Giorno per giorno – 29 Maggio 2021

Carissimi,
“Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?” (Mc 11, 27-28). Inevitabile che i rappresentanti del potere non lasciassero passare sotto silenzio ciò che Gesù aveva compiuto il giorno prima (l’abbiamo visto nel vangelo di ieri) e decidessero perciò di prenderlo di petto con il loro: ma come ti permetti? Il potere nelle sue diverse componenti – religiosa, culturale e politico-economica, con la stretta alleanza stipulata tra di esse – non può tollerare di essere così apertamente smascherato da un rabbino di periferia con pretese messianiche. E non si può dire che le cose siano cambiate a distanza di duemila anni. Qui da, noi, è possibile coglierlo più che altrove, dato che più evidente è la collusione che si vede operante tra la leadership di determinate chiese, certa élite economica e la sua proiezione politica, oggi al potere, e gli apparati mediatici che ne veicolano i messaggi e ne tutelano gli interessi. Il paradosso è che tale alleanza è fatta in nome dell’antico Rabbi, che aveva dissacrato ogni potere che non si traducesse in servizio e dono di sé per la vita di tutti, e che, proprio per questo, dal Potere idolatrico, era stato eliminato. Gesù, ai suoi interlocutori di allora, non volle rispondere, dato che essi non risposero a lui quando domandò loro sull’origine del battesimo [di conversione] di Giovanni. Del resto non erano interessati alla sua risposta, cercavano solo di difendere se stessi, le loro leggi, tradizioni, istituzioni, tutto ciò che giustificasse la loro sopravvivenza, in termini di dominio e di privilegi. Convertirsi significava (e significa) negarsi tutto questo. Era ed è chiedere troppo.

Oggi, il martirologio latinoamericano ricorda Raimundo Ferreira Lima, il “Gringo”, martire della Riforma Agraria. Il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria della morte/ascensione di Bahá’u’lláh, fondatore della religione Baha’i.

Raimundo Ferreira Lima era membro attivo della Commissione Pastorale della Terra, nella diocesi di Conceição do Araguia, nel sud del Pará, ed era anche leader del Sindacato dei lavoratori agricoli. Conosciuto come il “Gringo”, era nato il 27 giugno 1937. Quando fu assassinato, il 29 maggio 1980, stava tornando da São Paulo, dove si era recato per impegni legati al suo lavoro sindacale, Ripetutamente minacciato di morte da parte di alcuni latifondisti della regione, a causa della difesa di sem-terra e posseiros, attuata dal sindacato e dalla CPT, Gringo non arretrò mai di fronte al pericolo. Sequestrato nella pensione in cui aveva deciso di passare la notte, ad Araguaína (oggi nello Stato di Tocantins), per riposarsi prima di riprendere il viaggio che l’avrebbe riportato a casa, a São Geraldo do Araguaia, fu portato in una strada fuori città e fu finito a colpi di pistola. Gringo lasciava la moglie ventinovenne, Oneide, e sei figli, il minore dei quali di soli pochi mesi. Oltre tremila persone presero parte ai suoi funerali, presieduti dal Vescovo e celebrati nella piazza della cattedrale de Araguaia. Intere famiglie arrivarono in barca, navigando, sul fiume, fino a trecento chilometri, e altri arrivarono a piedi, camminando per tre giorni, solo per accompagnare un’ultima volta colui che era stato la loro autentica “voce”. Mandanti ed esecutori del delitto restarono impuniti.

Bahá’u’lláh, il cui nome alla nascita era Husain’Alí, nacque il 12 novembre 1817 a Teheran, nella famiglia di Mirzá Buzurg-i-Nurí, facoltoso ministro della corte dello Sciá. Nel 1835, il giovane Husain sposò ‘Asíyih Khánum, da cui ebbe tre figli, ‘Abdu’l-Bahá, Bahíyyih e Mihdí. Rinunciando a seguire le orme paterne, scelse di dedicare tempo ed energie a diverse attività filantropiche, tanto da venir soprannominato “Padre dei poveri”. Nel 1844 aderì alla religione predicata dal Bab, ma le persecuzioni scatenate dal clero persiano contro la nuova fede, culminate nella messa a morte del suo fondatore, portarono presto anche alla sua incarcerazione. Fu durante la detenzione nella prigione di Siyah-Chal (il Buco Nero), che Bahá’u’lláh ricevette l’insegnamento della “sapienza di tutto ciò che è stato”. Bandito dalla sua patria, dopo un breve soggiorno a Bagdad, visse per circa due anni tra le montagne del Kurdistan. Nel 1856 ritornò a Baghdad. Il 21 aprile 1863, nel giardino del Ridvan, Bahá’u’lláh rese noto ai suoi seguaci di essere il Promesso preannunciato dal Báb e dalle altre sacre scritture. Qualche settimana dopo fu costretto a lasciare Baghdad per Costantinopoli e successivamente inviato, in domicilio coatto, ad Adrianopoli (l’attuale Edirne). Da qui, negli anni seguenti, scrisse una serie di lettere ai capi del mondo della Sua epoca, esortandoli ad avviare politiche di giustizia, a procedere ad un generale disarmo e a riunirsi per formare una specie di federazione di nazioni. Nel 1868, sempre su pressione dei suoi oppositori, Bahá’u’lláh con i suoi fu inviato ad Akká, colonia penale nella Palestina Ottomana, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita e dove scrisse la sua opera maggiore, il Kitab-i-Aqdas (Il Libro Santissimo), in cui traccia le leggi essenziali ed i principi su cui i suoi seguaci devono basarsi. Bahá’u’lláh morì il 29 maggio 1892.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Siracide, cap.51, 17-27; Salmo 19. 8-11; Vangelo di Marco 11, 27-33.

La preghiera del sabato é in comunione con le comunitá ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

E, per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una preghiera di Bahá’u’lláh. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Lode sia a Te, o mio Dio! Sono uno dei Tuoi servi che ha creduto in Te e nei Tuoi segni. Vedi che mi sono avviato verso la porta della Tua misericordia e ho volto il viso in direzione del Tuo tenero amore. T’imploro, per i Tuoi più eccellenti titoli e per i Tuoi più eccelsi attributi, di aprire dinanzi a me le porte delle Tue elargizioni. Aiutami, dunque, a fare quello che è bene, o Tu Che sei il Possessore di tutti i nomi e gli attributi. Io sono povero, o mio Signore, e Tu sei ricco. Ho volto il viso verso di Te e mi sono distaccato da tutto tranne Te. Ti imploro di non privarmi delle brezze della Tua tenera misericordia e di non allontanare da me ciò che disponesti per i prediletti fra i Tuoi servi. Togli i veli dai miei occhi, o Signore, così che io possa riconoscere ciò che hai desiderato per le Tue creature e scoprire, in tutte le manifestazioni delle Tue opere, le rivelazioni del Tuo onnipotente potere. Ammalia la mia anima, o Signore, con i Tuoi più potenti segni e traimi dalle profondità dei miei corrotti e cattivi desideri. Scrivi dunque per me il bene di questo mondo e del mondo avvenire. Tu hai il potere di fare quello che Ti piace. Non v’è altro Dio che Te, il Gloriosissimo, il Cui aiuto è cercato da tutti gli uomini. (Bahá’u’lláh, Preghiere e meditazioni, CXXVIII, 1-3).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Maggio 2021ultima modifica: 2021-05-29T22:40:32+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo