Giorno per giorno – 26 Maggio 2021

Carissimi,
“Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo. Egli disse loro: Cosa volete che io faccia per voi? Gli risposero: Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra” (Mc 10, 35-37). Pagina consolante del Vangelo quella propostaci oggi. Nel senso che la nostra storia ha dei buoni (e intendiamo pessimi) precedenti negli atteggiamenti che caratterizzarono a lungo quanti vissero a stretto contatto del Signore. Lui, in questa occasione, aveva appena finito di annunciare una volta di più la sua fine violenta e loro non lo stavano neppure più a sentire, intenti com’erano a discutere dei possibili sbocchi di una carriera che sognavano imminenti e di cui attendevano solo proprio dal Maestro un’autorevole conferma. Era o non era il messia che presto avrebbe inaugurato il suo regno? E, dunque, come non immaginare incarichi di prestigio nel futuro governo? Il rapporto iniquo con la categoria del potere segna da sempre l’avventura umana e inquina dalle origini anche la vita della chiesa, individuata da molti, al di là di ogni dichiarata migliore intenzione (la difesa della dottrina, della morale, della tradizione o che altro), come il luogo in cui affermarsi e imporsi. Sfumando questa possibilità, si parte al contrattacco. Cosa che non fecero i discepoli di allora che, anche se mezzo frastornati, ebbero la possibilità di ascoltare e registrare la reprimenda di Gesù. La vita della Chiesa non può, dunque, essere retta dalla logica del potere, nelle sue relazioni interne e in quelle instaurate con le realtà esterne ad essa, ma sull’esempio di Gesù, a imitazione perciò di Dio, può e deve testimoniare in ogni occasione e in ogni sua istanza, la verità del servizio gratuito e del dono incondizionato per la vita di tutti, a partire dagli ultimi. Questo anche nel concreto darsi del nostro quotidiano, se vogliamo essere Chiesa.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Filippo Neri, il prete dell’allegria, di don Cesare Sommariva, “don Cece”, maestro e preteoperaio, e di Abd el Kader, mistico islamico.

Filippo Neri era nato a Firenze il 21 luglio 1515, nella famiglia di un notaio. Per un certo tempo, aveva pensato di seguire il padre nella sua professione. Poi cambiò d’idea e andò via dalla città, trasferendosi prima a Cassino e poi, nel 1538, a Roma. Lí cominciò a lavorare tra i ragazzi delle borgate e li lasciava fare tutto il casino che volevano, perché pensava che comportarsi male non consiste nel contravvenire il galateo, ma è altro. Poi, a quelli che se la sentivano, gli insegnava a leggere la Bibbia, a cantare e li portava perfino a messa. Fondò una confraternita di laici che si incontravano per pregare e per dare aiuto ai pellegrini e ai malati. A 36 anni il suo confessore decise che era bene che fosse ordinato prete e Filippo obbedì, dando vita, poco dopo, all’Oratorio, una congregazione religiosa di sacerdoti, impegnati in particolar modo nell’educazione dei giovani. A scanso di possibili delusioni, pregava spesso così: “Signore, non aspettare da me se non male e peccati; Signore, non ti fidar di me, perché cadrò di certo, se non m’aiuti”. La gente faceva fila davanti al confessionale, perché dicevano che sapesse leggere nei cuori. Morì ottantenne, il 26 maggio 1595.

Cesare Sommariva era nato a Milano l’8 gennaio 1933 in una agiata famiglia della borghesia milanese. Conseguita la maturità classica, era entrato in seminario e, dopo gli studi di teologia, fu ordinato prete, il 26 giugno 1955. Inviato come coadiutore nella parrocchia di Pero, nell’hinterland milanese, vi restò fino al 1970. Nel frattempo aveva conosciuto e stretto amicizia con don Lorenzo Milani, con cui condivise il progetto di restituire la parola ai poveri che ne erano stati espropriati, favorendo l’acquisizione di un pensiero autonomo, capace di sottrarsi ai luoghi comuni e alle sirene dell’ideologia dominante. Nacque così l’esperienza delle scuole popolari di quartiere e dei doposcuola. Nel 1970 fu incaricato con altri due confratelli di dare vita a una nuova parrocchia nella periferia della città operaia di Sesto San Giovanni. Dopo quattro anni chiese ed ottenne di iniziare la vita di prete operaio. Assunto alla Redaelli di Rogoredo, una grande acciaieria nella periferia Sud di Milano, vi rimase fino alla crisi dell’azienda, condividendo con gli altri operai il massacrante orario di lavoro dei tre turni. Nel 1977 ottenne di fare vita comune con altri due preti operai: nacque così la Comunità San Paolo, a cui nel 1980 fu affidata la cura pastorale del quartiere Stella di Cologno Monzese. Nel 1986, ormai pre-pensionato, in seguito alla definitiva chiusura della Redaelli, avvenuta nel 1984, chiese al card. Martini di essere inviato come prete fidei donum in Salvador, negli anni dello scontro tra il dittatore Duarte e le forze della guerriglia raccolte nel Fronte di Liberazione Nazionale Farabundo Marti. Nel 1992 Mons. Rivera y Damas, che, nel 1980, era succeduto a mons. Romero, lo nominò parroco della parrocchia di San Roque, nella periferia più povera della capitale. Colpito da una forma di epatite, che andò progressivamente aggravandosi, continuò a spendersi al limite delle forze, fino al definitivo rientro in Italia, nel 2004. Qui, nell’affrontare la malattia che faceva il suo corso, visse momenti di sofferta depressione e di abbandono radicale al suo Dio. Fino alla morte, avvenuta il 26 (ma, fonti più sicure affermano il 20) maggio 2008. La Chiesa di Milano ha scritto di lui: “A volte cerchiamo modelli di vita perché ci aiutino a camminare. Don Cesare non è un santino da immaginetta, ma un eccezionale prete scomodo che ha seguito il Signore con fedeltà ed amore”.

