Giorno per giorno – 31 Maggio 2021

Carissimi,
“Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1, 41-43). È la prima confessione di fede che troviamo nel Vangelo, nella quale Maria è chiamata madre di Dio, l’Infinito, ridotto a embrione di meno di un millimetro nel suo grembo. Udendone la voce, il bambino in seno a Elisabetta danzò di gioia. Come Davide, quando giunse l’arca dell’alleanza nei pressi della sua casa (2Sam 6, 16). Maria come nuova arca, dunque. Che se l’antica, nelle tavole di pietra della legge, solo additava la presenza di Dio, la nuova, lo rendeva presente, carne nella carne, come dono d’amore. Tutti noi cristiani dovremmo essere portatori di Cristo e, dovremmo, dove ci rechiamo, generare una reazione simile a quella di Giovanni e di Elisabetta: sorpresa che si trasforma presto in gioia. Perché l’attesa, il desiderio profondo di ogni creatura, ha trovato nella parola e nella testimonianza che portiamo il suo compimento: la certezza che l’amore vero a cui tutti anelano, e a cui rimanda ogni altro amore, è entrato una volta per tutte nella storia dell’umanità e nella storia personale di ognuno, svelandone il senso e la destinazione finale. A partire dal sì di Maria e di chi vorrà tenerle dietro. Tenendo fisso lo sguardo all’ultima pagina che il Figlio è venuto a inaugurare e che Maria canta così bene in un inno che riassume le vicende e le attese dell’Antico Testamento e quelle di ogni popolo e paese: essere un’umanità di fratelli.

Oggi la Chiesa celebra la Festa di Maria, messaggera solidale e sovversiva dell’Evangelo del Regno.

È la festa dei poveri che cantano il manifesto-profezia della giovane ebrea, madre di Gesù: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote” (Lc 1, 46-53). Ogni volta che questo accade, che si sappia o no, che sia menzionato o no, possiamo giurarci (e non sembri irrispettoso): c’è il Suo zampino. Sul piano storico, una memoria della Visitazione ricorreva, fin dal VI secolo, nella Chiesa latina, la terza domenica di Avvento. I frati minori presero a celebrarla come festa nel 1263, per disposizione di san Bonaventura, allora Ministro generale dell’Ordine. Papa Urbano VI, nel 1389, la estese a tutta la Chiesa d’occidente, fissandone la celebrazione il 2 luglio, in modo da farla coincidere con l’ottava della nascita del Battista e la fine dei tre mesi del soggiorno di Maria presso la cugina (cf Lc 1, 56). La festività fu poi confermata dal sinodo di Basilea, nella sessione del 10 luglio 1441. Nel 1969, con la riforma del calendario cattolico, Paolo VI ne spostò la celebrazione al 31 maggio, tra la solennità dell’Annunciazione e la nascita del Battista. Anglicani, luterani e veterocattolici continuano a celebrarla il 2 luglio. Alcune Chiese ortodosse la celebrano invece, dal sec. XIX, il 30 marzo del calendario giuliano (12 aprile di quello gregoriano), sempre che non coincida con la Settimana Santa, nel qual caso è spostata al primo venerdì dopo Pasqua.

I testi che la liturgia della festività odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Romani, cap.12, 9-16b; Salmo (Isaia, 12, 2-6); Vangelo di Luca, cap.1, 39-56.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una poesia di Rainer Maria Rilke dedicata alla Visitazione. Tratta dal suo “Vita di Maria” (Passigli), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’inizio ancor lieve era per lei / ma salendo, già a volte l’incanto / del suo corpo intuiva. Poi / nei monti alti di Giuda, anelando, // sostò; non terra intorno dilata, / ma soltanto la propria pienezza; / e andando intuì: questa grandezza / che in sè ora prova, sta insuperata. // Le urgeva porre le mani sue / sopra un corpo che già oltre era / e vesti e capelli di ambedue / confluirono in onda leggera. // Ognuna, del proprio tempio santo / ricolma, ebbe a scudo la vicina. / Ah in lei il Salvatore era soltanto / fiore eppure sobbalzò esultando / il Battista in grembo alla madrina. // (Rainer Maria Rilke, Visitazione).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 31 Maggio 2021ultima modifica: 2021-05-31T22:28:34+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo