Giorno per giorno – 17 Giugno 2022

Carissimi,
“Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6, 19-21). “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 3): il discorso del monte si era aperto con questa affermazione, dove “cieli” – shamaim nella lingua di Gesù -, era una delle parole usate per sostituire l’impronunciabile nome di Dio: “regno dei cieli”, dunque, “regno di Dio”. Nell’enunciare le beatitudini, Gesù ci dice in realtà di se stesso (e cioè di Dio, di cui è l’immagine visibile): il primo Povero è infatti lui, che, in quanto tale è partecipe della regalità di Dio, nel suo servizio all’uomo e nel dono incessante che gli fa di se stesso, e indica a noi come farne ugualmente parte. Accumulare tesori nel cielo, significa allora investire la nostra vita in Dio, nell’unico modo possibile, che è quello della comunione solidale con il prossimo, evitando di cedere alla brama del possesso e dell’accumulo dei beni che, veri e propri idoli, rendono schiavi noi e perpetuano nella società relazioni di ingiustizia, contrarie al piano di Dio.

Oggi facciamo memoria di Marie-Joseph Cassant, monaco trappista della “piccola via”.

Joseph Cassant era nato da una famiglia contadina il 6 marzo 1878, a Casseneuil (Francia). Fin da bambino sentì forte il fascino della liturgia e il desiderio di essere un giorno sacerdote. Purtroppo non l’aiutava in ciò la scarsa propensione agli studi, così, su consiglio del suo parroco, prese a frequentare l’abbazia trappista di Nostra Signora del Deserto, nella diocesi di Tolosa, dove chiese di entrare come novizio nel dicembre 1894. Di costituzione debole e inadatto ai lavori pesanti, riuscì, con l’aiuto di padre André Malet, suo maestro di noviziato, a fuggire la tentazione della tristezza e dello scoraggiamento, accettando i suoi limiti con pazienza e con gioia. Pronunciò i suoi voti definitivi il 24 maggio 1900, nella festa dell’Ascensione. Venendo incontro al suo desiderio di essere sacerdote, i superiori affidarono ad un suo confratello il compito della sua preparazione teologica, che, nonostante l’impegno profuso, fu seminata di difficoltà e umiliazioni. Il rapido peggioramento della tubercolosi che nel frattempo aveva contratto convinse i superiori ad accelerare i tempi dell’ordinazione, che avvenne il 12 ottobre 1902. Subito dopo di essa il giovane monaco fu inviato per qualche tempo in famiglia nella speranza che potesse recuperarsi. Ma nel dicembre successivo, senza che nulla fosse cambiato, chiese ed ottenne di fare ritorno in monastero. Trasferito in infermeria, visse gli ultimi mesi della malattia, in pieno e sereno abbandono alla volontà di Dio, apprendendo in prima persona la verità delle parole che Paolo udì da Cristo: “Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor 12, 9). Padre Cassant celebrò la sua ultima Eucaristia il 31 maggio 1903. Il giorno dopo ricevette l’unzione degli infermi. Morì all’alba del 17 giugno, subito dopo la comunione durante la messa che padre André stava celebrando nella sua cella. Thomas Merton, quasi cinquant’anni dopo, scrisse di lui in termini ammirati nel suo “Le acque di Siloe”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
2°Libro dei Re,cap. 11, 1-4. 9-18.20; Salmo 132; Vangelo di Matteo, cap.6, 19-23.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Quest’anno, dal 12 al 19 giugno, la Chiesa in Brasile celebra la 37° Settimana del Migrante. Il tema di quest’anno è: “Migrazione e Saperi” e il motto: “Ascolta con saggezza e parla con la pratica”. L’evento, da oltre tre decenni, mobilita persone, gruppi e comunità per azioni che promuovono l’accoglienza, l’integrazione, la difesa dei diritti, oltre alla condivisione nel campo delle esperienze sacre e multiculturali di tutti i popoli.

Il 19 dicembre 1994, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava il 17 Giugno Giornata Mondiale della lotta alla desertificazione, al fine di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e dei governi sulla necessità di arginare tale minaccia che incombe su oltre un quarto della superficie terrestre. Quest’anno la Giornata ha come tema: “Cibo. Alimentazione. Fibra. Produzione e consumo sostenibili”. Secondo uno studio della Convenzione, perdiamo 24 miliardi di tonnellate di terra fertile ogni anno e 15 miliardi di alberi ogni ora, e 1,5 miliardi di persone traggono il loro sostentamento da terreni che sono a rischio desertificazione. Le pratiche considerate non sostenibili sono le monocolture, l’uso di sostanze chimiche e il pascolo eccessivo La celebrazione vuole anche ricordare l’importanza delle comunità locali che possono adottare pratiche sostenibili di gestione del suolo, salvaguardando il proprio ambiente e contrastando la desertificazione.

È tutto, per stasera. Non avendo sotto mano citazioni di Marie-Joseph Cassant da offrirvi, scegliamo di proporvi una citazione di Thomas Merton, trappista come lui e autore a noi caro. Tratta dal suo “Un vivere alternativo” (Qiqajon), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il monaco prende estremamente sul serio l’evangelo. Mediante la sua fede in Cristo, si impegna a sviluppare una speciale consapevolezza delle possibilità e dei rischi spirituali della vita umana. “State bene attenti …”. La vita monastica è una vita che, per mezzo della disciplina e della rinuncia, libera l’uomo dalla disattenzione e dall’irresponsabilità, dall’insensibilità spirituale e dalla mancanza di libertà che sopraggiungono quando ci si immerge negli affanni, nei piaceri e nella ricerca di sé. Il monaco si sforza di apprendere quello spirito di sacrificio attraverso il quale, affidandosi a Cristo e alla sua vicinanza e potenza, potrà liberarsi da se stesso, perdere la preoccupazione per la propria vita e per la propria realizzazione, al fine di abbandonarsi a un più profondo, invisibile principio. Lo Spirito santo, quale fonte di luce e di vita, si rende misteriosamente presente all’uomo che, per amore di Cristo, non cerca più di avere come guida il proprio capriccio e la propria volontà. Il monaco si sforza di penetrare il significato profondo di tutte le parole di Cristo, di conservarle nel cuore notte e giorno, meditandole (cf Lc 2,19). Il monaco cerca l’unione con Cristo attraverso l’amore obbediente e fedele. Crede che attraverso l’amore rimane in Cristo e Cristo rimane in lui (cf Gv 15,1-5). Quest’unione misteriosa del cristiano con Cristo può divenire – e di fatto diviene – davvero molto più di una questione di fede cieca. Nella vita monastica, la fede si apre alla luce di una comprensione spirituale, che è comunque proporzionata all’umiltà e alla purezza di cuore del monaco (cf Mt 5,3-12). (Thomas Merton, Un vivere alternativo).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 17 Giugno 2022ultima modifica: 2022-06-17T21:25:45+02:00da fraternidade
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