Giorno per giorno – 29 Ottobre 2020

Carissimi,
“Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi viene lasciata deserta!” (Lc 13, 34-35). Un gruppo di farisei, forse simpatizzanti con lui (ce n’è di buoni anche tra i religiosi!), aveva consigliato Gesù di lasciare la Galilea, perché Erode, come aveva già eliminato Giovanni, aveva ora intenzione di uccidere anche lui (cf Lc 13, 31). Gesù, tuttavia, non si lascia intimorire dalla notizia, e, come tutta risposta, manda a dire al tetrarca, che non esita a definire volpe (v. 32), abituato com’è a giocare d’astuzia, per salvagardare i margini di quel potere consentitogli dalla presenza vicina, occhiuta e minacciosa dell’impero, gli manda, dunque, a dire che non si lascia dettare l’ordine del giorno da lui, ma che continuerà la sua missione, per il tempo che vorrà, finché giungerà a Gerusalemme, dove tutto sarà compiuto. E, menzionando la città santa, sposta subito l’attenzione dalla minaccia che lo riguarda in prima persona, al destino di quella, lasciandosi andare ad un lamento, che è lo stesso lamento di Dio. Come il dire e l’agire, il soffrire e il morire di Gesù sono sempre anche di Dio. E per dir questo suo lamento usa l’immagine della chioccia inutilmente spesa a protezione dei suoi pulcini, che la rifiutano. Morirà lei e loro, data che avrà la meglio la volpe del potere, come così spesso accade nella storia, quando ci si sottragga alla logica del dono incondizionato di sé, per arrendersi a quella della competizione violenta per il potere, che elimina [il significato di] Dio dalla vicenda del mondo, facendo nel contempo scempio delle sue creature. Quale immagine di Dio disegnano le nostre scelte, giorno per giorno?

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Mons. Christophe Munzihirwa, martire in Congo; di Manuel Chin Sooj e compagni, catechisti, martiri in Guatemala; e di Valmir Rodrigues de Souza, martire del lavoro infantile in Brasile.

Christophe Munzihirwa Mwene Ngabo era nato a Lukumbo, nei pressi di Walungu (Kivu, Congo) nel 1926. Dopo essere stato ordinato prete nel 1958, nel 1963 chiese e ottenne di entrare nella Compagnia di Gesù. Dopo gli studi all’università di Lovanio, in Belgio, rientrò in Zaire, dove gli fu affidata la direzione spirituale dei gesuiti in formazione a Kimweza. Nel 1971 visse la stagione della contestazione studentesca che sfociò nell’arruolamento forzato degli studenti nelle file dell’esercito. Anche se per la sua età avrebbe potuto essere dispensato, scelse di condividere volontariamente l’arruolamento con i suoi studenti. Nel 1975 fece la sua professione religiosa solenne. Dal 1980 fu per sei anni provinciale dei gesuiti dell’Africa Centrale (Zaire, Ruanda e Burundi). Nel 1986 venne nominato vescovo coadiutore della diocesi di Kasongo, di cui divenne titolare quattro anni più tardi. Nel 1994 partecipò a Roma al Sinodo Speciale per l’Africa. Nominato arcivescovo di Bukavu, nel 1995, visse da vicino il dramma di centinaia di migliaia di rifugiati ruandesi. Durante i successivi due anni dedicò ogni sforzo per additare un cammino di pace alle forze in conflitto nella regione dei Grandi Laghi. Spirito libero, Mons. Munzihirwa si caratterizzò per uno stile di vita poverissimo e per il coraggio profetico con cui seppe in ogni occasione denunciare violenze, corruzione, ruberie, nonché i giochi e gli interessi delle grandi potenze, che agivano dietro le quinte. Fu ucciso a bastonate da alcuni soldati delle milizie ruandesi il 29 ottobre 1996.

Di Manuel Chin Sooj e dei suoi due compagni, rimasti senza nome, sappiamo solo che erano contadini e catechisti, membri del movimento organizzato dal sacerdote Andrés Girón, in Guatemala, che lottava per ottenere terre per migliaia di contadini. Dei tre, sequestrati il 29 ottobre 1987, riapparve solo il cadavere di Manuel, con i segni di orribili torture, riconosciuto dai famigliari nell’ospedale di Mazatenango, nel dipartimento di Suchitepéquez. Rimase sconosciuta la sorte degli altri catechisti.

