Giorno per giorno – 21 Giugno 2022

Carissimi,
“Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti” (Mt 7, 12). Gesù doveva aver appreso nella sua adolescenza la massima di Hillel (60 a.C. – 10 d.C), il maestro più famoso del suo tempo: “Ciò che è odioso a te non farlo a un altro; questa è l’intera Torah, e il resto è la sua interpretazione. Ed ora vai a studiare” (Talmud Babilonese, Trattato Shabbat 31a). Una massima che rispecchia l’etica della reciprocità, presente in diverse culture, che si propone l’obiettivo minimo di limitare l’espansione del male. Crescendo, tuttavia, da buon Figlio di suo Padre, deve essersi detto che non basta non fare il male al prossimo, bisogna fare il bene. Trasforma così la formulazione negativa di Hillel nella sua formulazione positiva, che apre su un’umanità in cui tutti si riconoscono fratelli, che attendono di essere riconosciuti, amati e valorizzati. A misura di Dio, come ci ha insegnato lo stesso Gesù: “Amatevi come io vi ho amato” (Gv 15, 12). Mariana, nella condivisione della Parola, diceva, stasera, che se in Gesù ci fosse rimasto un briciolo di egoismo, avrebbe detto: amatemi, come io vi ho amato. E, invece no, si tira proprio fuori; come segno dell’amore per lui, ci lascia l’impegno a riversare negli altri l’amore con cui lui ci ha amati, al punto di dare la sua vita per noi. Dove gli altri, è bene ribadirlo, non sono solo i nostri, ma sono tutti, compresi coloro che ci si vogliono nemici. Impresa impossibile, siamo portati a dire, dato che spesso ci riesce difficile porre davvero al centro delle nostre attenzioni anche coloro che ci pare di amare. Beh, il vangelo è buona notizia anche perché ci fa sapere che ci si può riuscire. Piano, piano, senza spingere. Con l’aiuto della sua grazia.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Luigi Gonzaga, gesuita al servizio degli ultimi, e di Sergio Ortiz, seminarista e martire per amore dei suoi fratelli, in Guatemala.

Luigi Gonzaga era nato a Castiglione delle Stiviere il 9 marzo 1568 dalla contessa Marta Tana di Santena e dal marchese Ferrante Gonzaga. Il padre tentò inutilmente di farne un soldato e di avviarlo alla vita di corte, prima a Castiglione, poi a Firenze, Mantova e, infine in Spagna. Il ragazzo aveva idee sufficientemente chiare e altri progetti per la testa. Sicché maturò presto la sua scelta. Dopo aver rinunciato ai diritti di primogenitura a favore del fratello Rodolfo, nel 1587, sfidando l’ira del padre, lasciò ogni cosa per entrare nella Compagnia di Gesù. Nei pochi anni che gli restarono da vivere, durante il noviziato, prima, e poi, e al Collegio Romano, prese sempre più coscienza della chiamata di Cristo al servizio dei più diseredati. Quando nel 1591 scoppiò un’epidemia di peste, non esitò a dedicare tutto il tempo disponibile ad alleviare le sofferenze dei poveri malati. In breve, tuttavia, la sua esile fibra cedette e Luigi Gonzaga morì appena ventitreenne il 21 giugno 1591.

Di Sergio Ortiz, le scarne notizie che abbiamo ce le fornisce il Martirologio latinoamericano. Seminarista, fu sequestrato nei pressi dell’Università Nazionale di San Carlos, a Città del Guatemala. Il cadavere fu ritrovato due giorni dopo, il 21 giugno 1984, con evidenti segni di tortura e un colpo di grazia alla tempia destra. L’omicidio di Sergio fu subito considerato un gesto repressivo ufficiale contro la Chiesa cattolica, davanti all’atteggiamento di denuncia da essa assunto nei confronti della situazione economica, politica e sociale del Guatemala. Come denuncerà il 14 luglio 1984, mons. Próspero Penados del Barrio, arcivescovo del Guatemala: “Vi sono gruppi di potere interessati al fatto che i poveri non si sollevino per esigere i loro diritti… Il fatto che qualche sacerdote si metta a servizio della promozione del contadino, che si proponga di coscientizzarlo, di additargli la sua condizione umana e la sua dignità, può essere male interpretato da chi non vuole che il guatemalteco si svegli ed esiga i suoi diritti come persona… La predicazione della Chiesa non è un messaggio astratto a esseri astratti, ma a esseri molto concreti, che affrontano problemi di emarginazione, disoccupazione e violenza”. Sergio rappresenta questa Chiesa concreta che ridesta il fratello oppresso e si pone decisamente dalla sua parte.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2° Libro dei Re, cap.19, 9b-11. 14-21.31-35a.36; Salmo 48; Vangelo di Matteo, cap.7, 6.12-14.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto, dalla memoria del martirio di Sergio Ortiz, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura un brano del teologo della liberazione, nonché martire, Ignacio Ellacuría (gesuita come Luigi Gonzaga), tratto dal suo libro “Conversione della Chiesa al Regno di Dio” (Queriniana), che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
A volte, spesso con frequenza, i teologi della liberazione sono accusati non solo di politicizzare la figura di Gesù, ma di orizzontalizzarla, privandola della sua divinità; ma non si riflette abbastanza se, dietro tale accusa, si cerca di annullare lo scandalo di un Dio crocifisso ed impotente, così come storicamente si è rivelato e continua ad operare nella storia. Nessun cristiano può essere obbligato a sostenere che Gesù è il Dio di Platone, di Aristotele, di san Tommaso delle cinque vie, il Dio delle Teodicee, e neppure il Dio degli imperi e delle ricchezze. Al cristiano basta confessare che Gesù è Dio; anzitutto, così come lo confessò a se stesso; in secondo luogo, così come lo annunciò e visualizzò quale immagine consostanziale e storica del Padre. Evidentemente l’umanità di Gesù non si identifica senz’altro con la divinità, ma non c’è luogo più chiaro e trasparente della divinità che l’umanità di Gesù. E tale umanità è in specialissima relazione coi poveri e la povertà. Di conseguenza, i poveri diventano uno speciale luogo teologico. ‘Luogo teologico’ significa qui, anzitutto, il luogo dove il Dio di Gesù si manifesta in modo speciale perché il Padre ha voluto così. Si manifesta non solo a modo di illuminazione rivelante, ma anche come chiamata alla conversione. I due aspetti sono strettamente connessi; senza conversione ai poveri, come luogo dove Dio si rivela e chiama, è impossibile accostarsi adeguatamente alla realtà viva di Dio ed alla sua luce chiarficatrice, e senza la presenza e la grazia di Dio dataci nei poveri e attraverso di essi, non c’è possibilità di piena conversione. (Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Giugno 2022ultima modifica: 2022-06-21T22:48:31+02:00da fraternidade
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