Giorno per giorno – 01 Novembre 2022

Carissimi,
“Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia” (Lc 14, 16-18. 23). La preoccupazione di Dio è che la sua casa sia piena. E la sua casa non è il cielo. A questo ci penserà Lui a tempo debito. Il banchetto a cui invita tutti è l’economia solidale e fraterna come norma di vita, sperimentata dapprima da alcuni, per convincere poi tutti della sua bontà. È quanto noi cristiani celebriamo nell’Eucaristia come saggio e anticipazione di ciò in cui intendiamo trasformare la nostra esistenza, vissuta coerentemente sotto il segno del dono, come abbiamo imparato da Gesù, “Corpo donato, sangue versato” per la salvezza di tutti. Può succedere però che gli invitati della prima ora finiscano per declinare l’invito, preferendogli altri più concreti ed egoistici interessi, individuali o di gruppo. O, come si diceva ancora stasera, fingendo di accettarlo, ma agendo in vista del suo contrario. Come è dato vedere in molti strenui difensori di una pretesa civiltà cristiana che di più anticristiano non ce n’è. Ma il buon Dio non demorde, né si rassegna. Fallita in buona parte la prima chiamata (il mondo cosiddetto cristiano dell’Occidente opulento), ripiegherà per la testimonianza del Regno che sogna sugli altri che non erano ancora a conoscenza del suo invito e che, addirittura erano considerati in qualche misura maledetti da Dio “poveri, storpi, ciechi e zoppi” (v.21). Di ogni continente. Che sono Lui. Mentre i governi “cristiani” studiano come respingerlo e buttarlo a mare.

La festa di Ognissanti (che per voi è oggi, per noi, invece, cade sempre la prima domenica di Novembre) ci riporta alla mente tutti i santi che, in vario modo, hanno accompagnato le nostre esistenze fino ad oggi. Quelli, forse, contemplati solo da lontano, che ci eravamo presi come impossibili modelli. O, più semplicemente, coloro accanto ai quali abbiamo camminato, gioito, sofferto. Coloro che ci hanno amati e che abbiamo amato; quanti erano angeli sotto sembianze umane, e coloro che avevano così tanti difetti che non ne ricordiamo più nemmeno uno e perciò vuol dire che il buon Dio (che è meno cavilloso di santa madre Chiesa), li ha già canonizzati in proprio. Ognissanti sono tutti loro. Anche quelli che si muovono ancora oggi intorno a noi, le donne di qui, silenziose (mica sempre!) e forti. E gli uomini, duri, cocciuti, resistenti, che se si concedono qualche peccato, è per restare umili e senza difese nell’amore. Di quelle e di questi, oggi non si può fare il nome, perché si farebbe comunque torto a qualcuno. E oggi invece è Ognissanti. Tutti santi, per Dio. Tutti belli e buoni. Come per mamma.

Assieme a questa festa, il calendario ci porta la memoria di Rupert Mayer, gesuita, martire del totalitarismo nazista.

Rupert Mayer nacque a Stuttgart il 23 gennaio 1876, ed entrò nella Compagnia di Gesù, già sacerdote, nel 1900. Per alcuni anni si dedicò a predicare le missioni popolari in Germani, Austria e Svizzera, poi, a partire dal 1912, assunse la cura pastorale degli immigrati a Monaco. Cappellano militare durante la Prima Guerra Mondiale, fu ferito ed abbe la gamba sinistra amputata. Nel 1917 riprese la sua attività pastorale, dedicandosi soprattutto ai più poveri. Attento all’evoluzione politica del suo paese, avvertì subito la vera natura e il pericolo del nascente movimento nazista e affermò ripetutamente che un cattolico non poteva in nessun caso aderirvi. Quando Hitler salì al potere, il coraggioso prete continuò a difendere e diffondere pubblicamente le sue idee, il che gli costò numerosi arresti, fino all’internamento, nel 1939, nel campo ci concentramento di Sachsenhausen. Le sue gravi condizioni di salute convinsero i nazisti, l’anno successivo, a trasferirlo in domicilio coatto nel monastero benedettino di Ettal, nella Baviera settentrionale. Morì di un colpo apoplettico mentre teneva l’omelia della festa di Ognissanti, a Monaco, il 1° Novembre 1945. La sua preghiera preferita era: “Signore, come tu vuoi, quando tu vuoi, ciò che tu vuoi, perché tu lo vuoi”. Come ricordava il P. Peter-Hans Kolvenbach, preposito generale della Compagnia di Gesù, in occasione della sua beatificazione: “In tutto quello che faceva, la proclamazione della Buona Notizia era intimamente legata all’impegno a favore dei poveri e degli oppressi. In molte maniere viveva l’opzione preferenziale per i poveri, riconoscendo sempre in essi il Signore in persona […] Formò, altresì, dei laici responsabili che divennero compagni d’apostolato nella proclamazione del messaggio della Fede, nella difesa dei perseguitati, nella cura dei poveri”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap.2, 5-11; Salmo 22; Vangelo di Luca, cap.14, 15-24.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

