Giorno per giorno – 22 Giugno 2022

Carissimi,
“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni” (Mt 7, 15-18). Stasera, ci dicevamo che, portati come siamo a giudicare, ci verrebbe facile segnare a dito coloro che ci viene spontaneo considerare falsi profeti, perché fanno false analisi della realtà, offrono false letture e interpetazioni della Scrittura, propongono false soluzioni. Ma non è a questo tipo di falsi profeti che il Vangelo di oggi si riferisce. Sconfessarli, infatti, è relativamente facile, tanto la falsità risulta plateale. Gesù è preoccupato dei suoi, cioè di noi. Che, magari, conosciamo e citiamo quasi a memoria il Discorso del monte, che finiamo di leggere in questi giorni, e poi facciamo l’esatto contrario di ciò che esso insegna. Ecco perché tanta insistenza sui frutti. Frutti che sono riconducibili tutti all’amore di Dio attraverso l’amore del prossimo. Succede così che si parli bene, ma sistematicamente, o quasi, si razzoli male. Dovremo per questo disperarci o lasciarci seppellire dai sensi di colpa? Al contrario. Si tratta, piuttosto, di constatare ogni volta che il cammino contrario a quello propostoci da Gesù non porta da nessuna parte e ci lascia presto insoddisfatti e infelici, e fare di questo l’occasione per una decisa (?) inversione di marcia. Il Signore, poi, ci mette sempre del suo per darci una mano.

Le Chiese cattolica e anglicana fanno oggi memoria di Albano, martire in Britannia, durante la persecuzione di Settimio Severo, e di John Fisher, pastore, umanista e martire in Inghilterra, sotto il regno di Enrico VIII.

Le prime comunità cristiane furono impiantate nella Britannia Romana sul finire del II secolo e fu la scoperta della loro esistenza che scatenò la persecuzione da parte dell’imperatore Settimio Severo (192-211) all’inizio del III secolo. Albano, in quel tempo, era ufficiale in forza all’esercito romano e abitava nella città-fortezza di Verolamium che sorgeva nei pressi del fiume Ver. Un giorno un vecchio prete, sfuggendo la persecuzione, bussò alla sua porta chiedendo rifugio. Qualcosa del comportamento dell’uomo spinse Albano ad accettare di nasconderlo. Lo rifocillò e cominciò a chiedergli ragione della sua condizione. Il prete gli parlò a lungo della sua fede nel Signore Gesù e il soldato ne restò talmente affascinato da chiedergli di essere battezzato. Nel frattempo, il governatore, scoperto il rifugio del fuggitivo, ne ordinò l’arresto. Appresa la notizia, Albano convinse il prete a restarsene nascosto e a cedergli le vesti. Si presentò così ai soldati, dicendo: Sono io quello che cercate. Seguirono il processo, la condanna e l’esecuzione. Sul luogo del supplizio fu eretto un monumento, che, qualche decennio più tardi fu visitato da San Germano di Auxerre. Le invasioni di angli e sassoni nel V secolo distrussero l’organizzazione romana e dispersero le comunità cristiane. In seguito alla nuova evangelizzazione della Britannia, nel VI secolo, sul luogo del martirio di Albano fu edificata una chiesa e la città di Verolamium prese il suo nome, Saint Albans.

