” (Ubaldini). Che è, per oggi il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Essere liberi da qualsiasi autorità, vostra o di qualcun altro, vuoi dire morire a tutto ciò che appartiene all’ieri, dimodoché la vostra mente sia sempre fresca, sempre giovane, innocente, piena di vigore ed entusiasmo. È solamente in un simile stato che si impara e si osserva. E per questo è necessaria molta consapevolezza, reale consapevolezza di quello che succede dentro di voi, senza tentare di correggerla o suggerirle quello che dovrebbe o non dovrebbe essere, poiché nel momento in cui voi la correggete stabilite una nuova autorità, il censore. Ora dunque, insieme, tenteremo di studiare noi stessi – non ci sarà una persona che spiega mentre voi leggete e siete d’accordo o no con lei intanto che seguite le parole sulla pagina; faremo piuttosto un viaggio insieme, un viaggio di scoperta negli angoli più segreti della nostra mente. E per intraprendere un viaggio del genere bisogna viaggiare con poco bagaglio; non possiamo essere appesantiti da opinioni, pregiudizi e conclusioni – tutto quel vecchio bagaglio che abbiamo messo insieme negli ultimi duemila anni e più. Dimenticate tutto quello che sapete su voi stessi; dimenticate tutto quello che avete pensato di voi; cominceremo come se non sapessimo niente. La scorsa notte è piovuto molto, ed ora il cielo comincia a schiarirsi; è un nuovo fresco giorno. Affrontiamo questo fresco giorno come se fosse il solo giorno. Cominciamo insieme il. nostro viaggio lasciandoci dietro tutti i ricordi di ieri – e cominciamo a comprenderci per la prima volta. (Jiddu Krishnamurti, Libertà dal conosciuto).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 17 Febbraio 2023ultima modifica: 2023-02-17T22:31:55+01:00da fraternidade
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