Il 1º novembre 1995 moriva a Milano, un po’ tanto prima del tempo che sarebbe lecito attendersi, Mario Cuminetti, uno studioso e animatore culturale, che alcuni nostri amici e amiche hanno conosciuto da vicino, scegliendo di lasciarsi da lui accompagnare (con discrezione, modestia, un filo d’ironia, ma con assoluta competenza) nell’iniziazione e approfondimento delle tematiche che riguardavano la fede, la cultura, il dialogo tra le culture e l’impegno sociale. Congedandoci, scegliamo allora di offrirvi in lettura il brano di una sua relazione dal titolo “Per una teologia della comunità cristiana”, tenuta nell’ambito degli “Incontri di Fine Settimana. Percorsi su fede e cultura”, svoltisi a Verbania Pallanza, 12-13 gennaio 1980. Ed è questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La chiesa ha il compito di essere messaggero di gioia che annuncia la pace, che reca una buona notizia, che annuncia la salvezza. Il Regno esige che sia annunciato in mezzo a tutti gli uomini, non solo all’interno della chiesa. La chiesa non vive per sé ma per dare questo annuncio a qualsiasi uomo. Evangelizzazione (cioè annuncio del Regno) e catechesi (il compito più immediato all’interno della comunità cristiana) sono due cose distinte. Le nostre comunità hanno uno stile di vita più volto al mantenimento di fede che non all’annuncio di essa. La comunità, incaricata dell’annuncio del regno, è definita da una pratica specifica, esigita dall’annuncio stesso: è la pratica messianica (distinta dalla pratica pastorale, legata alla crescita della comunità), legata: a) alla fede: si crede che Gesù è presente, che la sua promessa è efficace, che il suo Regno non verrà meno. Si crede nel successo del movimento da lui iniziato e quindi della chiesa (successo nel senso di servizio e di fedeltà al Signore); b) alla carità: si riassume nell’eucaristia, cioè la condivisione del pane con tutti, il simbolo della partecipazione da parte di tutti alla stessa mensa, aperta a tutti e condivisa da tutti; c) alla speranza: una comunità formata di uomini che riescono a vivere nella fraternità, ad avere rapporti nuovi, a condividere il pane, che diventa un segno che annuncia e testimonia che la speranza di rapporti nuovi è possibile entro la storia; un segno che realizza la speranza che il Regno è già presente e che Dio lo porterà a compimento. La pratica esigita dall’annuncio del Regno rompe col codice sociale dominante nella storia, basato su denaro e interesse, autorità, gerarchia sostituendovi rapporti sociali basati su altri valori. Questo nuovo sistema di rapporti è l’ecclesialità. Dove c’è questa prassi basata sul dono, sullo scambio, sulla condivisione, lì c’è la chiesa. È in questo senso che la comunità cristiana annuncia il Regno. La chiesa è comunità cristiana in quanto designa e realizza una pratica specifica, legata allannuncio del regno e che si articola in quei tre livelli. È il luogo in cui si vigila perché questo tipo di pratica non si annulli, non passi in secondo piano rispetto alle preoccupazioni, legate alla sussistenza della comunità. (Mario Cuminetti, Per una teologia della comunità cristiana).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Novembre 2022ultima modifica: 2022-11-01T22:10:56+01:00da fraternidade
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