Giorno per giorno – 12 Gennaio 2021

Carissimi,
“Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio. E Gesù lo sgridò: Taci! Esci da quell’uomo. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui” (Mc 1, 23-26). Gesù comincia così la sua attività. In una sinagoga, che sarebbe come dire in parrocchia o, comunque, dove ci si incontra con la comunità (in questi tempi, chi lo può, anche solo virtualmente). Dove capita che ci sia chi è “posseduto da uno spirito immondo”. Qualcosa o qualcuno che ha a che fare con una logica di morte. E se ne trova. Dicono di sapere tutto di Dio, a parole riconoscono in Gesù il figlio di Dio, i più introdotti azzardano pure di lui essere l’ “autore e consumatore della fede” (Eb 12, 2), anche se è da dubitare che sappiano cosa vuol dire, ma in pratica se ne sentono minacciati, perché percepiscono in lui la denuncia delle loro scelte, che dicono intolleranza, oppressione, violenza, morte. Beh, Gesù si limita a sgridare e a zittire, per chi è disposto a sentire, queste fasulle confessioni di fede, il che costituisce l’unica maniera di aprire la via e dare senso alla Parola di verità che egli è. Che tutti noi si possa essere liberati da ogni spirito malvagio che ostacoli in noi e fuori di noi l’azione del Salvatore. In tempi di morte come questi.

Oggi è memoria di Aelredo di Rievaulx, monaco e mistico dell’amicizia; di Mev Puleo, testimone di solidarietà; e di Zilda Arns Neumann, messaggera di pace e di bene.

Nato a Hexham, in Inghilterra, nel 1109, Aelredo passò la sua giovinezza alla corte del re David I di Scozia, ma nel 1135 decise di lasciare ogni cosa per entrare nel monastero cistercense di Rievaulx, nello Yorkshire, di cui era abate Guglielmo, discepolo di s. Bernardo. Con l’appoggio di un amico e confratello di nome Simone (morto nel 1142 in fama di santità) compì presto grandi progressi nella vita religiosa. Questo lo portò a capire come l’amicizia, rispettosa della sacralità e del mistero dell’altro, senza strumentalizzazioni, né tanto meno complicità, quando si lasci modellare da un comune sentimento e desiderio di bene, è di grande aiuto nel cammino dell’unificazione/adesione del cuore alla volontà di Dio. A partire da questa esperienza compose un piccolo trattato, dal titolo, appunto, “De Spirituali Amicitia”. Benché ripetutamente gli fosse chiesto di accettare la nomina a vescovo, sempre rifiutò per amore alla vita religiosa. Dovette però accettare l’elezione ad abate nel 1143. La sua fama di predicatore e scrittore si sparse ben presto in tutto il paese. Questo, ma più ancora, la sua personale santità, contribuì ad attrarre numerose vocazioni al monastero di Rievaulx, che arrivò a contare oltre seicento monaci. Indebolito dalle malattie, che lo afflissero negli ultimi anni di vita, morì il 12 gennaio 1167.

Mev Puleo era nata a St. Louis (Missouri) nel 1963. La sua conversione all’Evangelo della solidarietà risaliva ad un viaggio in Brasile, quando, quattordicenne, a Rio de Janeiro, scoprì l’abisso che divide le due realtà di questo paese. E si chiese: “Cosa significa essere cristiani – seguaci della via di Gesù – in un mondo di contraddizioni e di conflitti? Cosa significa essere al seguito di Gesù, quando io osservo il mondo della miseria da un pulman di lusso?”. Mev scoprì presto il suo talento per la fotografia e se ne servì per documentare, con l’occhio, l’amore e la passione di una contemplativa, la vita, le lotte, l’umanità dei poveri. Nel 1992 sposò Mark Chmiel, come lei studente di teologia. E fu un matrimonio d’amore, pieno di gioia, di speranza e di promesse. Nello stesso anno, si recò, con una delegazione in difesa dei Diritti umani, ad Haiti, subito dopo il colpo di stato contro Jean Bertrand Aristide; l’anno successivo andò in El Salvador, e, nel 1994, in Chiapas, in coincidenza con la sollevazione zapatista. Al ritorno in patria, le fu diagnosticato un tumore al cervello e le diedero sei mesi di vita. Si buttò, allora, a capofitto nel lavoro. Disse: “Quando ero ragazzina, un pensiero si impossessò di me: Gesù non è morto per salvarci dalla sofferenza, è morto per insegnarci come soffrire… Adesso lo posso capire per davvero! E, tutto sommato, preferisco morire giovane, avendo vissuto una vita piena di significato, che morire vecchia dopo una vita, con tutti gli agi possibili, ma senza senso”. Morì, a St. Louis, il 12 gennaio del 1996.

Zilda Arns era nata il 25 Agosto 1934, dodicesima dei tredici figli di Helene Steiner e Gabriel Arns, a Forquilhinha (Santa Catarina, Brasile). Tre delle sue sorelle sarebbero divenute religiose, due fratelli francescani, di cui uno, Paolo Evaristo Arns, arcivescovo di São Paulo, cardinale, fu, all’epoca della dittatura, coraggioso difensore dei diritti umani in questo Paese. Sposata ad Aloísio Bruno Neumann (1931-1978), Zilda fu madre di sei figli. Laureata in medicina, con specializzazzione in pediatria e salute pubblica, nel 1983, vedova da cinque anni, fondò la Pastorale dell’Infanzia, su suggerimento del fratello dom Paulo e dell’allora direttore esecutivo dell’Unicef, James Grant, con l’intento di salvare il maggior numero possibile di bambini dalla mortalità infantile, dalla denutrizione e dalla violenza. Convinta dell’importanza dell’educazione nella lotta alle malattie di facile prevenzione e alla precoce emarginazione dei bambini, sviluppò una metodologia della moltiplicazione della conoscenza e della solidarietà tra le famiglie più povere, basandosi sul racconto biblico della moltiplicazione dei pani (cf Mc 6, 35-44). Si trattava di “organizzare le persone in piccole comunità; identificare coordinatori, famiglie con donne incinte e bambini minori di sei anni. I coordinatori disponibili a lavorare volontariamente in questa missione di salvare vite, sarebbero stati resi capaci, nello spirito di fede e vita, e preparati tecnicamente e scientificamente a promuovere progetti per la salute, alimentazione e civilizzazione. Sarebbero stati accompagnati nel loro lavoro perché non si scoraggiassero. La loro missione è condividere con le famiglie la solidarietà fraterna, l’amore e quali attenzioni avere con le donne in attesa e verso i bambini, perché siano in buona salute e felici”. In Brasile, la Pastoral da Criança è oggi applicata in circa 40 mila comunità di 7.000 parrocchie di oltre 272 diocesi. Si è venuta in seguito diffondendo in altri 20 paesi di America Latina, Caraibi, Africa e Asia. Nel 2004, Zilda ricevette dalla Conferenza dei Vescovi brasiliani l’incarico di organizzare anche la Pastorale della Persona Anziana che, contando su 14 mila volontari, accompagna oggi 130 mila anziani in 579 municipi di 141 diocesi in 25 Stati brasiliani. L’11 Gennaio 2010, Zilda Arns si recò in Haiti su invito della Conferenza Nazionale dei Religiosi del Caribe, per illustrare i programmi della Pastoral da Criança. Il giorno 12, al termine di una conferenza tenuta in una chiesa di Port-au-Prince, moriva sotto le macerie del terribile terremoto che sarebbe costato al Paese 250 mila morti.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Ebrei, cap. 2,5-12; Salmo 8; Vangelo di Marco, cap. 1,21b-28.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali dell’Africa Nera, e con quante da esse hanno tratto origine.

Bene, è tutto, per stasera. E noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano tratto da “L’amicizia spirituale” di Aelredo di Rievaulx, che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Io dico che l’amico è come un custode dell’amore, o, come ha detto qualcuno, “un custode dell’animo stesso”, perché l’amico, come lo intendo io, deve essere il custode dell’amore vicendevole, o meglio del mio stesso animo: deve conservare in un silenzio fedele tutti i segreti del mio animo; curare e tollerare, secondo le sue forze, quanto vi trova di imperfetto; gioire quando l’amico gioisce; soffrire quando soffre; sentire come proprio, tutto ciò che è dell’amico. L’amicizia dunque è quella virtù che lega gli animi in un patto così forte di amore e di dolcezza che quelli che prima erano tanti ora sono una cosa sola. Per questo i grandi filosofi hanno posto l’amicizia non tra le realtà casuali e passeggere, ma tra le cose eterne. È quanto lo stesso Salomone sembra dire nel libro dei Proverbi quando scrive: “Un amico vuol bene sempre” (Pr 17,17), affermando così con chiarezza che l’amicizia è eterna se è vera; se invece cessa di esistere, vuol dire che non è vera, anche se lo sembrava. (Aelredo di Rievaulx, L’amicizia spirituale).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Gennaio 2021ultima modifica: 2021-01-12T22:47:08+01:00da fraternidade
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