Abd el Kader era nato nel villaggio di Guetna, poco distante da Mascara, in Algeria, nel 1808. Era stato educato nella zaouia diretta da suo padre, Si Mahieddine e, in seguito, aveva completato la sua formazione a Arzew e a Orano, sotto la guida di maestri prestigiosi. Dopo la presa d’Algeri, nel 1830, padre e figlio parteciparono alla resistenza, che elesse Abd el Kader emiro e gli affidò il comando del fronte anti-coloniale. Arresosi ai francesi nel 1847, Abd el Kader, dopo sei anni di prigionia in Francia, scelse la via dell’esilio, stabilendosi, nel 1855, a Damasco, in Siria, dove abiterà fino alla morte nella casa di Ibn Arabi, il mistico, vissuto sei secoli prima, che egli considerava suo maestro. Non lascerà, più il paese, se non per brevi viaggi e un pellegrinaggio alla Mecca, consacrando il suo tempo alla meditazione, alla preghiera, all’insegnamento e alla beneficienza. Nel 1860, i moti di Damasco gli fornirono l’occasione di mostrare la grandezza del suo animo. Dimentico dei soprusi a suo tempo subiti, salvò migliaia di cristiani dal massacro, inducendo i rivoltosi a ritirarsi. Celebrato e onorato, Abd el Kader si spense a Damasco il 26 maggio 1883.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Siracide, cap.36,1-2a. 5-6. 13-19; Salmo 79; Vangelo di Marco, cap.10, 32-45.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita, nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

Per i seguaci del Buddhismo Theravada (concentrati principalmente nei Paesi del Sud e Sud-est asiatico), il plenilunio del secondo mese (del loro calendario) coincide con la festa di Vesak che celebra contemporaneamente la nascita, l’illuminazione e il trapasso di Siddharta Gautama Buddha. La tradizione vuole infatti che il principe Siddharta sia nato nel giorno di luna piena del mese lunare di Vesak dell’anno 623 a.C. e che, nello stesso giorno, trentacinque anni dopo, abbia raggiunto la sua illuminazione, per poi morire (o, più correttamente, passare nel suo paranirvana), nel plenilunio di Vesak dell’anno 543 a.C. Data a partire dalla quale viene calcolata l’era buddhista. In questo giorno, i buddhisti si recano ai loro templi, dove ascoltano gli insegnamenti del Buddha, attraverso la proclamazione delle Sacre Scritture. In molti luoghi è costume chiudere le celebrazioni, al tramonto, con una grande processione luminosa, che simbolizza il cammino verso l’illuminazione.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Don Cesare Sommariva, tratta dal suo libro “Il sogno come esperienza pastorale nella parrocchia di San Roque”, che noi si trova sotto il titolo “Una sintesi dal Salvador” nel sito di Pretioperai, 1991 N.17-18. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’attuale organizzazione della sopravvivenza sul pianeta, dominata dal modello del capitale monopolistico USA e tedesco ed in parte giapponese, ha portato alla regola dell’ un terzo. Un terzo della popolazione mondiale sta in qualche modo bene come cibo e cose di base. Ma perché questo continui così, occorre che gli altri due terzi soffrano di fame. Le inchieste del Banco Mondiale ogni anno rilevano le condizioni di vita nel mondo, ed ogni anno, regolarmente, portano la conclusione che i poveri sono più numerosi dell’anno precedente. Lo dichiarano proprio quelli che hanno in mano tutto. Essi fanno i conti esatti e sono d’accordo nel dire proprio così. Ma non dicono: “Cambiamo”. Venire qui è stato uno scoprire come questo non è solo una questione Nord/Sud. Qui in città c’è il Nord/Sud presente, (da noi è i due terzi sopra un terzo) ma qui è proprio l’un terzo. Con quelli sopra sempre più ricchi e quelli sotto sempre più poveri. Ed i ricchi circondati da vicino dai poverissimi. In mezzo, i militari e guardiaspalla poveri che difendono i ricchi. Lo stare qui però non mi ha fatto vedere nulla circa il poter cambiare questa situazione. Non di più di quello che pensavo prima. L’altro problema era se per custodire e coltivare il pianeta ed i propri simili, è meglio vivere lì o qui. Ho visto che non è questo il problema. Si tratta di stabilire dove uno si colloca: ossia con che strato sociale vuole mettersi. Ed in che modo. (Cesare Sommariva, Il sogno come esperienza pastorale nella parrocchia di San Roque).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Maggio 2021ultima modifica: 2021-05-26T22:34:43+02:00da fraternidade
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