Giorno per giorno – 27 Maggio 2021

Carissimi,
“Mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!” (Mc 10, 46-47). Si può essere ciechi sapendo di esserlo, ed essere ciechi illudendosi di vedere. Saperlo è la condizione preliminare per accedere alla fede, quello che porta noi, mendicanti della verità (“Siamo mendicanti: questo è vero”, fu l’ultima annotazione di Lutero prima di morire), a prorompere nell’invocazione: Gesù, abbi pietà di me. Con essa si esprime già l’essenza della fede, che confessa il Dio che salva e l’amore materno che ne dice la natura. Il cieco seduto ai margini della strada fa, nel racconto, da specchio ai discepoli che credono di seguire Gesù, ma sono ancora immersi nelle tenebre delle loro convinzioni, come si è visto nel vangelo di ieri, con Giacomo e Giovanni e le loro ambizioni di potere (condivise, sia pure meno sfacciatamente, dai loro compagni), e, nello stesso tempo, suggerisce loro come uscirne. Questo, naturalmente, come ogni pagina e ogni personaggio del vangelo, vale anche per noi. Udita, in un modo o nell’altro, la notizia di Gesù, che se ne sia già al seguito o ancora lontani, ciò che importa è chiamarlo, sapendo che l’invocazione non rimarrà senza risposta da parte sua. Al suo richiamo, che non tarderà, dovremo solo, come il cieco, abbandonare ogni accidia, metterci in piedi, liberarci del mantello (la cappa delle nostre immagini false di Dio e della vita), giungere presso di lui e dirgli il nostro desiderio di vedere, anzi, di vederlo nella sua verità, per poi seguirlo consapevolmente, resi testimoni del cammino che, nella rinuncia ad ogni egoismo e nel dono della vita, è salvezza.

Oggi è memoria di Agostino di Canterbury, missionario e pastore, di Giovanni Calvino, riformatore della Chiesa, di padre Enrique Pereira Neto, martire in Brasile, e di Segundo Galilea, testimone della radicalità del Vangelo.

Di Agostino sappiamo che era priore del monastero benedettino di Sant’Andrea al Celio di Roma e che, nel 596, fu inviato dal papa Gregorio Magno a evangelizzare l’Inghilterra, con altri quaranta monaci. Quando la comitiva, durante il viaggio, venne a conoscenza della bellicosità dei sassoni, Agostino pensò: è più prudente rinunciare. E, di fatto, tornó a Roma, dicendo al Papa che non era il caso. Ma, inutilmente. Imbarcatisi nuovamente e giunti a destinazione, i timorosi evangelizzatori scoprirono la missione più facile del previsto. La sposa del re, la cattolica Berta, aveva ammansito il cuore del re Etelberto, che si convertì e chiese il battesimo insieme a molti dei suoi sudditi. Eletto arcivescovo di Canterbury e primate di Inghilterra, Agostino organizzò la nuova giurisdizione ecclesiastica. Contribuì alla diffusione del canto gregoriano in Inghilterra. Morì il 26 maggio 604, ma la sua memoria, nella chiesa cattolica, è celebrata oggi.

Giovanni Calvino (il suo nome in realtà è Jean Cauvin), era nato a Noyon, in Picardia il 10 luglio 1509, da Gérard e Jeanne Le Franc. Il padre, finanziere e uomo di legge, curava gli affari del vescovo locale e sembra che ne seppe quanto basta per divenire anticlericale e morire in seguito scomunicato. Giovanni, che era stato mandato a Parigi per studiarvi teologia, preferì Diritto e si recò a Orleans, dedicandosi poi agli studi umanistici. Intorno al 1532 aderì alla Riforma di Lutero e, dopo essersi dedicato alla lettura e allo studio della Bibbia, nel 1536 pubblicò la prima edizione de L’Istituzione della religione cristiana, in cui espose i principi della sua teologia. Passando da Ginevra, venne invitato da Guillaume Farel a prestare assistenza ai simpatizzanti della Riforma. Ed egli dotò la chiesa ginevrina di un ordinamento giuridico e di una disciplina del culto e redasse per essa un Catechismo e una Confessione di Fede. La sua azione non fu esente da atteggiamenti intolleranti, com’era piuttosto comune a quei tempi. Temporaneamente bandito da Ginevra, sposò Idelette de Bure, vedova di un anabattista, e scrisse numerosi commenti alla Bibbia. Nel 1541 rientrò a Ginevra, organizzando negli anni successivi la vita religiosa, sociale e politica della città elvetica. È forse interessante notare che Calvino, al contrario di Lutero, riteneva doveroso rovesciare lo Stato che coprisse l’ingiustizia con il manto del legittimismo. Sulla sua scia, la Confessione Scozzese del 1560, di chiara ispirazione calvinista, classificherà tra le opere giudicate buone da Dio la resistenza alla tirannia e la difesa degli oppressi. Calvino morì il 27 maggio 1564. Prima di spirare disse: “Signore tu mi schiacci, ma a me basta che sia la tua mano a farlo!”.

