Giorno per giorno – 03 Novembre 2022

Carissimi,
“Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro” (Lc 15, 1-2). Per intendere il Vangelo, dobbiamo ripartire da qui: dai peccatori (che anche noi siamo), che si avvicinano a Gesù per ascoltarlo. Il vangelo dice “tutti” i peccatori. Si avvicinano a Gesù non per convertirsi, ma perché percepiscono in lui uno sguardo convertito a loro e una parola che vuole comunicar loro il valore che essi hanno agli occhi di Dio. Valore che deriva dal loro essere figli, che possono aver rinnegato il Padre (più facilmente una certa immagine del Padre che le religioni hanno loro trasmesso), ma che il Padre mai sognerebbe di rinnegare. Al punto che manda il Figlio a farsi una sola cosa con loro: pecora smarrita, moneta perduta, figlio morto e risorto. Mentre i giusti mormorano: a che pro sacrificarci per comportarci bene, se poi ci tratta tutti uguali? Prigionieri di una logica meritocratica, non hanno ancora conosciuto la salvezza. Che consiste nel sentirsi amati gratis. Dopo di che, ci si può sforzare di rivivere questa attitudine con gli altri. Dom Eugenio, al termine della sua omelia, ci ricordava come termina il Salmo 119: “Desidero la tua salvezza, Signore, e la tua legge è tutta la mia gioia. Come pecora smarrita vado errando; cerca il tuo servo, perché non ho dimenticato i tuoi comandamenti” (Sal 119, 174. 176). Questa è la sola possibile preghiera del giusto, che non si sogna di rivendicare la salvezza, per il fatto di praticare i comandamenti, ma la invoca con ardore.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Martino Porres, servitore dei poveri, e di Léon Bloy, pellegrino dell’Assoluto.

Martino nacque a Lima (Perú), il 9 dicembre 1569, dall’unione di un aristocratico spagnolo, Juan de Porres, con una ex-schiava negra di origine africana. La sua condizione di mulatto fu sempre motivo di discriminazione. Affidato alle cure della madre, divenne allievo di un barbiere chirurgo e imparò i segreti delle cure e della farmacopea naturali. Sicché, ben presto, cominciò ad essere ricercato per le sue conoscenze e per la generosità con cui si dedicava ai malati, soprattutto i più poveri. Nel 1603 entrò nell’ordine domenicano, come laico, e in convento continuò ad esercitare la sua funzione di infermiere. Visse una vita di penitenza, preghiera e carità fino alla morte, che sopraggiunse il 3 novembre 1639.

Léon Bloy era nato a Périgueux, in Francia, l’11 luglio 1846. La sua giovinezza era stata abbastanza inconcludente; lasciati gli studi, era passato da un lavoro all’altro, mentre, sul piano religioso, aveva alternato momenti di entusiamo ad altri di ribellione e di deciso rifiuto. La svolta decisiva della sua vita si ebbe nel 1877 quando conobbe una povera prostituta, Anne-Marie Roulé, al cui riscatto Bloy si dedicò, convinto che ella possedesse una scintilla di grandezza. Lei si convertì ed egli l’adottò come maestra, fino al momento in cui la donna, caduta drammaticamente in preda alla pazzia, nel 1882, fu ricoverata in manicomio. È in questi anni che Bloy cominciò a scrivere. Di sé ebbe a dire: Io scrivo solo per Dio. E, leggendo i suoi libri, ci si rende conto che si tratta di una realtà da lui vissuta intensamente. Lontano da ogni ricerca di successo e di vanagloria, egli scriveva niente meno che per forzare l’avvento del regno dei cieli. I suoi scritti ispirarono, in vario modo, alcuni tra i maggiori scrittori del ventesimo secolo, religiosi e no, quali: Jacques e Raïssa Maritain, Georges Bernanos, Pierre Emmanuel, Léon Chestov, Nicolas Berdiaev, Franz Kafka e Thomas Merton. Intanto, nel 1890, Bloy aveva sposato Jeanne Molbech, che gli diede tre figli, uno dei quali, André, morto in tenera età. Il radicalismo e la violenza dei suoi pamphlets attirarono a Bloy l’incomprensione e l’odio dei suoi contemporanei e furono la causa non ultima della miseria che attanagliò l’esistenza della sua famiglia fino alla sua morte, avvenuta a Bourg-la-Reine, il 3 novembre 1917. Tra i suoi capolavori sono da registrare: Le Salut par les Juifs, Exégèse des lieux communs, La Femme pauvre et Les dernières colonnes de l’Église. La mistica dignità dei poveri come ambasciatori di Dio, il valore spirituale della sofferenza, la sacrosanta collera sul materialismo e l’ingiustizia del mondo, l’appassionata condanna dell’antisemitismo, sono i temi dominanti della sua produzione letteraria. Dell’antisemitismo ebbe a dire: “È il colpo più terribile che Nostro Signore ha ricevuto nella Sua Passione che continua per sempre; è il più maledetto e imperdonabile, perché egli lo riceve sul volto di Sua Madre e dalle mani di cristiani”. E, rivendicando al cristianesimo le sue radici ebraiche diceva: “Ogni mattina, durante la Messa, io mangio un ebreo e quell’ebreo diventa parte di me, cuore del mio cuore. Gesù infatti è israelita. Saluto con le parole dell’Angelo, al mattino e alla sera, una fanciulla ebrea che è la Madre di Dio e che è anche mia madre”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.3, 3-8; Salmo 105; Vangelo di Luca, cap.15, 1-10.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura una citazione di Leon Bloy, tratto dal suo “Le sang du pauvre”, che troviamo in rete e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Indubbiamente l’avaro moderno, proprietario che sia, commerciante o industriale, non adora borse di monete o mazzette di banconote in una cappelletta e su un piccolo altare. Non si inginocchia davanti a queste spoglie di altri uomini e non rivolge loro preghiere o inni nel fumo fragrante di un incensiere. Ma proclama che il denaro è l’unico bene e gli dà tutta la sua anima. Adorazione sincera, senza ipocrisia, senza stanchezza, senza rinnegamento. Se dice, nella bassezza del suo cuore e del suo linguaggio, che ama il denaro per le delizie che procura, mente o si inganna orribilmente, essendo questa affermazione smentita nel momento stesso in cui la pronuncia da ogni suo atto, dall’infinita fatica e dai dolori a cui si condanna volentieri per l’acquisto o la conservazione di questo denaro che è solo la figura visibile del Sangue di Cristo che circola in tutte le sue membra. Lungi dall’amarlo per i godimenti materiali di cui si priva, lo adora in spirito e verità, come i santi adorano il Dio che fa loro della penitenza un dovere e del martirio una gloria. Lo adora per chi non l’adora, soffre al posto di coloro che non vogliono soffrire per il denaro. Gli avari sono mistici! Tutto ciò che fanno è per piacere a un Dio invisibile il cui simulacro visibile e così faticosamente ricercato li riempie di torture e di ignominia. (Léon Bloy, Le sang du pauvre).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Novembre 2022ultima modifica: 2022-11-03T22:14:08+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo