Giorno per giorno – 30 Ottobre 2020

Carissimi,
“Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: È lecito o no guarire di sabato? Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò” (Lc 14, 1-4). È come se Gesù venisse (e, del resto, viene), in una delle nostre chiese, di domenica, a celebrare messa (o la santa cena). E scorgesse uno, così gonfio di sé da occupare persino gli spazi, doverosamente lasciati vuoti, per le misure imposte a causa dell’epidemia in corso. E Gesù, che sospende la celebrazione e chiede se può per un momento profanarla per far dell’altro. E lo chiede a noi, tutti intenti a guardarlo, ma più ancora a farci belli con lui, dei nostri meriti, della nostra giustizia, della nostra fedele pratica religiosa. Che ci lasciamo sorprendere dalla sua domanda e ce ne restiamo zitti. E lui che, allora, sgonfia il gonfiore dell’idropico e, se arriviamo a intenderlo, anche il nostro, di cui quello è specchio. E tutti si possa poi continuare a celebrare messa (o santa cena), smagriti del nostro ingombrante io religioso, e si possa così entrare per la porta stretta della salvezza (cf Lc 13, 24), che non dipende da meriti, ma solo dalla sua sovrabbondante grazia.

Oggi, il calendario ci porta le memorie di Marcello di Tangeri, obiettore di coscienza, martire della non-violenza, e di Santo Dias, martire della giustizia e della solidarietà.

Giovane nordafricano, Marcello era centurione dell’esercito romano, quando, scegliendo la non-violenza, rifiutò di continuare a servire in armi l’impero. Gli atti del processo riferiscono che il 21 luglio del 298, mentre si celebrava la festa degli “augusti imperatori” Marcello, centurione ordinario, gettò le sue armi alla presenza della truppa riunita e proclamò la sua rinuncia al servizio militare per servire nella milizia di Cristo. Il 28 luglio fu interrogato dal comandante Fortunato, il quale considerando la gravità del delitto, decise di inviarlo al suo superiore gerarchico, Aurelio Agricolano, a Tangeri. Il 30 ottobre Marcello, introdotto alla sua presenza, fu interrogato nuovamente. Agricolano gli chiese: “Quale furore ti ha preso così da profanare il giuramento?”. Marcello rispose: “Non è certo pazzo uno che teme Dio”. Agricolano domandò ancora: “È vero che hai gettato a terra le armi?” e Marcello di ritorno: “Sì, non è lecito infatti combattere al servizio del potere di questo mondo per un cristiano che teme Cristo Signore”. Agricolano disse allora: “Si decreta che sia condannato a morire di spada Marcello che pubblicamente ha rinnegato il suo giuramento e profanato il grado di centurione, nel quale militava, ed ha pronunziato le parole piene di follie riportate negli atti del comandante”. E mentre veniva condotto al supplizio, Marcello disse: “Il Signore ti benedica”. E dopo queste parole venne ucciso con la spada.

Santo Dias era nato il 22 febbraio 1942, nella Fazenda Paraíso, municipio di Terra Roxa (entroterra di São Paulo), da Laura Amâncio e Jesus Dias da Silva. Dopo aver lavorato come bracciante, partecipando al sindacato dei lavoratori agricoli e alle sue azioni di lotta, nel 1961 fu espulso dalla terra dove era colono, per aver chiesto di essere messo a libretti e si trasferì nella capitale. Assunto in una fabbrica metallurgica, fu membro attivo delle Comunità ecclesiali di base e ministro dell’Eucaristia, agente della Pastorale operaia e leader sindacale. A causa di questa sua militanza subì ripetutamente repressione e licenziamenti, senza mai lasciarsi intimidire. Sposato con Ana Maria, da cui ebbe due figli, Santinho e Luciana, fu ucciso a 37 anni, durante una pacifica manifestazione di lavoratori metallurgici a São Paulo il 30 ottobre 1979. I funerali, presieduti, nella cattedrale di São Paulo, dal card. Paulo Evaristo Arns e da altri undici vescovi, riunirono migliaia di persone, delle comunità cattoliche, ma anche rappresentanti delle chiese evangeliche, ebrei, spiritisti, seguaci delle religioni afro e dei movimenti politici allora in lotta per la democrazia.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera ai Filippesi, cap. 1, 1-11; Salmo 111; Vangelo di Luca, cap.14, 1-6.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalla memoria di Marcello di Tangeri, con la sua scelta nonviolenta, scegliamo di proporvi, nel congedarci, una pagina di don Primo Mazzolari, tratta dal suo libro “Tu non uccidere” (Edizioni paoline), che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
La tesi della guerra difensiva non manca di razionalità: diremmo che ne ha tanta, e di così comodo uso, che tutti possono appropriarsela, l’agnello come il lupo. Infatti, a un certo punto del racconto, non sai più distinguere l’uno dall’altro, vestendosi il lupo d’agnello, e l’agnello facendosi lupo con la scusa di difendersi dal lupo. Non si sono mai battuti galantuomini contro canaglie, ma galantuomini contro galantuomini. Adesso possiamo capire perché Cristo si è rifiutato di fare lo spartitore là dove si litigava solo per avere. Se nessuno vuol dare, non c’è parola che tenga o che persuada. Sull’egoismo non cresce che la giustizia egoistica, suffragata da quelle ragioni, di cui il lupo esopiano ci ha dato un saggio brillantissimo. La guerra non la si può fare se non da lupo a lupo, tra lupi e lupi, usando i metodi del lupo: mentre la resistenza è tutt’altra cosa, e la si può fare rimanendo agnello, nell’animo e nel metodo. Dev’essere una sorpresa piacevolissima per il lupo quando scopre che l’agnello lo copia. Sgozzare un agnello pare una facile impresa. Invece, no. È assai più gustoso far fuori un lupo. Un belato raggiunge il fondo del cuore e il settimo cielo: l’urlo di un lupo si perde nel deserto come il cachinno del predone. Un lupo che si fa agnello è meno mostruoso di un agnello che si fa lupo. Facendosi lupo, l’agnello mostra di non credere nel-la bontà, mentre il lupo le rende omaggio assumendone le insegne. Chi muore da lupo avrà la ricompensa del lupo: chi muore da agnello viene assimilato all’Agnello “che toglie i peccati del mondo”. (Primo Mazzolari, Tu non uccidere).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Ottobre 2020ultima modifica: 2020-10-30T22:36:38+01:00da fraternidade
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