Giorno per giorno – 18 Aprile 2021

Carissimi,
“Ma egli disse: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi” (Lc 24, 38-40). I due pellegrini di Emmaus stavano raccontando agli Undici e ai loro compagni l’incontro avuto nel cammino e come avessero riconosciuto Gesù attraverso la spiegazione delle Scritture e nel gesto della condivisione del Pane, e a loro volta ricevevano la notizia che Gesù era davvero risorto ed era apparso a Simone, quando lo stesso Gesù stette in mezzo a loro (a compimento della promessa che vale per ogni tempo: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” Mt 18,20). Si fa però presente non come uno spirito disincarnato, ma con un corpo che porta su di sé, e per sempre, i segni della sua passione, che è insieme espressione del suo amore per l’umanità, che intende sottrarre al dominio del male, e della sua identificazione con i crocifissi di ogni tempo, che diventano così il “Luogo”, dove l’Io-sono di Dio ci dà appuntamento, se accettiamo di testimoniare il suo Regno. A questa immagine del Dio ogni volta crocifisso e ogni volta risorto nella nostra storia siamo chiamati a convertirci e a chiamare gli altri a conversione (v.47). Nel far discendere i poveri dalle loro croci, saremo agenti di risurrezione.

I testi che la liturgia di questa 3ª Domenica di Pasqua propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.3, 13-15.17-19; Salmo 41; 1ª Lettera di Giovanni, cap.2, 1-5a; Vangelo di Luca, cap.24, 35-48.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Oggi, il Martirologio latino-americano ci porta le memorie di Francisco Marroquín, pastore e difensore degli Indios in Guatemala, e di José Eduardo Umaña Mendoza, avvocato, difensore dei diritti umani, martire in Colombia. Noi ricordiamo anche il Massacro degli ebrei del ghetto di Praga.

Non disponiamo di molte notizie su Francisco Marroquín, che fu il primo vescovo del Guatemala. Fu egli a fondare nel paese le prime scuole e i primi ospedali. Amico di Fray Bartolomé de Las Casas e dei vescovi del Messico, Juan de Zumárraga e Juan de Zárate, si unì a loro per studiare i metodi più efficaci per proteggere gli indios dallo sfruttamento e dagli arbitri dei colonizzatori spagnoli, e per riflettere sul modo migliore per esercitare l’ufficio di pastore. Morì il 18 aprile 1537.

Nato il 22 novembre 1946 da Graciela Mendoza e Eduardo Umaña Luna, Eduardo Umaña Mendoza, aveva intrapreso come il padre l’attività di avvocato, schierandosi sempre nella difesa dei settori popolari, in favore delle loro lotte e a tutela dei loro diritti. Durante il 1987 svolse un’intensa attività di sensibilizzazione e denuncia in Europa sulla situazione di violazione sistematica dei diritti umani in Colombia. Tra le sue attuazioni più importanti ricordiamo la difesa delle vittime del genocidio dell’Unione patriottica e del Partito comunista colombiano, da parte di gruppi appartenenti al paramilitarismo di estrema destra, la denuncia degli abusi e dell’uso sistematico della tortura nei confronti dei prigionieri politici e dei famigliari dei desaparecidos. Il 18 aprile 1998, due uomini e una donna al servizio della banda La Terraza (a quel tempo, l’organizzazione di sicari più pericolosa del paese al servizio delle “Autodefensas Unidas de Colombia”), facendosi passare per giornalisti, furono ricevuti nel suo ufficio, dopo aver bloccato la sua segretaria in una stanza. Di fronte al suo rifiuto di seguirli, gli spararono a bruciapelo. La frase che usava ripetere quando lo minacciavano di morte era sempre stata: “È meglio morire per qualcosa, piuttosto che vivere per niente”.

Al tramonto di un giorno come questo – il 18 aprile 1389 – le comunità ebraiche nel mondo intero entravano nel 15 Nissan 5149 ed aprivano così la grande celebrazione di Pesah. Fu una Pasqua tragica per la comunità ebraica di Praga. Al grido di “battesimo o morte” folle di cristiani fanatici invasero il ghetto, trascinando fuori dalle loro case quanti si accingevano a consumare la cena pasquale. Oltre tremila ebrei – uomini, donne e bambini – che rifiutarono di ricevere il battesimo furono massacrati e i loro cadaveri furono profanati, bruciati assieme a carcasse di animali. Inutile dire che, in nome di Cristo e da persone che si credevano cristiane, era Cristo stesso ad essere eliminato e ucciso, nel suo significato e nella persona dei suoi fratelli.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalle diverse memorie di croce/risurrezione nella storia che abbiamo qui ricordato, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura il brano di una riflessione del teologo Jon Sobrino. Tratto dal suo libro “La fede in Gesù Cristo. Saggio a partire dalle vittime” (Cittadella Editrice), è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Vista a partire dalla totalità del mistero di Dio, la sua manifestazione viene rimandata alla fine della storia, ma non soltanto perché questo non-ancora non può rivelare la totalità – dal momento che soltanto la fine decide sul processo, secondo l’affermazione hegeliana -; non soltanto perché nella risurrezione Dio si è già rivelato, ma non-ancora in pienezza, ma perché la croce della storia rimane come realtà di massa anche dopo la risurrezione di Gesù contro la vita. E il persistere di massa della croce non è soltanto quello che avrebbe potuto dominare nel breve tempo prima della parusia, ma rimane come elemento essenziale nel corso della storia umana. Nel corso della storia croce e risurrezione, parola e silenzio, potenza e impotenza, manifestazione e occultamento sono mantenuti simultaneamente e si rimandano a vicenda, senza che nessun momento dell’unica rivelazione di Dio abbia la capacità di annullare l’altro. Per questa ragione intrinseca alla realtà stessa, e non soltanto per fedeltà a un’argomentazione formale per la quale soltanto la fine dà senso al processo, diciamo che Dio si auto-rivela attraverso un processo e che la rivelazione accadrà alla fine, “quando Dio sarà tutto in tutto”. La fine non è soltanto il termine di quello che la provvisorietà ha di provvisorio, ma è vittoria – “quando tutti i nemici saranno vinti” – contro la negatività. Questo è ciò che si deduce da una visione di Dio a partire dalle vittime. (Jon Sobrino, La fede in Gesù Cristo. Saggio a partire dalle vittime).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Aprile 2021ultima modifica: 2021-04-18T22:03:53+02:00da fraternidade
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