Giorno per giorno – 19 Gennaio 2021

Carissimi,
“Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatàr, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?” (Mc 2, 25-26). È la fondamentazione biblica della trasgressione della Legge, che Gesù oppone al gruppo di cocciuti religiosi, che lo seguono ovunque, pronti a denunciare le mancanze sue e dei suoi. In questo caso, accusati di non osservare il riposo del Sabato, con il loro cogliere le spighe del campo in cui si trovano a passare per soddisfare il languorino che li ha colpiti. Davide, nelle Scritture, aveva fatto ben di peggio. Da qui la conclusione che Gesù trae: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!” (v.27) e con il sabato tutta la Legge. Dato che ciò che sta a cuore a Dio non è l’onore che si può rendere a lui, ma la felicità dei suoi figli e figlie. Che con Gesù sono resi signori del sabato e di ogni legge.

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Teofane il Recluso, monaco e pastore.

Georgij Vasilievič Govorov era nato il 10 gennaio 1815 nel villaggio di Černavsk, nella contea di Yeletsk, provincia di Orlov, nella famiglia di un sacerdote locale. Entrato nel 1829, nel seminario di Orlov, passò nel 1836 alla Facoltà teologica di Kiev. Nel 1841, durante l’ultimo anno di studi, scoprì la propria vocazione monastica. Chiese ed ottenne di entrare in monastero, dove cambiò il proprio nome in quello di Teofane. Terminati brillantemente gli studi accademici, si dedicò all’insegnamento, in un primo tempo nella stessa facoltà di Kiev e poi nel seminario di Velikij Novgorod. Nel 1848, chiese di potersi recare in Medio Oriente, come membro della missione ecclesiastica a Gerusalemme e a Costantinopoli. Durante i sei anni che seguirono si appassionò alle opere e alla vita degli antichi Padri della Chiesa. Rientrato in patria, nel 1854, in seguito allo scoppio della guerra di Crimea, venne promosso archimandrita e nominato decano dell’Accademia Teologica di San Pietroburgo. Nel 1859 giunse la sua nomina a vescovo di Tambov. Nei pochi anni di servizio ministeriale in quella chiesa, la sua straordinaria mitezza, la grande bontà d’animo, l’attenzione che riservà alle necessità dei fedeli, gli guadagnarono affetto e devozione universale. Dopo 25 anni di servizio alla Chiesa in differenti ambiti, Teofane chiese al Santo Sinodo di potersi ritirare nell’eremo di Vyshy. La sua richiesta fu accolta nel 1866. Per sei anni, nelle domeniche e nelle altre festività, partecipò sempre alla divina liturgia con gli altri eremiti, non negandosi a ricevere quanti venivano a sollecitare i suoi consigli e la sua direzione spirituale. Tuttavia, a partire dalla Pasqua del 1872, scelse l’isolamento totale, dedicandosi da allora solo alla preghiera, agli studi e al lavoro manuale, limitandosi a incontrare periodicamente l’abate dell’eremo, il padre spirituale e il suo aiutante di cella e celebrando la divina liturgia nella cappella da lui stesso costruita e dedicata al Battesimo di Gesù. E nella Festa del Battesimo di Gesù, il 19 gennaio (6 gennaio per il calendario gregoriano) del 1894, Teofane si spense dopo una breve malattia. A lui dobbiamo, oltre a numerose opere di spiritualità, la traduzione della Filocalia, il grande classico della spiritualità esicasta, dallo Slavo ecclesiastico al Russo.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap. 6, 10-20; Salmo 111; Vangelo di Marco, cap. 2, 23-28.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa Nera.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Teofane il Recluso, tratto dal suo “Diario della preghiera”, che troviamo in rete e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ringrazia il Signore in primo luogo per il fatto che egli, che è infinitamente grande, permette a te, che sei senza valore, di aprire la bocca e intrattenerti con lui nella preghiera. Questa possibilità di rivolgersi a Dio nella preghiera e invocarlo è un privilegio della grazia divina, dato che anche senza questa invocazione Dio sa da solo di che cosa ognuno di noi ha bisogno. Pregare vuol dire aprire la bocca per ricevere beni dal Signore, ma tali beni sono quelli che lui stesso si degna di concederti e non quelli che tu desideri. Per questo motivo non si riceve tutto ciò che si chiede. Non chiedere, quindi, in questo modo: Dammi subito. Ma dì: Sia fitta la tua volontà. Se mi aiuti, gloria a te. Dammi soltanto pazienza. La tua preghiera sia come aprire le mani per ricevere un dono, quale e quando il Signore vorrà dartelo. (Teofane il Recluso, Diario della preghiera, 144).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 19 Gennaio 2021ultima modifica: 2021-01-19T22:20:33+01:00da fraternidade
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