Giorno per giorno – 04 Novembre 2022

Carissimi,
“Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare” (Lc 16, 1-2). Stasera, padre Carlos diceva esser probabile che Gesù abbia utilizzato uno scandalo finanziario del suo tempo per trarne materia di una parabola che ci insegnasse l’uso corretto dei beni della terra. Fuor di metafora l’uomo ricco del racconto è il buon Dio che ha consegnato tutti i suoi beni a noi, suoi amministratori. Ad ogni momento egli ci chiede il rendiconto della nostra amministrazione, non perché esiga qualcosa di ritorno e di vantaggioso per lui, ma perché, nel dono che ci ha fatto di tutto, è inscritta la logica di moltiplicare questo dono all’infinito, per divinizzare il mondo, facendone una società fraterna e solidale. Ove questo non accadesse, ma prevalesse, al contrario, una volontà di accaparramento, accumulazione, sfruttamento, in vista solo di sé e a danno degli altri, non solo in termini monetari, ma in tutto ciò che siamo e di cui usufruiamo, quanto a talenti intellettuali, cultura, doni spirituali e, più in generale, a beni naturali, conoscenze scientifiche e tecniche, saremmo amministratori di ingiustizia, come il soggetto della parabola. E come lui, se divenissimo improvvisamente sapienti, dovremmo provvedere quanto prima a riformulare le scelte – individuali, sociali, economiche, politiche, religiose -, del nostro stare al mondo.

Il nostro calendario ci ricorda oggi Carlo Borromeo, pastore amico dei poveri e Raïssa Oumançoff Maritain, contemplativa nel mondo.

Carlo Borromeo nacque ad Arona, il 2 ottobre 1538 e, in epoca di nepotismi esasperati, fu creato cardinale dallo zio papa Pio IV, quando aveva solo 22 anni. Nel 1563, ordinato sacerdote e consacrato vescovo, gli fu affidata la diocesi di Milano. Il giovanissimo arcivescovo fece di questo l’occasione per impegnarsi in una profonda riforma della chiesa. Fu un pastore esemplare, attento alle necessità materiali della sua gente. In un’epoca di povertà diffusa, tentò di farvi fronte attingendo a piene mani alle ricchezze della sua famiglia. Fondò ospedali, ospizi e seminari. Denunciò e affrontò coraggiosamente le soperchierie dei nobili e dei signorotti locali. Curò la formazione intellettuale, ma soprattutto spirituale, del clero; favorì il ritorno alla disciplina e al rigore morale di numerosi conventi che vivevano, alla bell’e meglio, nella rilassetezza morale e religiosa. Questo, tra le altre cose, gli costò un attentato da parte di un frate. La palla d’archibugio a lui destinata, tuttavia, perforò il manto cardinalizio, ma non arrivò a centrarlo. Durante la terribile peste che colpì Milano nel 1576-77 dedicò tutte le sue forze ad assisterne le vittime e a tentare di limitarne i danni. La sua attività instancabile, l’austerità di vita e le privazioni che s’imponeva dovevano nel corso del tempo minarne la fibra: il 3 novembre 1584, a soli quarantasei anni, Carlo Borromeo moriva.

Raïssa Oumançoff era nata a Nachitchivan (Rostov-sul-Don), nella Russia zarista, il 12 settembre 1883 (31 agosto secondo il calendario giuliano), da una famiglia di ebrei ortodossi, che presto si trasferì in Francia per sfuggire il clima di violento antisemitismo che dominava nel paese e per offrire migliori opportunità di educazione alle figlie. Intelligenza precocissima, Raïssa entrò all’Università della Sorbona a soli sedici anni. Lì incontrò l’uomo con cui avrebbe condiviso tutta la vita: il giovane Jacques Maritain, che sposò nel 1904. Alieni ad ogni pratica religiosa, ma appassionati della ricerca della verità, i due conobbero Léon Bloy, restando affascinati dalla fede di lui che, celebrando la predilezione di Dio per i poveri e denunciando con vigore i peccati della borghesia cristiana, scriveva: “ Non si entra in Paradiso domani, o tra dieci anni, ci si entra oggi, quando si è poveri e crocifissi” e anche: “Non c’è che una sola vera tristezza: quella di non essere santi”. E santi, nel mondo, in maniera davvero singolare e radicale, si diedero subito da fare per esserlo. Riconoscendosi nella spiritualità e nella regola benedettina, fecero la loro consacrazione come oblati, scegliendo di vivere il loro matrimonio nel “celibato per il Regno”. Con la sorella di Raïssa, Vera, la coppia visse da allora uno straordinario sodalizio, “come religiosi di un ordine speciale, la cui regola contempla la vita nel mondo […] seguendo la via della contemplazione nel mondo”. Il piccolo cenacolo si organizzò con un’orario preciso, fatto di preghiera, lavoro, studio. Negli anni che seguirono, Jacques diventò il più eminente filosofo cattolico del ventesimo secolo, Raïssa ebbe i suoi riconoscimenti con la pubblicazione di opere in poesia e in prosa. Ma, più di tutto, ella restò l’intima e preziosa collaboratrice del marito che di lei dirà: “Ogni cosa viene da Dio, ma come suo tramite sulla terra ogni cosa buona mi è arrivata da lei”. Raïssa morì il 4 novembre 1960. Fu solo allora che Jacques scoprì il suo “Diario”, che gli rivelò aspetti ancora inediti della sua profonda spiritualità.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.3, 17- 4, 1; Salmo 122; Vangelo di Luca, cap.16, 1-8.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una poesia di Raïssa Maritain. Tratta dal suo “Poesie. Contemplazione tra poesia e mistica” (Massimo Jaca Book), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ci si sente la piccolissima cosa che si é / che si sapeva di essere / Se ne ha coscienza ora nella mente / e nell’anima e nel corpo / si vede questo vuoto con una gioia semplice / c’é una luce in questo vuoto / essa viene d’altrove / non designa mient’altro che questo vuoto / e questo altrove / si è senza difesa ma anche senza timore / è la pace di chi non ha difesa / e non vuole difendere in sé più nulla / nemmeno – forse – la sua vita / Tutta la ricchezza dei dolori sofferti / sempre presenti / riposa in pace e scioglie un canto d’invocazione / alla misericordia / La mia miseria è con me, come una cosa / a cui un miracolo abbia tolto il peso // (Raissa Maritain, Postcommunio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Novembre 2022ultima modifica: 2022-11-04T22:15:53+01:00da fraternidade
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