Giorno per giorno – 07 Maggio 2021

Carissimi,
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 12-13). Gesù sta chiamando amici coloro che egli sa che da lì a poco, dopo che uno di loro lo avrà tradito, l’altro rinnegato, fuggiranno, lasciandolo solo. Dice loro, perché se ne ricordino e lo insegnino a quanti verranno dopo: non badate a queste cose, quando accadranno a voi, continuate ad amare, ostinatamente, come io non smetterò mai, qualunque cosa mi facciate. E si trattava niente meno che di Dio. Noi, invece, smemorati che siamo, basta una parola sbagliata, per spedire quanti ci erano amici fino a ieri all’inferno, qualche volta anche in nome di questo Dio. Immaginarsi cosa non facciamo con quanti consideriamo da sempre nemici, vuoi per religione, ideologia, scelta di vita! Che dire? Trasgrediamo l’unico comandamento che egli ci ha lasciato. E tuttavia egli non desisterà affatto da noi, convinto come è che la lezione del suo amore finirà per avere la meglio anche con noi, che potremmmo sembrare, proprio perché dei suoi, casi perduti.

Oggi il martirologio latinoamericano fa memoria di Elvira Hernández e Idalia López, catechiste e martiri in El Salvador.

Elvira e Idalia erano due ragazze della stessa età che abitavano in un quartiere della periferia povera di San Salvador, chiamato La Fosa. Entrambe facevano parte della locale comunità cristiana. Elvira, dopo aver fatto la prima comunione, si inserì in un gruppo di adolescenti fortemente motivati e interessati ai problemi della realtà sociale. A 13 anni fece il suo primo discorso in pubblico sul tema: “Alla scoperta dell’ideale cristiano”. Più tardi, entrò in un’organizzazione che operava tra gli abitanti delle zone maggiormente emarginate, come maniera concreta di promuovere solidarietà. Un giorno, mentre si stava preparando per una celebrazione, venne raggiunta da una raffica di mitra partita da un veicolo in corsa e cadde morta, assieme ad un altro compagno della comunità. Era il 18 aprile 1980. Aveva 14 anni. Idalia López, era nata in una famiglia molto povera. Prendendo parte alla vita della comunità aveva imparato che il Vangelo non è solo Parola, ma è anche Vita. A tredici anni, nel giorno della sua prima comunione, si impegnò pubblicamente a lavorare in favore della sua gente. Quando nella comunità maturò l’idea di costruire un centro di salute, Idalia decise di fare un corso di pronto soccorso per lavorarvi come infermiera. A quindici anni si integrò in un gruppo giovanile della parrocchia di San Francisco Mejicanos. Nello stesso tempo si preparò per diventare catechista. Gli amici dicono che Idalia si distingueva per la profondità della sua riflessione, oltre che per la sua dedizione e la sua solidarietà con i più poveri. Uscendo da una riunione, il 7 maggio 1984, Idalia fu aggredita dai componenti di una ronda della difesa civile, che la ferirono ad una gamba. Quando già era a terra, furono su di lei e le spararono un colpo di grazia al volto.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.15, 22-31; Salmo 57; Vangelo di Giovanni, cap.15, 12-17.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

Prendendo spunto dalla memoria odierna delle martiri salvadoregne, scegliamo di offrirvi, nel congedarci, una citazione di Ignacio Ellacuría, teologo e anch’egli martire della Chiesa del Salvador. Tratta dal suo libro “Conversione della Chiesa al Regno di Dio” (Queriniana), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il luogo culminante ed abituale dell’attualizzazione della pienezza del vangelo è la comunità storica dei poveri, che cercano la loro integrale liberazione e lottano per essa. Questa è la primitiva comunità che istituì Gesù ed è il luogo nel quale può leggersi la totalità del messaggio nella sua purezza materiale, senza dover ricorrere alla spiritualizzazione delle azioni. Bisogna riconoscere che il seme del Gesù storico fu affidato ad una terra ben determinata e che è questa terra quella che possiede tutte le garanzie di dare il miglior frutto. Questa comunità dei poveri è fondamentalmente quella che riceve la totalità del messaggio di Gesù e quella che, con lui, cerca di togliere il peccato, consistente nel disamore e nell’ingiustizia, dal mondo mentre si sforza di instaurare l’amore di Dio tra gli uomini, ragione per la quale è perseguitata in quanto di ostacolo al mondo del peccato. La priorità gerarchica di questo tipo di comunità non suppone esclusivismo, ma indica qual è il luogo originale della salvezza. Le altre comunità verificheranno la Parola e saranno da essa vivificate nella misura in cui il loro problema ed il loro orizzonte siano il problema e l’orizzonte della comunità dei poveri. Soltanto fissando lo sguardo in questo ‘altro’ che rivela la presenza e l’opera attuale di Gesù, le comunità non-povere potranno essere ‘spiritualmente’ povere. Anch’esse hanno il dovere di impedire che si commetta oppressione ed ingiustizia – in quanto di solito appartenenti ad ambienti e a nazioni che, per natura, sono oggettivamente oppressori -, ed hanno anche il dovere di mettersi a fianco, come il samaritano, di questo maltrattato costituito dalla maggior parte del mondo oppresso. Soltanto così potranno essere interpellati circa il valore profetico del Vangelo ed eviteranno di circoscrivere il messaggio di Gesù ai temi della propria perfezione personale. (Ignacio Ellacuría, Conversione della Chiesa al Regno di Dio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 07 Maggio 2021ultima modifica: 2021-05-07T22:37:51+02:00da fraternidade
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