Valmir Rodrigues de Souza era um bambino di otto anni della regione di Barreiras (Bahia). Il 29 ottobre 1991, Toinho Chorenga, il fazendeiro per cui lavorava, lo massacrò di botte per non aver impedito che la ruota di un carro restasse presa in una buca. È simbolo di tutti i bambini vittime del lavoro infantile e della violenza nei campi.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Lettera agli Efesini, cap.6, 10-20; Salmo 144; Vangelo di Luca, cap.13, 31-35.

La preghera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Mawlid An-nabi, la nascita del profeta Mohammed, è ricordata il 12 di rabīc al-awwal, il terzo mese del calendario islâmico, che quest’anno (2020) coincide con il nostro 29 ottobre. Tale ricorrenza non ha nessun carattere di solennità nel mondo islamico; la sua celebrazione è lasciata alla devozione dei fedeli, quando non sia in alcuni casi espressamente proibita, per evitare il rischio di idolatrare la figura del profeta, su cui lo stesso Mohammed aveva messo in guardia i suoi seguaci, ammonendoli a non esagerare riguardo alla sua persona, poiché egli era soltanto “un servitore, che teme Dio”.

E proprio nel giorno che ricorda la nascita del profeta Mohammed, un nuovo atto terroristico ad opera di un fanatico che, con tutta probabilità non sa nulla della religione, per vendicare l’onore della quale pretende di agire, ha visto versare, stamattina, il sangue di tre persone innocenti che avevano trovato “rifugio sotto le ali del Signore” (Sal 91, 4), nella cattedrale di Nizza. Tra esse anche una donna brasiliana, di 44 anni, madre di tre figli, in Francia da trent’anni, morta dissanguata dopo aver cercato di mettersi in salvo, in tempo per sussurrare al suo soccorritore, per un’ultima volta: “Dica ai miei figli che li amo!”. Che Dio ci scampi, e ove necessario ci converta, tutti, da questa corrente di odio che, nelle più svariate forme, disprezza la vita, manipola e perverte la religione, mina alle radici la convivenza umana.

È tutto, per stasera. Prendendo spunto dalla memoria di Mons. Christophe Munzihirwa, vi offriamo il brano di una sua lettera che troviamo in rete con il titolo “La Chiesa davanti alla sfida della violenza e dell’ipocrisia”. Che è, così, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Cristiani, anche se noi non possiamo impedire la violenza, dobbiamo sempre disapprovarla: bisogna saper dire NO, un no assoluto, profondamente turbato, o il loglio si mescola al buon grano. Il buon grano esiste, in grande quantità e di qualità sorprendente. Ne abbiamo le prove dalle recenti affermazioni dei numerosi Tutsi venuti a cercare rifugio al Kivu, dicendo che dovevano la loro salvezza a degli audaci Hutu, testimoni del rispetto della vita, del rispetto dell’uomo, del rispetto della fratellanza di tutti gli esseri umani di fronte a Gesù Cristo: confermano le testimonianze raccolte in un dossier pubblicato a Bukavu nel luglio 1994 da Philippe de Dorlodot; confermano i “segni di speranza” che sono stati percepiti, tanto in Ruanda quanto in Burundi, da quasi sei mesi; e potremmo citare degli esempi analoghi di Tutsi che proteggono degli Hutu, di una certa mamma tutsi che aveva preso sotto la sua protezione una ventina di scolari in fuga dal massacro che si perpetrava nella loro scuola. Il buon grano, è il Cristo che vive oggi in mezzo al loglio nei momenti più scuri delle tragedie umane. Un atteggiamento di retrocessione e di tolleranza, uno sguardo sensibile alle forze dell’amore deve normalmente permettere di aprire la strada al disarmo, e di ricostruire su delle basi veramente solide. Un saggio ha detto: “Vi sono delle cose che non si vedono bene che con occhi che hanno pianto”, ma che, prendendo le loro distanze rispetto alle passioni umane, sperano in Colui che è il Cammino, la Verità e la Vita. (Mons. Christophe Munzihirwa, La Chiesa davanti alla sfida della violenza e dell’ipocrisia).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Ottobre 2020ultima modifica: 2020-10-29T22:25:59+01:00da fraternidade
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