Giorno per giorno – 30 Dicembre 2021

Carissimi,
“C’era anche una profetessa, Anna, molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere” (Lc 2, 36-37). Anna è stata una donna fortunata: ha trovato in Luca un evangelista scrupoloso nella ricerca dei cenni biografici dei personaggi che mette in scena, sicché a duemila anni di distanza ancora si parla di lei, così simile alle tante vedove che noi conosciamo qui e altrove, che passano il loro tempo tutte dedite alla causa del buon Dio, anche se se non così assidue al tempio, per prendersi cura di figli e figlie, nipoti e pronipoti, eredità della loro vedovanza. Digiunando anche loro di ogni, così dicono, inutile pretesa, e sgranando senza sosta preghiere nel segreto del cuore, perché Dio sappia arrivare là dove non arrivano loro, per mantenere sul retto cammino le creature che sono state loro affidate. Piccole grandi sante di una dura vita quotidiana, che ci parlano di Dio con il loro fare. Anche se non conosceranno mai l’onore degli altari, siamo convinti che Lui, là in alto, ne fa da sempre oggetto delle sue devozioni. E un po’ anche noi, grati a Dio e a loro.

Oggi è il Sesto giorno dell’Ottava di Natale e noi facciamo memoria di Danilo Dolci, educatore, profeta di pace e nonviolenza, e di John Main, monaco e maestro di meditazione e dialogo.

Danilo Dolci era nato a Sesana, nei pressi di Trieste, il 28 giugno 1926, da padre italiano e madre slovena. Dopo gli studi artistici al liceo di Brera, s’iscrisse alla Facoltà di Architettura a Milano. Arrestato dai nazifascisti nel 1943 a Genova, riuscì a fuggire, rifugiandosi dapprima sulle montagne abruzzesi e raggiungendo infine Roma. Nel dopoguerra entrò a far parte della comunità di Nomadelfia, fondata da don Zeno Saltini, con lo scopo di assistere gli orfani della guerra. Nel 1952 si trasferì a Trappeto, un paesino in provincia di Palermo, dove, sulla base del metodo gandhiano della nonviolenza, prese avvio la sua attività a fianco dei più poveri, con l’obiettivo di ottenere acqua, fognature, strade, lavoro e scuole. Nei quarantanni che seguirono, Dolci si fece promotore di molteplici iniziative, volte al riscatto sociale di disoccupati e contadini, organizzò marce per la pace nel Vietnam, manifestazioni per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, denunce contro la mafia e i legami di questa col mondo politico locale. Ne ottenne minacce, denunce, arresti e condanne. Ma anche numerosi riconoscimenti sul piano internazionale. Negli ultimi anni della sua vita privilegiò sempre più le attività di educazione alla pace e alla nonviolenza. È morto il 30 dicembre 1997.

John Main era nato nel 1926 a Londra, da una famiglia irlandese. Terminati gli studi di Diritto, il giovane prestò servizio in Malesia, alle dipendenze del Ministero degli Esteri. Lì, un monaco indiano lo avvicinò alla pratica della meditazione. Tornato in Europa, Main divenne professore di Diritto Internazionale al Trinity College di Dublino. Finché, nel 1958, decise di entrare in un monastero benedettino a Londra. Fu nel 1969 che Main, con la riscoperta della meditazione cristiana, praticata e diffusa nel IV secolo da Giavanni Cassiano, sulla scorta degli insegnamenti dei Padri del Deserto, riprese la pratica della meditazione, dedicando il resto della vita a insegnare ai laici questa antica tradizione che il cristianesimo aveva dimenticato. A tal fine fu invitato dall’arcivescovo di Montreal a fondare una Comunità Benedettina che avesse lo scopo peculiare di insegnare la pratica della meditazione cristiana. Nel 1980, nella Cattedrale di Montreal, John Main accolse Sua Santità il Dalai Lama nell’ambito di un incontro interconfessionale. Entambi sottolinearono l’importanza della collaborazione fra tradizioni spirituali diverse per il raggiungimento della pace nel mondo. John Main morì il 3o dicembre 1982. La sua opera è portata avanti da una vasta rete di gruppi di meditazione cristiana.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra attenzione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap. 2, 12-17; Salmo 96; Vangelo di Luca, cap.2, 36-40.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Ed è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una riflessione di John Main, tratta dalla sua ultima lettera, del dicembre 1982, riportata nel libro “Monastery Without Walls”, che troviamo, tradotta in italiano nel sito della Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana, e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Noi impariamo attraverso il sentiero della meditazione ciò che non può essere imparato altrimenti e ciò che è inconoscibile fino a quando esitiamo a diventare pellegrini dello spirito. Seguire questo sentiero di esperienza personale è un requisito basilare della vita cristiana che deve essere un vita vissuta nella profondità e non in superficie. Ecco perché essere discepolo cristiano completa la condizione umana. Gli esseri umani cercano sempre l’azione completa, qualcosa che coinvolga tutti i nostri poteri simultaneamente, faccia focalizzare e unificare tutte le dimensioni del nostro essere. Fino a quando non abbiamo compiuto questa azione siamo irrequieti, sempre sopraffatti dalla distrazione o dal desiderio che si finge realtà. Naturalmente, se siamo in contatto con la nostra umanità, sappiamo che questa azione è amore. Solo quando viviamo nell’amore conosciamo quell’armonia e quella unificazione miracolosa di tutto il nostro essere che è ciò che ci rende pienamente umani. È pratico, non idilliaco. Voglio dire che la condizione umana è fatta di fragilità, incidenti e imperfezioni, sia della personalità, del condizionamento o dell’ambiente. Ma l’Incarnazione di Dio nella condizione umana assorbe tutto ciò in modo tale da non impedirci di sperimentare la pienezza dell’amore. Il santo non è un super-uomo ma è pienamente umano. Ogni parte di noi, anche i nostri difetti e fallimenti, devono fare parte del nostro impegno al cammino verso questa pienezza. Nessuna realtà è esclusa dal regno dei cieli. Niente di naturale è contro di esso. L’unificazione umana è il risultato cumulativo del rimanere sulla via del cammino. Piano piano i compartimenti separati della vita si fondano. I divisori tra le stanze sono rimossi e scopriamo che il nostro cuore non è una prigione fatta di mille cellule individuali ma una vasta camera piena della luce di Dio le cui pareti si allargano costantemente. (John Main, Monastery Without Walls).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Dicembre 2021ultima modifica: 2021-12-30T22:07:35+01:00da fraternidade
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