John Fisher era nato a Beverly, nello Yorkshire, nel 1469, figlio di Robert, ricco mercante, e di sua moglie Agnes. Dopo gli studi brillanti all’Università di Cambridge, era stato ordinato prete nel 1491. Nel 1494 incontrò per la prima volta Lady Margaret Beaufort, madre di Enrico VIII e ne divenne confessore e consigliere. Nominato vescovo di Rochester nel 1504, guidò per trent’anni quella che era la più povera delle diocesi, prodigandosi nel ministero della predicazione, edificando il clero con il suo stile di vita, favorendone inoltre un’adeguata formazione. Amico dell’umanista Erasmo di Rotterdam e di Thomas More, si preoccupò con essi di contrastare il diffondersi delle dottrine luterane, ma, sempre e solo, con la forza della ragione e della persuasione. Nel 1527 scoppiò il conflitto con la corona. Il desiderio del re di vedere dichiarato nullo il matrimonio con Caterina d’Aragona, che non gli aveva dato figli maschi, e di passare a nuove nozze con Anna Bolena, si scontrò con il diniego del papa e quello, tra gli altri, di un uomo del prestigio di Fisher, che Enrico avrebbe voluto dalla sua parte. Nel 1534 il re fece approvare dal Parlamento la Legge di Successione, con cui si dichiarava nullo il matrimonio con Caterina e legittimo quello con la Bolena, i cui figli entravano pertanto nella linea di successione. Fisher e More rifiutarono di sottoscriverlo. Nella primavera di quello stesso anno entrambi vennero incarcerati nella Torre di Londra. Il 20 maggio 1535, papa Paolo III giocò la carta della nomina a cardinale di Fisher, sperando così di salvargli la vita. Ma ottenne solo che il re, infuriato, premesse per la rapida conclusione del processo e la relativa condanna. Vennero approvate nel contempo la Legge di Supremazia e il nuovo Statuto sul Tradimento, che riconosceva come traditori quanti si pronunciassero contro i titoli del re e non lo riconoscessero capo supremo della Chiesa d’Inghilterra. John Fisher non si piegò. Nel processo celebrato il 17 giugno 1535 venne condannato a morte come traditore. Benché anziano e prossimo alla fine per un male incurabile, fu decapitato la mattina del 22 giugno 1535. Il corpo fu lasciato esposto nudo, per l’intera giornata, sul luogo dell’esecuzione, mentre la testa fu messa in mostra sul Ponte di Londra e vi restò fino al 6 luglio, quando fu gettata nel Tamigi, per lasciare posto a quella dell’amico Thomas More.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2° Libro dei re, cap.22, 8-13; 23, 1-3; Salmo 119; Vangelo di Matteo, cap.7, 15-20.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, lungo i cammini più diversi, perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace.

È tutto. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura un brano di John Fisher, tratto dal suo “Commento ai Salmi”, che è così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Gesù Cristo è il nostro pontefice, il suo prezioso corpo è il nostro sacrificio, che egli ha immolato sull’altare della croce per la salvezza di tutti gli uomini. Il sangue, versato per la nostra redenzione, non era sangue di vitelli e di capri, come nell’antica legge, ma dell’innocentissimo agnello Gesù Cristo nostro salvatore. Il tempio, nel quale il nostro pontefice celebrava il sacrificio, non era stato costruito da mano di uomo, ma soltanto dalla potenza di Dio. Infatti egli versò il suo sangue al cospetto del mondo, che davvero è il tempio costruito dalla sola mano di Dio. Ma questo tempio ha due parti: una è la terra, che noi ora abitiamo; l’altra parte è ancora sconosciuta a noi mortali. Ed egli immolò il sacrificio dapprima qui sulla terra, quando sopportò una morte acerbissima, e poi quando, rivestito con l’abito nuovo della immortalità, entrò con il proprio sangue nel santuario, cioè in cielo. Qui presentò davanti al trono del Padre celeste quel sangue d’immenso valore che aveva versato a profusione per tutti gli uomini schiavi del peccato. Questo sacrificio è così gradito e accetto a Dio, che egli non può fare a meno – non appena lo guarda – di avere pietà di noi e di donare la sua misericordia a tutti quelli che veramente si pentono. Inoltre è un sacrificio eterno. Esso viene offerto non soltanto ogni anno, come avveniva per i Giudei, ma ogni giorno per nostra consolazione, anzi, in ogni ora e momento, perché ne abbiamo un fortissimo aiuto. Perciò l’Apostolo soggiunge: “dopo averci ottenuto una redenzione eterna” (Eb 9, 12). Di questo santo ed eterno sacrificio divengono partecipi tutti coloro che sono veramente contriti e fanno penitenza dei peccati commessi, e che sono fermamente decisi a non riprendere più i loro vizi, ma a perseverare con costanza nella ricerca della virtù. È quanto insegna l’apostolo san Giovanni con queste parole: “Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Gv 2, 1). (John Fisher, Commento ai Salmi. Salmo 129).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Giugno 2022ultima modifica: 2022-06-22T22:50:33+02:00da fraternidade
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