Giorno per giorno – 25 Gennaio 2021

Carissimi,
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16, 15-16). Gesù aveva appena finito di rimproverarli, gli Undici, per la loro incredulità, perché non avevano prestato fede a chi sosteneva di averlo visto risorto e, comunque, subito, affida loro la missione di andare per il mondo intero ad annunciare la Buona Notizia che egli ha incarnato fino alla morte e che, con la risurrezione, ha ricevuto il suggello di Dio: siamo umanità di figli amati, chiamati ad essere umanità di fratelli. Paolo, il fariseo Saulo, di cui oggi celebriamo la conversione non da una vita di peccati, ma dalla scrupolosa obbedienza alla Legge alla gioiosa libertà del Vangelo, metaforicamente sbalzato dal cavallo delle sue sicurezze, ha preso sul serio questa chiamata ed è così diventato l’Apostolo delle genti. Contando non più sui propri presunti meriti, ma solo sulla fede nella grazia/gratuità con cui Dio si dona a tutti e che, come suggerisce il vangelo di oggi, chiede solo di essere creduta e e tradotta in vita, perche si possa fare esperienza della salvezza. Diversamente, cedendo all’illusione maturata sulla spinta dell’orgogliosa affermazione (anche religiosa) di sé, nell’egoistica chiusura agli altri, conosceremo soltanto la perdizione in cui vediamo così spesso precipitare il mondo. Che si possa anche noi, all’occorrenza, imboccare la nostra via di Damasco.

La data di oggi ci ricorda dunque la Festa della Conversione di Paolo Apostolo. Una conversione che cambiò la storia della Chiesa. E a cui la Chiesa, ogni Chiesa, è continuamente rinviata. Non è un caso che questa festa chiuda, nell’emisfero Nord, l’Ottavario di preghiere per l’Unità dei cristiani, una maniera per affermare che solo a partire da una resa incondizionata a Gesù Cristo e da una radicale conversione al suo Vangelo è possibile ritrovare il cammino dell’unità.

Il calendario ci porta anche la memoria di Enrico Suso, mistico domenicano, e dei Martiri Ebrei di Rufach, in Alsazia.

Nato a Costanza il 21 marzo del 1293 (?), Enrico Suso entrò nell’Ordine dei Predicatori ed ebbe, a soli 18 anni, la visione della Sapienza eterna, di cui da allora divenne fervente apostolo, iniziando una vita di preghiera, ascesi e unione con Dio. Discepolo del santo maestro Eckhart, dovette come questi discolparsi delle accuse di eresia nel processo intentato dai vertici dell’Ordine, ad Anversa nel 1327. Nel 1330, lasciato l’isolamento, cominciò a mettere per iscritto la sua dottrina e le sue esperienze spirituali. Fu in Svizzera, in Renania e in Alsazia. Suso è considerato il più amabile dei mistici. Affermava che il più alto grado della vita spirituale consiste nell’unione con Dio in visione, amore e gaudio inesprimibile, e riassumeva in questi termini il cammino che conduce a Dio: deporre la forma creata, conformarsi a Cristo, trasformarsi in Dio. Scrisse il “Libriccino della verità”, il “Libriccino della Sapienza eterna”, l’ “Horologium sapientae”, il “Libro delle lettere” con 11 epistole e altre opere ascetiche e religiose. Morì il 25 gennaio 1366.

Nella prima metà del secolo XIV, numerose comunità di ebrei furono sterminate in Franconia e in Alsazia. Noi le ricordiamo tutte in questa data, in cui avvenne uno dei massacri più efferati, ad opera dei famigerati Armleder, bande di bravacci, così chiamati perché al posto delle normali armature, indossavano pezzi di cuoio. Una specie di Boko Haram ante-litteram, in versione, ahinoi, cristiana! Il 25 gennaio 1338, armati di seghe, di pale e di mazze, al seguito del loro emblema e di una croce, condussero l’intera popolazione fuori della città e la trucidarono in un prato che ancora oggi è chiamato Judenmatt, “prato degli ebrei”. Quarant’anni prima, il 13 gennaio 1298, la popolazione ebraica di Rufach aveva già conosciuto un eccidio di eguali proporzioni. Il 29 dicembre 1348, gli ebrei di Colmar, altra località della regione, vennero arsi vivi; il 14 febbraio 1349, sarebbe toccato alla comunità di Strasburgo subire la stessa sorte, 2000 persone, uomini, donne e bambini.

Le letture proposte dalla liturgia odierna sono proprie della festa della Conversione di san Paolo e sono tratte da:
Atti degli Apostoli, cap.22, 3-16; Salmo117; Vangelo di Marco, cap.16, 15-18.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le religioni del subcontinente indiano: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura un insegnamento di Enrico Suso, tratto da uno dei suoi sermoni, che ha per titolo “Iterum relinquo mundum et vado ad Patrem”, e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
È questo il fondo e il fondamento della nostra beatitudine: un disfacimento e un annientamento di se stessi. Chi vuole diventare ciò che non è, si disfaccia di ciò che è; ciò deve avvenire necessariamente. Il puro, delizioso Bene che si chiama ed è Dio, è in se stesso, nella sua essenza sussistente e immanente, un essere essenziale, immobile, che esiste ed è per se stesso. Tutte le cose devono essere non per se stesse, ma in lui e per lui. Egli è l’essere, l’agire, il vivere e tutte le cose, e noi non siamo nulla fuorché in lui. Tu devi avere un abbandono senza fondo. In che modo senza fondo? Se ci fosse una pietra e cadesse in un’acqua senza fondo, essa dovrebbe sempre cadere, perché non sarebbe arrestata dal fondo. Così l’uomo dovrebbe avere un affondamento e una caduta senza fondo nel Dio senza fondo, ed essere fondato in lui, per pesanti che fossero le cose che gli piombano addosso, qualunque fossero le sofferenze interiori ed esteriori e anche i suoi propri difetti, che Dio spesso infligge per il suo grande bene. Tutto ciò dovrebbe immergere l’uomo sempre più profondamente in Dio, ed egli non dovrebbe mai accorgersi del proprio fondo né toccarlo e turbarlo, e neppure deve ricercare né avere di mira se stesso; egli deve avere di mira Dio solo, nel quale è inabissato. Chi cerca qualcosa, non cerca Dio. Tutto il favore, il fondo e l’intenzione dell’uomo devono essere per lui, per lui la gloria, per lui la volontà, la fedeltà, giammai per la nostra utilità o piacere, né per la nostra propria elevazione o ricompensa. Cerca lui solo, di’ con il Figlio diletto: “Non cerco la mia gloria ma quella del Padre”. (Enrico Suso, Sermoni. “Iterum relinquo mundum et vado ad Patrem”).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 25 Gennaio 2021ultima modifica: 2021-01-25T22:32:28+01:00da fraternidade
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