Gioarno per giorno – 02 Novembre 2022

Carissimi,
“Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6, 37-39). In altra occasione Gesù aveva detto; “’Il Padre ha messo tutto nelle mie mani” (Lc 10, 27). E tutto è tutto. Nulla e nessuno perciò andrà perduto. Guai se ci mettesimo a calcolare meriti e demeriti: faremmo della religione un meretricio, negheremmo la grazia (gratuità) della redenzione, cioè dell’amore incondizionato che Dio nutre per tutte le sue creature. Annunciare questo ai quattro venti sarebbe già dire tutto l’evangelo e, alla lunga, a volte molto alla lunga, sarebbe capace di convertirci e di convertire altri alla cura che Dio ha nei confronti di tutti, a partire dagli ultimi. In questo giorno in cui si fa memoria di quanti ci hanno lasciato, alcuni forse in maniera tragica, con cui possiamo aver avuto relazioni di amore, come anche esperienze di disamore, resta questa verità ultima, che consacra il nostro (e il loro) dono e il nostro (e il loro) perdono. Nella speranza, che per noi è certezza di fede, di poterci rincontrare nell’eternità beata, promessa a tutti.

La Memoria di Tutti i [fedeli e infedeli] Defunti, che celebriamo oggi, è nata come memoria monastica dei fratelli defunti dell’abbazia di Cluny. Voluta dall’abate Odone, nel 998. Che poi, col tempo, i semplici cristiani si devono esser detti: perché ricordare solo i monaci? Noi siamo cristiani di serie B? E la Chiesa latina l’ha così estesa a tutti quanti. Magari calcando un po’ troppo la mano sulla faccenda delle indulgenze, che l’avrebbe resa invisa ai fratelli riformati. Ma, oggi, sono cose superate. Noi celebriamo la comunione di amore e di preghiera che lo Spirito tesse tra noi tutti, vivi e defunti, superando ogni barriera di tempo, di spazio, di religione, di cultura.

Il calendario ecumenico ci trae oggi la memoria di Mor Gregorius Gheevarghese, pastore della Chiesa Ortodossa Siriaca Malankarese.

Gheevarghese era nato il 15 giugno 1848 a Mulanthuruthy (India), da Mariam e Mathai Pallithatta Thanagattu, una famiglia di ecclesiastici della locale Chiesa ortodossa siriaca. Fin da bambino si distinse per la vita disciplinata, l’amore alla preghiera e la pratica del digiuno. A dieci anni fu ordinato diacono, e, negli anni seguenti, in rapida successione, ricevette l’ordinazione ai differenti gradi dello stato presbiterale. Il 7 aprile 1872 divenne monaco, assumendo il nome di Gregorius, e nel 1876, ventottenne, fu consacrato vescovo della diocesi di Niranam e Thumpamon dal Patriarca Pietro IV, in conformità alla decisione presa dal sinodo di Mulanthuruthy. Mor Gregorius visse gli anni del suo ministero pastorale, dedito alla preghiera, alla meditazione e alla cura sollecita del gregge affidatogli. Morì in fama di santità il 2 Novembre 1902, a soli cinquantaquattro anni. Nel 1947, il sinodo della Chiesa ortodossa malankarese, in risposta alla pressione popolare, decise di procedere alla sua canonizzazione. I suoi resti mortali sono sepolti nella chiesa di San Pietro, a Parumala, nello Stato del Kerala (India).

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono propri della Memoria dei Defunti e sono tratti da:
Libro di Giobbe, cap. 19 1.23-27; Salmo 27; Lettera ai Romani, cap. 5, 5-11; Vangelo di Giovanni, cap.6, 37-40.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

È tutto, per stasera. E noi, prendendo spunto dalla memoria dei defunti, ci si congeda qui, offrendovi in lettura un inno che David M. Turoldo dedica a questa occasione. Tratto da “La nostra preghiera. Liturgia dei giorni” (CENS), è , per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Sei tu, Cristo, la nostra certezza, / tu che hai vinto la morte per sempre / e per l’uomo hai squarciato i confini / dell’ignoto che è oltre ogni scienza. // Ogni cosa che inizia ha un suo termine: / come l’erba dei campi appassisce / anche il nostro cammino nel tempo / corre verso l’incerto tramonto. // Ma del tempo tu spieghi l’enigma / e riveli il disegno del Padre, / perché sei il Risorto dai morti / la primizia di quanti risorgono. // In te, Cristo, è la nostra speranza / perché in te trova senso ogni vita, / ogni morte conosce la luce / che tu doni anche dentro il sepolcro. // A te, grano marcito sotterra, / allo Spirito sempre vivente / e al Padre, la fonte di vita, / pur di qua della sponda cantiamo. // (David M. Turoldo, Sei tu, Cristo, la nostra certezza).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Gioarno per giorno – 02 Novembre 2022ultima modifica: 2022-11-02T22:12:40+01:00da fraternidade
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