Giorno per giorno – 27 Febbraio 2021

Carissimi,
“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5, 44-45). Si parlava oggi con la nostra amica Edna della Pastorale carceraria di come si possa applicare questa Parola nella realtà drammatica che si vive, oggi più che mai, nel nostro sistema penitenziario. Dove la pratica della tortura continua ad essere endemica, nonostante l’approvazione di leggi che ne hanno, sotto altri governi, criminalizzato la pratica e istituito politiche per la sua prevenzione. Le percosse, le tecniche di soffocamento, di annegamento, gli elettroshock, che si aggiungono a problemi cronici, come il sovraffollamento, gli ambienti malsani, i regimi di isolamento, le procedure disciplinari umilianti, i focolai virali e batteriologici, costituiscono forme di tortura che causano estrema sofferenza fisica e mentale, oggi peggiorate oltre ogni limite nella situazione pandemica che sperimentiamo. Tutto questo nell’indifferenza generalizzata di un’opinione pubblica, sempre più cloroformizzata dalla logica sadica del “bandito buono è bandito morto” o del “se lo meritano, devono pagare”. La pastorale carceraria, opera sulla cresta di una reciproca inimicizia, quella della società e delle sue istituzioni nei confronti di quanti hanno deviato, e quella di questi ultimi, prima contro la società, verso cui hanno maturato la loro rivolta, poi contro lo Stato che interviene a punirli in maniera esorbitante, disumana. Il vangelo di oggi ci obbliga a intervenire per curare questa situazione di inimicizia con l’amore. Il che sembra francamente molto difficile, quasi impossibile. Eppure, l’amore per il nemico, come modo di essere di Dio stesso, è ciò che differenzia il cristianesimo da tutte le altre religioni. Senza questo, non c’è sequela di Gesù; c’è solo, al massimo, una devozione di superficie, una forma di paganesimo, che il Vangelo di oggi denuncia, appena un po’ mascherata. Cosa a cui spesso si riduce, purtroppo, il cristianesimo presente nella nostra società. “Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste”, è l’esigente invito del Vangelo. Dove la perfezione di Dio – e, quindi, la perfezione di chi vuol essere suo figlio -, non è frutto o espressione di un qualche sforzo ideale o ascetico, ma è una manifestazione della sua misericordia (in ebraico: rahamim, amore materno), un atteggiamento che non giudica, ma agisce in vista di una vita piena e abbondante per tutti i suoi figli e figlie (e, se crediamo in questo Dio, nostri fratelli e sorelle). A questa visione e atteggiamento siamo chiamati a convertirci e a lottare con la nostra testimonianza, per convertire la società, al di qua e al di là, delle sbarre. In vista di un superamento del sistema carcerario che, lungi dal curare, crea e moltiplica odio e inimicizia.

Oggi il calendario ci porta la memoria di Gregorio di Narek, asceta, mistico e poeta del X secolo.

Nato intorno all’anno 951, Gregorio entrò giovanissimo nel monastero di Narek, dove era abate Ananaia Narekatsi, uno dei monaci più celebri dell’epoca, fratello di suo nonno. Il monastero sorgeva, ad un’altezza di 1650 metri, a pochi chilometri dalla riva sud-orientale del Lago di Van (oggi in territorio turco), che con i suoi 120 chilometri di lunghezza e gli 80 di larghezza è un vero e proprio mare. Di Gregorio non si sa più nulla, se non che, in quel monastero, visse tutta la sua vita, facendo ciò che deve fare un monaco, pregando, lavorando, insegnando e contemplando. Tradusse in versi mirabili la sua esperienza, il senso acuto del peccato e il desiderio estremo di esprimere e giungere a toccare il Dio che, indicibile e inafferrabile, come in un gioco amoroso a rimpiattino, ci insegue e ci sfugge. Gli cantava: “Tu, se noi sfuggiamo, corri dietro a noi, / se siamo indeboliti, Tu ci fortifichi, / se ci smarriamo, Tu ci spiani un sentiero facile, / se siamo intimiditi, Tu ci incoraggi, … / se mentiamo, Tu ci giustifichi con la tua verità, … / se non desistiamo dalla nostra volontà, Tu ci fai desistere…/ se ci alieniamo, Tu tieni lutto, / se ci avviciniamo, Tu fai festa, / se diamo, Tu accetti, / se noi ci rifiutiamo, Tu maggiormente elargisci i tuoi doni”. Gregorio morì il 27 febbraio 1010 (o forse 1011). Il corpo fu sepolto nel monastero dedicato a santa Sanducht, prima martire armena (I° secolo) e figlia del re Sanatruk, che la tradizione vuole sacrificata per la fede su ordine del padre. Più tardi i resti del santo furono trasferiti a Sebaste, l’attuale Sivaz, nell’Anatolia centrale, accompagnando l’esodo delle popolazioni che fuggivano le prime invasioni delle tribù turciche.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro del Deuteronomio, cap.26, 16-19; Salmo 119, 1-8; Vangelo di Matteo, cap.5, 43-48.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una preghiera di Gregorio di Narek, tratta dal suo “Le livre de prières” (Sources chrétiennes 78, Cerf, Paris), e inclusa nel libro “Spero nella tua misericordia. Preghiere e invocazioni di monaci siriaci” (Paoline). È questa, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Tu che non sei venuto a perdere le anime degli uomini, ma a vivificarle, rimetti i miei numerosi peccati nella tua grande misericordia; tu solo, infatti, sei in cielo, ineffabile, e sulla terra, invisibile, in ogni atomo di essere e fino agli estremi confini dell’universo Principio di tutto e in tutto, in ogni pienezza, benedetto nel più alto dei cieli! E a te, con il Padre e lo Spirito Santo sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen. (Gregorio di Narek, Le livre de prières XLI, II).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Febbraio 2021ultima modifica: 2021-02-27T22:15:45+01:00da fraternidade
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