P. Enrique Pereira Neto era coordinatore della Pastorale dell’Archidiocesi di Olinda e Recife, stretto collaboratore di dom Helder Câmara. Per aver denunciato ripetutamente e apertamente il sistema repressivo del governo militare, cominciò a ricevere minacce di morte, finché il 26 maggio 1969 fu sequestrato dalla polizia. Il suo corpo fu ritrovato il giorno seguente, appeso ad un albero, a testa in giù, con segni evidenti di tortura: lividi e bruciature di sigarette, tagli profondi in tutto il corpo, castrazione e due ferite di arma da fuoco. Aveva 28 anni ed era prete da tre anni e mezzo. I funerali furono presieduti dall’arcivescovo di Recife nella chiesa matrice del bairro Espinheiro. Poi, migliaia di persone seguirono a piedi la bara portata a braccia fino al cimitero di Várzea, a dieci chilometri di distanza dalla chiesa.

Segundo Galilea era nato a Santiago del Cile il 3 aprile 1928. Fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1956. All’inizio degli anni ’60 collaborò alla preparazione di missionari nel Centro Intercultural de Formación (C.I.F.), fondato da Ivan Illich, a Cuernavaca (Messico). Il Consiglio Episcopale Latino-Americano lo volle poi direttore dell’Istituto Pastorale Latino-Americano, con l’incarico di far conoscere e approfondire gi insegnamenti del Concilio Vaticano II. Viaggiò instancabilmente in tutta l’America Latina, impegnato a proporre riflessioni, ritiri e esercizi spirituali. Successivamente, per conto delle Pontificie Opere Missionarie organizzò, con altri sacerdoti, un istituto destinato alla formazione di missionari per l’estero. Compì numerosi viaggi nelle Filippine e in Corea del Sud; negli Stati Uniti lavorò con numerose comunità di immigrati. Membro della fraternità sacerdotale di Charles de Foucauld, fu esponente della Teologia e della Spiritualità della liberazione. In coerenza con la scelta dei poveri, visse sempre con grande semplicità e povertà, alla sequela appassionata di Gesù povero e obbediente. Quanto ricavava dai diritti d’autore e dalle sue attività, lo donava alla sua archidiocesi perché finanziasse ritiri spirituali nelle aree più povere del Paese. Nel 2000 partì per Cuba, dove gli fu affidato l’incarico di direttore spirituale nel seminario di San Carlos. Di questa esperienza ebbe a dire: “A Cuba si lavora con pochi mezzi, pochi sacerdoti e religiosi, ma si impara a vivere il meglio della vita, a vivere il tutto e il poco, a valorizzare l’essenziale”. Ritornato in patria per motivi di salute, visse i suoi ultimi anni a Santiago del Cile, occupando una cameretta nel locale seminario, fino alla sua morte, avvenuta il 27 maggio 2008. Aveva detto un giorno: “Se vogliamo una Chiesa più missionaria, più coerente e più testimoniale, più partecipativa nella comunione, significa che vogliamo una Chiesa più spirituale, più orante e più contemplativa, ossia, più bella”.

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Siracide, cap.42, 15-26; Salmo 33; Vangelo di Marco, cap.10, 46-52.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Oggi, compie un anno in più la nostra amica Maria Pia, dal tempo dei tempi amica dei Piccoli fratelli del Vangelo di Spello, che con le sue novantacinque primavere è certo la decana dei nostri corrispondenti e amici. Come sempre e oggi più che mai non le abbiamo fatto mancare le nostre preghiere beneauguranti. Come siamo certi non le mancheranno le vostre. AD MULTOS ANOS, Maria Pia!

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura il brano di una riflessione di Segundo Galilea, che, con il titolo “Verso una nuova spiritualità per i giovani impegnati nella storia”, troviamo nel sito di Note di pastorale giovanile, 1975.05.22. Che è così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il cristiano di oggi è pur sempre chiamato a una continua conversione, ma tale conversione non sarà solo a livello personale ma anche un appello e una promessa alla società ingiusta in cui vive. Deve pure cercare la volontà di Dio e aderirvi senza sosta, ma questa non la si trova bell’e fatta in leggi immutabili della storia e della società. Il cristiano, invece, deve costruire una nuova società e responsabilizzarsi della storia di essa in modo tale che tanto l’una quanto l’altra s’incontrino col disegno di Dio. E così il credente, in ogni valore cristiano che scopre nella nuova società, deve imparare a far emergere nuovi comportamenti, una nuova spiritualità, una nuova mistica dell’evangelo che gli permettano di vivere e di crescere nella sua fede in un contesto chiaramente nuovo. Una volta di più, non si tratta di un cristianesimo o di una spiritualità “politica”, poiché sarebbe rendere temporale l’evangelo e ridurlo a una ideologia. Si tratta di dare al cristianesimo attuale tutta la vigoria che già possiede nello Spirito, per renderlo capace di sorreggere efficacemente i cambiamenti, dando ad essi nuove energie e aprendo loro nuovi orizzonti. Questa spiritualità consentirà al cristiano di evangelizzare i valori dell’attuale situazione, di applicare le esigenze dell’evangelo all’impegno politico per salvarlo, umanizzandolo e convogliandolo su una vera vocazione pasquale. (Segundo Galilea, Verso una nuova spiritualità per i giovani impegnati nella storia).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Maggio 2021ultima modifica: 2021-05-27T22:36:52+02:00da fraternidade
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