Giorno per giorno – 16 Giugno 2022

Carissimi,
“Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste” (Lc 9, 16-17). I discepoli, più ragionevolmente, avevano suggerito che Gesù congedasse la moltitudine – erano cinquemila solo gli uomini -, perché ciascuno provvedesse, nei villaggi vicini, a comprarsi del cibo e a trovare dove alloggiare. Non li aveva neppure sfioriati l’idea se fossero in condizione di farlo. Ci pensa invece Gesù che, categorico, dice: “Siete voi che dovete dar loro da mangiare”. I Dodici si erano portati dietro quanto bastava per la refezione di quella che sarebbe dovuta essere una giornata di riposo in compagnia del Maestro, ed era davvero niente per tutta quella gente. E tuttavia esiste una soluzione. Sta nella disponibilità iniziale di alcuni, nel caso i discepoli, a mettere in comune ciò di cui dispongono, operando quel cambiamento di mentalità (metanoia), in cui consiste la conversione: dal dio Mammona all’Abbà di Gesù, ovvero, dall’accaparramento e accumulazione, che produce la sazietà di alcuni e la fame dei più, al dono e alla condivisione, che permette a tutti di beneficiare dei doni che Dio ha destinato a tutti. La condivisione dei beni, poi, è figura del bene maggiore di cui ciascuno dispone, il proprio io, messo così a servizio della vita degli altri, a immagine di Dio, che da sempre fa dono di sé ai suoi figli e figlie. Il mistero di questo Dio che, in Gesù, si fa pane per alimentarci e farci vivere di sé per la salvezza del mondo, è al centro della solennità odierna, di cui non ci sarebbe neppure bisogno, se i cristiani avessero sempre ben presente ciò che significa l’Eucaristia che celebrano ogni giorno.

Oggi la Chiesa celebra la Solennità del Corpo e del Sangue del Signore

Istituita nel 1246, nella diocesi di Liegi, in Belgio, in seguito alle visioni di una monaca agostiniana, Giuliana di Cornillon, che suggerì all’Ordinario locale l’opportunità di una festa che valorizzasse adeguatamente il mistero dell’Eucaristia, la festa fu, nel 1264, estesa a tutta la cristianità, dal papa Urbano IV (Jacques Pantaléon, già arcidiacono della chiesa di Liegi e confidente della religiosa). La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). L’impulso decisivo all’istituzione della festa fu dato da un evento prodigioso avvenuto nel 1263 (o forse nel 1264) nella chiesa di santa Cristina a Bolsena, quando durante una messa celebrata da un prete boemo, Pietro di Praga, che nutriva dubbi sulla presenza di Cristo nelle specie consacrate, l’ostia stillò sangue. Il papa, venuto a conoscenza del fatto, con la bolla “Transiturus de hoc mundo”, dell’11 agosto 1264, istituì la festa. Quali che siano le concrete circostanze in cui ha avuto origine, la festa rappresenta una ripresa della Pasqua della Cena del Signore, celebrata il Giovedì santo. Sintesi della vita e significato della morte di Gesù. Che la risurrezione suggella come verità di Dio. E da cui scaturisce la vita della Chiesa.

I testi che la litugia della solennitá odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.14, 18-20; Salmo 110; 1ª Lettere ai Corinzi, cap.11, 23-26; Vangelo di Luca, cap.9, 11b-17.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Oggi è memoria di Johannes Tauler, uno dei più grandi mistici del Medioevo, e dei Martiri di Soweto, in Africa del Sud.

Johannes Tauler era nato a Strasburgo all’inizio del 1300 da una famiglia facoltosa. Quindicenne entrò nell’Ordine domenicano dove, durante gli studi di teologia, ebbe modo di conoscere due tra i maggiori esponenti delle correnti mistiche di quel tempo, Enrico Suso e Meister Eckart. Era un’epoca di decadenza spirituale che interessava tanto la società come la Chiesa e perfino i movimenti sorti pochi decenni prima dal desiderio di una riforma che facesse rivivere i valori e la pratica del Vangelo di Gesù. Tauler volle fare la sua parte per porvi in qualche modo rimedio. A Basilea, dove visse dal 1339 al 1348, diede vita ai gruppi degli “amici di Dio”, un movimento che intendeva porre al centro dell’esperienza di fede, nella vita quotidiana, l’ascolto della Parola di Dio, accompagnata dalla preghiera personale. Tornato nel 1348 a Strasburgo, dove visse fino alla morte, salvo un breve periodo trascorso a Colonia, si fece apprezzare per le sue doti di predicatore. Non lasciò nulla di scritto, ma ci sono tuttavia pervenute le trascrizioni fedeli di 84 suoi sermoni, in cui addita l’umiltà e l’abbandono alla volontà di Dio come cammino per sperimentare la vita e l’unione con Dio. Tauler morì il 16 giugno 1361.

In questa stessa data ricordiamo anche i Martiri di Soweto (Africa del Sud). Soweto sembra un nome, ma era solo la sigla di una borgata destinata a ghetto nero dal regime dell’apartheid: South-west Township. Che oggi conta oltre due milioni di abitanti. Lì, durante una serie di manifestazioni contro l’obbligatorietà dell’uso della lingua afrikaneer nelle scuole, che presero il via il 16 giugno del 1976, circa 600 studenti furono massacrati dall’esercito del regime razzista. Altri 1500 furono feriti. Il primo a cadere fu il dodicenne Hector Petersen, che divenne così uno dei simboli della lotta che avrebbe portato, diciotto anni dopo, alla fine del regime segregazionista introdotto nel 1948. Nel 1991 l’Organizzazione dell’Unità africana decise di ricordare l’accaduto proclamando il 16 giugno ‘Giornata internazionale del bambino africano’.

È tutto, anche per stasera. E, prendendo spunto dalla solennità del Corpus Domini, ci congediamo, offrendovi in lettura una citazione di don Tonino Bello. Tratta dal suo “Affliggere i consolati. Lo scandalo dell’Eucaristia” (Edizioni La Meridiana), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il frutto dell’eucaristia dovrebbe essere la condivisione dei beni. Celebrando una messa dovrei dividere per metà, celebrandone due in quattro… e così via. I nostri comportamenti invece sono l’inversione di questa logica. Le nostre messe dovrebbero smascherare i nuovi volti dell’idolatria. Le nostre messe dovrebbero metterci in crisi ogni volta. Per cui per evitare le crisi bisognerebbe ridurle il più possibile. Non fosse altro che per questo. Dovrebbero smascherare le nostre ipocrisie e le ipocrisie del mondo. Dovrebbero far posto all’audacia evangelica. Non dovrebbero servire agli oppressori. Dietrich Bonhoeffer diceva che non può cantare il canto gregoriano colui che sa che un fratello ebreo viene ammazzato. Non si può cantare il canto gregoriano quando si sa che il mondo va così. Tante volte anche noi, presi da una fede flaccida, svenevole, abbiamo fatto dell’eucaristia un momento di dilettazioni piacevoli, morose, di compiacimenti estenuanti che hanno snervato proprio la forza d’urto dell’eucaristia e ci hanno impedito di udire il grido dei Lazzari che stanno fuori la porta del nostro banchetto. Se dall’eucaristia non parte una forza prorompente che cambia il mondo, che dà la voglia dell’inedito, allora sono eucaristie che non dicono niente. Se dall’eucaristia non si scatena una forza prorompente che cambia il mondo, capace di dare a noi credenti – a noi presbiteri che celebriamo – l’audacia dello Spirito santo, la voglia di scoprire l’inedito che c’è ancora nella nostra realtà umana, è inutile celebrare l’eucaristia. E qui da noi c’è un inedito impensabile: basterebbe riferirsi a coloro che non vengono a messa, a tutti coloro che non conoscono Gesù Cristo. Questo è l’inedito nostro: la piazza. Lì ci dovrebbe sbattere il Signore, con una audacia nuova, con un coraggio nuovo. Ci dovrebbe portare là dove la gente soffre oggi. Anche come Chiesa che ama, come Chiesa che si dispera per portare un brandello di speranza agli altri, noi spesso non siamo un segno efficace, un segno chiaro. La Messa ci dovrebbe scaraventare fuori. Anziché dire la messa è finita, andate in pace, dovremmo poter dire la pace è finita, andate a messa. Chè se vai a Messa finisce la tua pace. (Don Tonino Bello, Affliggere i consolati. Lo scandalo dell’Eucaristia).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Giugno 2022ultima modifica: 2022-06-16T21:24:17+02:00da fraternidade
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